(Prefazione: l’immagine dei conigli che si inculano non è casuale)
Oggi voglio esser buono, voglio scrivere qualcosa spogliandomi dei panni dello zombie preferendo quelli, ben più attuali e realistici, dello zombie umano, quello nel senso di essere umano senza più aspettative, illuso e disilluso al tempo stesso, scazzato ma volenteroso all’unisono.
Eh no, oggi proprio non mi va di cazzeggiare: ho l’umore a pezzi, la mia vita va a rotoli e tutte le certezze di un tempo sono andate a farsi fottere. Non sono certo uno sempre positivo, ma di certo non sono un piagnone lamentoso perché, nella mia vita, mi son sempre rialzato tra alti e bassi, facendo quello che ho potuto fare, ma ora sento che qualcosa si è rotto. Allo stato attuale, vedo la mia vita paragonabile a quei parchi giochi abbandonati al degrado, tra ruggine e sterpaglie e ciò significa solo una cosa: ehilà “zombie”, vedi che i divertimenti, ammesso che si possano chiamare tali, sono finiti ed ora ti rimane solo un pallido ricordo di quello che fu.
La soluzione sarebbe quella di darci un taglio netto col passato e buttarsi a capofitto in una nuova avventura! Bella questa frase fatta di molti, vero? Tutti finora mi han detto così ed io, di mio, non vorrei altro che fosse così: peccato che le finanze son poche e che non riesca a trovare alcun fottuto modo di rimpinguare la grana, dato che qui tutto sta seriamente andando a puttane.
Credete che anch’io ragioni per frasi fatte? Eh, belli miei, state parlando con uno che son dieci anni che va avanti con singole prestazioni dello stesso colore dell’inchiostro del polpo, in qualsiasi ambito, mal pagate nel migliore dei casi; dieci anni luridi in cui nel frattempo i miei CV inviati via mail son divenuti carta straccia digitale, pronta da essere eliminata seduta stante per far compagnia a quelli di tanta altra gente che, come me, ormai sogni e certezze non ne ha più. Anche nei miei colloqui dal vivo finora non è stato molto diverso: “Le faremo sapere” dissero. Sempre, infinite volte, senza dimenticare la mitica frase “Spiacente, ormai siamo al completo, le auguro buona fortuna” che sulle prime ti butta sempre un po’ giù, mentre man mano che vai avanti diventa sterile come una siringa da vaccino.
Siamo checche mosce, questa è la verità. L’italiano comune, alias quello medio, è un cristianaccio bifolco sempre pronto a perseguire i propri comodi a discapito del prossimo. Nulla di nuovo e nulla di più, si tratta di cose già sentite cento volte, noiose e ripetitive come il Tg2 delle 13:00 e dintorni, che ti dà sempre le stesse notizie: disoccupazione in calo, domani in crescita, poi riprendono i consumi, gli italiani hanno fiducia, salvo calare pochi giorni dopo assieme alla tanto decantata fiducia del popolino.
La verità? E’ che ci stanno prendendo per il culo e l’avrò ripetuto già cento o forse mille volte.
Non si sta riprendendo un cazzo e queste son tutte palle da positivismo mediatico forzato ed indotto, atti a far credere che è sempre meno peggio ci come sta andando davvero, vorrebbero nascondere il fetore della melma con tanti, noiosi torrenti di parole a vuoto. Molti come me l’han capito, molti altri no. Ma soprattutto son molti ma molti di più quelli che non l’hanno capito o fanno finta di non farlo (dicasi situazione di comodo, vero trauma sociale del Tricolore), altrimenti non staremmo ancora in questa medesima situazione: i negozi chiudono, le piccole aziende serie (aggettivo obbligatorio, data la natura losche di molte qui nel Tricolore) sono in seria difficoltà oppure hanno già chiuso i battenti, quelle stronze (cioè il 90% della media nazionale e senza esagerare) o peggio ancora quelle truffaldine che offrono lavori bubbola (oggi vera e propria specialità nazionale) sono sempre pronte a fare sesso anale con il sedere dei propri dipendenti, o per meglio dire fare i froci col culo degli altri. Nessuna certezza, nessuna garanzia. I tirocini non vanno, se li fai devi pregare il fato che ti regalino uno straccio di contentino mensile o settimanale, se lavori devi sperare che ti facciano il contratto per poter dire a te stesso “Vai, per un po’ sono in regola!” ma in realtà stai solo agonizzando in misura minore per un po’. Il Tricolore non crede nei propri giovani, troppo difficile da dire, meglio salvare prima i cazzi propri, le banche, Equitalia e il PD (nel senso di bestemmia, non del partito), altrimenti non riuscirei mai a spiegarmi come mai un progetto di base ammirevole come Garanzia Giovani sia andato in fallimento. E’ colpa dell’italiano medio, quello che vuole formazione specializzata a costo quasi zero e bella che giovane, in qualsiasi contesto.
Eh già, poi così generi malcontento.
Ma da dove proviene prima di tutto la causa di tale malcontento?
Io non so nulla, ma di mio posso solo supporre che il mood tipico dell’italiano comune (furbastro, lesto, arruffone, meschino), cosa già ben enfatizzata nei film del Maestro Antonio De Curtis prima e nella saga dell’esimio Paolo “Ugo Fantozzi” Villaggio dopo, sia stato un qualcosa che nei presunti “anni del benessere”, vale a dire dagli anni ’60 in poi, abbia come al solito pisciato fuori dal vaso per poi implodere come neve al sole quando ci si è effettivamente resi conto che si stava strafacendo.
Ed ecco quindi venir fuori le scuse, i bilanci truccati, tutti figli del benessere strabordato e da lì convertito in malessere delle classi meno agiate, roba che tra gli anni ’80 e ’90 è stato il modus operandi di certi piani alti la cui affidabilità era paragonabile a quella delle sanguisughe in calore: tutto a me, tutto per me, a te le briciole. E vai con la piramide dei ruoli, vai con tutto il resto. Berlusconismo & affini à go-go. Tu, zombie, e tutti voi altri disoccupati o parzialmente occupati oggi siete “il frutto marcio della decadenza urbana che ha trovato il proprio senso in un’altra verità” (Nerorgasmo – Nerorgasmo), un’altra verità che equivale al rendersi conto che in fondo non è colpa nostra, son stati i nostri avi dei decenni passati ad orchestrare tutto questo teatrino di cui ormai siete vittime!
Son sicuro che costoro non si renderanno mai conto di come mai loro tutti siano stati artefici, involontari o meno, al pari di sagaci ed egoisti architetti, della cancellazione del futuro dei propri figli. Io dall’Italia e gli italiani ho imparato una cosa, cioè che non ti devi fidare dell’Omino Tricolore, un qualcosa o qualcuno che oggi associo a quel portachiavi, oggi disperso e che possedevo da piccolo, raffigurante la mascotte dei mondiali di calcio Italia ‘90.
All’italiano medio non toccare il calcio, il sentirsi vip del condominio, altrimenti è distrutto.
Bene, io ormai al mio prossimo nego tutto questo: lo distruggo. Questo trentenne di merda ormai gode nel far sentire il prossimo meritevole quello che è, vale a dire una merda più merda di me, che già son merda, ma in larga parte per colpa di gente come lui. E non vale più la scusa “Ma lui cosa ti ha fatto?”, no. Lui è un uomo comune, uno che crede alle stronzate della politica Berluscosalvinrenziana o dell’antipolitica populista sciochimica Grillina, senza alzare il culo dalla sedia. Io in passato lo alzavo, il culo dalla sedia, ma i miei coetanei alla fine si ritiravano ed io sembravo sempre il solo a voler fare la figura del coglione ribelle, mentre i ritirati erano lì a fare la figura di quelli bravi e al posto loro, come il buon sistema del perfetto italiano medio coglione insegna: questa esperienza nella mia vita mi ha insegnato tutto. Chi è davvero ribelle e con la voglia di rivoluzionare qualcosa vien sempre preso per pazzo ed è sempre stato così, solo che in Italia siamo dei provincialotti perbenotti pronti a disgustarsi se il peto del vicino puzza più di merda del nostro. E da qui nasce tutto il massimo che possiamo fare, vale a dire il buonismo e populismo da social, l’odio e lo scherno per il vicino cornuto quando magari quel gran pervertito in segreto che ride sotto i baffi si tromba quella gran puttana arrivista della propria segretaria, all’insaputa della propria moglie con cui ora se la sta ridendo e spassando…..povera cogliona,in fondo non è colpa sua, ha sposato un italiano!
A noi italiani la merda piace, in fondo ci piace sguazzare perché lamentarcene fa parte del nostro sistema naturale delle cose. A me no, eppure vivo tra questa feccia…..no, non sono presuntuoso e pure che lo pensaste spero che mi perdoniate se della vostra opinione ormai non me fotte veramente un cazzo, tanto siete bravi a giudicare senza guardare ai singoli contesti.
L’Italia ha una grande storia alle spalle, ma da Mussolini in poi ha solo rivestito il ruolo della sua stessa caricatura: quando penso al mio Paese penso ad una grande eredità dal ricco passato, eppure mi rendo conto che quel passato non ci ha insegnato proprio un cazzo e la cosa vagamente più simile a tutto ciò è stata solo un’emulazione farlocca delle gesta romane mista ad Italianesimo Medio, meglio nota come Fascismo.
Siamo indegni del suolo che calpestiamo!
Dante perdonali perché non sanno cosa fanno!
Non tuteliamo l’arte, noi che l’arte l’abbiamo a momenti inventata, ma chi sta in alto preferisce pensare al salvare il culo alla SIAE (Setta Italiana Arraffoni Eterosessuali, stessa storia dell’Equitalia citata poco sopra a caso) più che finanziare gli autori dell’arte contemporanea nel proseguire e rappresentarla nel Mondo.
“Cosa fai nella vita?” ”L’artista” rispondo, e lui “No davvero, cosa fai?”.
(storiella vecchia e banale come la pasta al sugo ma sempre vera ed attuale)
Quel poco che di buono si legge sui giornali, tipo bonus e scoperte sulla scienza? Pecore bianche, a cui viene riconosciuto lo sputo rispetto a qualsiasi altro Stato europeo.
Io intanto continuo a penzolare nella mia quotidianità perversa a speranza unica, quale la possibilità di scappare via da queste quattro mura di prigionia. E lo sapete qual è la cosa più deprimente? Che queste quattro mura sono quelle della camera di casa mia…..una cosa davvero angosciante, e fanculo a chi non vorrà crede alle mie sincere parole.