Vivere per lavorare, lavorare per morire

Volevo sfruttare questo mio spazio per parlare d’un disco. Non roba nuova, più qualcosa di vecchio. Questo mi ricorda che non solo non ho ancora caricato sul lettore mp3 l’ultimo dei Carach Angren, ma che non l’ho neanche ascoltato. Cosa centra col discorso? Un cazzo di niente.

Nello scorso articolo, m’ero messo a nudo, giusto il testicolo destro, riguardo ciò che passa per il mio crine. Dopo numerose liti, mi sono chiesto infine: cosa è la felicità? Quando siamo realmente felici?

Ho un lavoro (si fa per dire), dei soldi (beh dai, non posso lamentarmi), e zero tempo libero. Ma come, e il tempo per scrivere? Se pensate che occupo il mio tempo lavorativo dalle sei del pomeriggio fino alle due, a volte quattro di notte. Levate le ore di sonno, almeno sei, l’impossibilità di vedermi con la mia amata, perché i nostri orari lavorativi non coincidono minimamente, giusto mezz’ora a pranzo al telefono, cosa mi rimane? Un attimo per masturbarmi? Odiare la mia esistenza? Contare i soldi?

Oh, ma quelli non mancano. Ne ho, e non li spendo. E in cosa li spenderei poi? Non ho tempo libero, sono anti-materialista, non mi piace niente. Mi ci pago l’abbonamento Netflix? Due patch per il gilet? L’ennesima maglia che tra poco l’armadio scoppia? Un cd usato che appoggerò sulla libreria solo per dire ‘I’m trve, and I know it’?

Se non posso spenderli per le persone a cui tengo, che senso ha possederli? Per comprarmi una bara di lusso? Che è anche vero che certa gente pure nella morte deve fare sfarzo della propria ricchezza…

Io ho fatto lite più volte, con frasi tipo ‘e non lavoravi ed eri triste, e lavori e sei triste. Tu sei sempre triste’. Grazie al cazzo, sono depresso.

Che senso a vivere per lavorare? Mi hanno per caso stampato un codice a barre nel sonno e sono diventato un ingranaggio omologato a quella merda chiamata società? Se non lavori non contribuisci, ma se lavori zitto e sii felice. Ma vedo la mia fidanzata una volta al mese per due ore. E non ti basta il tempo che hai a disposizione? Perché sei così infelice.

E niente, si gira sempre attorno alla stessa frase, che il lavoro è felicità a prescindere, come se l’uomo nasca solo per lavorare, perché la vita è il lavoro, ma quando finisci sul baratro d’un burrone e ciò che ti rimangono sono solo un pugno di dollari in bocca, che te ne fai?

Io amo diverse persone, in modo diverso, e non poterle avere vicino m’uccide dentro, io che ho fatto della solitudine uno stile di vita. Dormo, mi sveglio, lavoro, muoio. E ripeto questo ciclo da giorni; pochi giorni. E già lo sto odiando, perché delle persone da cui mi aspettavo supporto m’hanno spiegato che la vita è sofferenza. Lo so che la vita è sofferenza, lo so da ventinove anni che la vita è uno spalatore di merda che punta sempre sulla tua faccia, ma quando andrà in pausa? Perché invece di distrarlo un attimo, lo aiutate a soffocarmi prima?