Storia d’un drogato

Un giorno, in un precedente lavoro, ero in macchina col mio collega. Uomo vissuto, cattolico, si faceva un segno della croce ogni volta che passavamo di fronte a una chiesa.

Una vera testa di cazzo, ma per il lavoro certi rospi li butti giù. Non avevamo questo grandissimo dialogo, anche perché eravamo agli antipodi come cielo e terra, e qualsiasi argomento toccassimo si finiva sempre con il dargli ragione pur di non sentirlo più ragionare.

Ho già detto che era una testa di cazzo?

Lui guidava, mentre io ero perso nei miei pensieri. Squilla il cellulare, parte Heartwork dei Carcass, mia suoneria da molti cellulari a questa parte. Rispondo, dico due parole veloci, chiudo.

Lui si volta verso di me, col suo solito sguardo, un po’ scocciato ma mai con aria di superiorità. Lo odiavo.

‘Ma cos’era quel rumore di prima?’

Ammetto che quando la musica passa ad alto volume su di un cellulare tende a distorcersi, però ridendo e senza andare nei dettagli gli rispondo

‘No, è un pezzo metal.’

Sapete no, la classica risposta che dai per evitare copiose liti, discussioni, problemi vari. Caratterialmente poi non sono tipo da grandi spiegazioni, mi scoccio subito.

Poi saremo anche nel XXI secolo, ma siamo pur sempre esseri umani. Aggiungo che aveva il doppio dei miei anni, non vorrei dire. E se fosse stato un metallaro, si sarebbe capito credo.

‘Ma allora sei un drogato.’

Mi scoppia un embolo, e ne sento un altro prossimo alla rottura. La voglia di ficcare il mio piede sul freno, così da fargli sbattere il viso contro il volante e fargli saltare gli incisivi è intensa. Voglio vederlo sanguinare dalla bocca.

Ma forse ho capito male e sono subito saltato alla conclusione sbagliata; la stanchezza può creare illusioni.

‘Scusa? Puoi ripetere?’
‘Ma sì, si sà che tutti i metallari sono drogati.’

Certo, come è vero che tutti i tedeschi sono nazisti, tutti i cinesi fanno ching-chong ai cani e tutti i giapponesi sono cinesi in realtà.

‘Scusa, ma che cazzo dici? Io non sono un drogato. Mi piace solo questo genere musicale.’
‘Ma è solo rumore.’

Mica ho detto che gli deve piacere, basta che piace a me. Ma che cazzo ci parlo a fare.

‘Sai, prima di te c’era un altro ragazzo con me…’

Che scopro essere un mio amico, ma nego di conoscerlo, solo per vedere dove andrà a parare.

‘…e ascoltava metal pure lui, e aveva sempre gli occhi spenti, persi nel vuoto. Quello si drogava.’

Inizio a pensare al sillogismo. Non gliene parlo, lo fisso soltanto. Il mio cervello si muove a una velocità nove volte superiore all’ambiente circostante.

Quindi, se il mio amico ha gli occhi spenti è un drogato, quindi tutti gli uomini con gli occhi spenti sono drogati.

Ma è anche un metallaro, quindi tutti i metallari sono drogati con gli occhi spenti.

Quindi sono un drogato dagli occhi spenti, ma l’ha capito solo dopo aver sentito la suoneria del mio cellulare, quindi tutti quelli con la suoneria rumorosa sono drogati dagli occhi spenti… e metallari. Logico.

‘Comunque io non mi drogo, al massimo ho fumato due canne, sai che roba.’
‘No, ti sei fatto anche di altro.’

Mani, ferme. Sta guidando, lo strangoliamo al prossimo punto di sosta.

‘Solo perché mi piace il metal?’
‘Scommetto che non credi neanche.’
‘Non l’ho mai detto, però sì, sono ateo. Qualcosa in contrario?’
‘Che è impossibile non credere. Credere serve, altrimenti le persone come fanno a capire cosa è giusto o sbagliato?’

Altro embolo esploso. Se non mi porta in fretta all’ospedale morirò in quella macchina. Potrei spiegargli il perché ho più paura d’infrangere la nostra costituzione che dieci regole del cazzo presenti su di un libro scritto da dei misogini qualche migliaio d’anni fa’, però… lo sforzo.

Mi sta cadendo di nuovo l’ernia.

Mi fissa, convinto delle sue ragioni. Non lo smuoverò neanche se gli mostro il mio lindo braccio e le mie narici sporche di muco. Cazzo, ho anche la fobia degli aghi.

‘Va bene, sono un drogato metallaro.’

Qualche giorno dopo lo troverò con dei clienti a vedere film porno scambiati su whatsapp con protagoniste ragazze di al massimo vent’anni.

E il disagiato sono io.