Mi alzo la mattina, un po’ tardi, accendo il pc, inizio a spulciare le notizie del mio RSS e leggo sui 400 Calci ‘Romero è morto’.L’avessi letto su facebook avrei pensato al solito troll, e invece no, il padre dei morti viventi è morto. Ergo, padre dei morti viventi canonici attuali che tante pellicole hanno imitato e omaggiato nel corso degli anni tra remake, rivisitazioni, e cinquanamilanoiose stagioni di Walking non l’avrete mai detto, ma ci sono anche i Dead.
Sono in ritardo vero, ma volevo fare mente locale per la domenica, aprire quel tiretto mentale nascosto in una scrivania polverosa nelle profondità del mio cervello.
Da cultore dei film horror, fin da bambino mi sono spulciato i migliori film a tema ‘mostri’, tra canali che prendi solo in Puglia tipo Tele Norba, o anche le notti horror di Italia 1, quando la Tv valeva ancora qualcosa. Quando avevo sei anni, forse sette, mia madre mi disse che su Tele non ricordo dovevano dare L’alba dei Morti Viventi, da noi uscito come Zombi, in seconda serata. Io ero piccolo, pensate che quando vedevo X-Files, quasi sempre mi addormentavo con la tv accesa sul finire di ogni episodio, tirandomi le palpebre solo per godermi gli istanti finali. Ero un bambino fuori dal mondo per la mia generazione, dai gusti anomali per i miei coetani.
Mia madre comunque, che s’era fatta una ragione di ciò, decise di registrarmi il film dopo avermene parlato.
Il giorno dopo la prima cosa che feci appena tornato da scuola fu prendere la cassetta, incollarmi di fronte al televisore e vedere il mio primo, vero, zombi movie.
Ricordo la registrazione non era delle migliori, era colma di disturbi, qualche scena ogni tanto saltava, però quante volte la rividi?
Certo, da un bambino non puoi attenderti che sappia riconoscere le capacità espressive degli attori, le citazioni, il messaggio controverso nei confronti della società, in cui gli zombi sono altro che uno specchio lugubre dell’umana specie, dedita al consumo. Rivista oggi la scena del supermercato mi ricorda l’ultima volta che sono andato all’Ipercoop a dire il vero, solo che stavolta usano gli smartphone invece del telefono a gettoni.
Ero un bambino, e quella violenza m’affascinava. La scena dello zombie che assale Scott H. Reiniger (era lui? non fatemelo andare a rivedere di nuovo) e gli ficca il cacciavite nella testa m’è rimasta impressa nella retina per sempre, come anche ci rimasi di merda dopo la sua morte. E stato grazie a questo film che ho imparato che il morso dello zombi uccide, ma anche che gli zombi in fondo non sono abominevoli, ma sono ombre, sì temibili, ma ombre di esseri umani che ripetono per l’eternità lo stesso identico gesto. Un po’ come me, ma col fegato ancora sano.
Ken Foree è il migliore tra tutti, un nero che ribalta il concetto del ‘i neri sono i primi a morire’. Col cazzo. Quando pensi che l’ultimo proiettile se lo sarebbe piantato in testa, shocka lo spettatore fuggendosene come il classico eroe che arriva giusto a fine film per andare dalla bionda di turno e trombarsela dietro i titoli di cosa.
Mo non voglio iniziare un resoconto attore per attore, anche perché per me i protagonisti indiscussi sono stati loro due, guidati dall’abile George Romero.
Lo stesso George ricordo poteva benissimo non fare quella porcheria della Terra dei Morti Viventi; e io che sbavavo pure per il trailer in TV, quando internet era una connessione 56k per pochi eletti.
Lo stesso George che non perdeva occasione per criticare Walking Dead, e poi per la Marvel scrisse Empire of the Dead, di cui lessi solo il primo volume e all’apparizione del vampiro urlai all’alzheimer. Poteva benissimo ammetterlo dai che si sentiva andare in culo del successo di quel fumetto, invece di scopiazzarlo e male.
Non c’è molto altro da dire. Anche lui che di morti rialzati ne ha filmati molti se ne è andato, ma stavolta non ci sarà alcuna cinepresa a riprendere le sue mani che scavano nella terra alla ricerca della superficie, col viso smorto, i denti ingialliti e un insano desiderio di carne umana.