(SPHC​-​73) Sedem Minút Strachu – Sedem Minút Samurai

Non è certo il disco che me li ha fatti scoprire, infatti devo dire grazie a quel video del live all’Obscene Extreme Fest.

Non è certo il mio disco preferito, anche perché è un EP, ma rimane comunque quello che ho ascoltato più spesso tra le loro tante produzioni.

Allora cos’è per me? Cosa sono questi circa otto minuti di puro rumore? Una dichiarazione d’amore mia nei loro confronti e loro nei confronti della (anti) musica.

Registrato durante il tour in Giappone nello studio di Ryohei, batterista dei Final Exit e loro amico, Sedem Minút Samurai è forse il miglior metodo per imparare a conoscere quello che attualmente è il miglior gruppo noisecore in circolazione.

Già sento le urla, i rutti, gli insulti, il pubblico che ‘NOOOO, vogliamo il metal!’, perché in metal we trust, but in noise we fuck, and drink, and fight, and fuck!

Il miglior modo per immergersi in questo disco è in cuffia. Lo so, lo so, sto dicendo un’eresia, ma ascoltate: le due tracce, che poi in realtà sono 47,5 come prassi del genere, sono stame mixate in modo che i due bassisti e le rispettive voci siano presenti in una sola frequenza. Quindi abbiamo Rado a un lato e Richard nell’altro che si sgolano creando due rispettivi muri di suono. Certo, col vostro amplificatore professionale e l’equalizzatore grafico potrete riuscire a carpire i caldi suoni del vinile, i perfidi riff, il dolce tocco sulle pelli, evidenziare il cambio tempo che avviene in quell’intricato assolo al minuto sette, ma vi sfido ad ascoltarlo in mp3 sul cellulare con le cuffie in dotazione. Vi sfido a non vomitare. Il disagio signori miei, il disagio.

Un disco che sancisce nuove basi, dopo di questo non si può tornare indietro. Con la loro capacità da poser (lo hanno detto loro che sono dei poser) si sono costruiti un impero fatto di cipolle e birra.

Se nel seguente General Fucking magari poi i riff forse si distinguevano, a sforzo, ma c’erano, e c’era anche una struttura seppur grezza dei pezzi, e ripeto una scrittura composta da riff, signori, RIFF, non smetterò mai di dirlo, che esplodevano in nitriti e rutti, qui no. Se avete ascoltato prima General Fucking, preparatevi perché Sedem Minút Samurai è un percorso in discesa della scala dell’evoluzione Darwiniana fino al brodo primordiale.

Calcio negli zebedei; questo è noisecore. Prima un graffiante basso distorto lasciato in feedback, o forse è solo il grezzo rumore bianco del distorsore quando lo accendi che assorda l’orecchio destro, e poi sono solo pentolami in acciaio sulla testa. Non una batteria è stata triggerata durante la registrazione.

Ultimo, ma non per importanza, Richard durante uno dei nostri incontri mi ha spiegato che gli ultimi trenta secondi circa del lato B vedono alla batteria lo stesso Ryohei, meno padelloso di Jan, ma comunque brillante.

La SPHC ci permette di recuperare una copia in edizione limitata della versione vinile, con lo stream del solo lato A, mentre per i morti di fame come me è possibile ascoltare e scaricare l’intero disco gratis dal bandcamp ufficiale del gruppo.

In un epoca in cui i ggiovani spendono fior di quattrini per un mastering professionale, è bello alzare il dito medio e spendere quei soldi in birra.