The Artigianal Case Of Bloody Hammers

The Horrific Case Of Bloody Hammers è un EP. Anzi, direi che è un SUPER-EP! Sono sei brani quasi tutti riusciti alla grande e se Anders Manga avesse pazientato un po’ in culo al presenzialismo 2017, avrebbe potuto dare un degno successore al capolavoro Lovely Sort Of Death tra qualche mese e saremmo stati tutti più felici e giubilanti.

Invece adesso vedremo cosa potrà combinare nell’arco di un anno. Perché se entro il 2018 non esce con un nuovo album il pubblico muore e lui non se lo fila più nessuno. Esagero?

A parte le battute, mi preoccupo perché secondo me i Bloody Hammers, da circa 3 anni sono al massimo delle proprie possibilità e non bisogna sciuparli troppo, tutto qui.

NON SIAMO UNA BAND MA CI ABBIAMO PROVATO

Nonostante gli sforzi ai tempi di Under Satan’s Sun e ancora prima con Spiritual Relics, il progetto non sembra destinato da mai a diventare un qualcosa di più collettivo di così. Sì, c’è la moglie che nei video suona il basso e si occupa delle tastiere ma non so… sento che è solo Mangas la mente, che registra quasi tutto lui e la voglia di apparire come un ensamble sia fine a se stesso. Devallia gli offre supporto spirituale, un giaciglio mammario nei momenti difficili ma dico che Bloody Hammers è il contenitore meglio congeniato per dare libero agio alle creazioni del barbuto inquisitore elettrico, Anders.

L’avete visto, no? Pare Matthew Hopkins, Witchfinder (sì, proprio lui). Solo che ogni tanto si fa un po’ Zombie. Nel senso di Rob Zombie… La parentela tra i due è innegabile. Il primo ha infettato di brutto il secondo e le somiglianze sono sotto gli occhi morti del futuro.

Per fortuna Anders non è un patito di horror messicani di serie Z, ha il gusto dello spettacolo da Drive In, però è più su un livello raffinato. I suoi rimandi ai b-movie italiani degli anni 70 non è sorprendente e non vuole provocare nulla e non si tratta di titoli impossibili da amare. Non c’è una specie di cortocircuito alto/basso come nel caso di Tarantino e nemmeno la smania di fagocitare film di merda per creare post-shock-rock di Robbie Zombie. No, qui è più un tizio che si chiude nel suo studiolo, a Transylvania County, Nord Carolina mi pare, e lì si gingilla a scrivere canzoni immaginando con le dita trame alternative di vecchi film che ama.

UN EP DELL’ALTROQUANDO

Per esempio questo The Horrific, apparentemente sembra una trasposizione di alcuni cult horror più o meno noti. In realtà Anders parte dai titoli ma si immagina storie tutte sue. Del resto lui è stato capace di realizzare colonne sonore per film thriller-splatter esistenti solo nella propria testa, quindi è un modus-creandi abbastanza collaudato.

Da appassionato di horror ho subito voluto accertarmi delle fonti filmiche ed è chiaro il rimando a Fulci de La paura sulla città dei morti viventi (Gates Of Hell), che poi è il pezzo più Robzombieano dell’intera discografia dei Bloody Hammers, e The Beyond (L’aldilà) dove invece si torna alle atmosfere lunari e molto dark wave di Lonely Sort Of Death. Poi c’è Blood, il cui videoclip ufficiale omaggia il documentario La stregoneria attraverso i secoli e sono quasi certo che anche il testo rivolga estrose riflessioni a Satanasso; e The Bloodsucker Lead The Dance, prende invece spunto da un film italiano che non conoscevo, con il titolo omonimo: La sanguisuga dirige la danza. All The Colors Of Dark è Tutti i colori del buio di Sergio Martino. Mangas è in fissa con i Giallo’s italiani, ovvero i thriller a tinte forti che da Argento in poi sono andati di moda per tutti gli anni 70. E per finire c’è Vultures Circle Overland che è basato su una roba di vichinghi e non centra molto con tutto il resto. Anche per qualità mi sembra il pezzo meno riuscito.

L’apice comunque è The Bloodsucker Lead The Dance, una bossanova un po’ tufa un po’ Riders On The Storm, che provoca nella mia mente scenari di danze vampiriche alla Fearless Vampyr Killers (Per favore non mordermi sul collo) e che invece sembra riguardare tutta un’altra serie di vicenda. Se riesco a vedere il film poi ci scrivo qualche altra cosa.

MANGAS THAN MANGAS

The Horrific Case Of Bloody Hammers conferma le qualità dei Bloody Hammers. Purtroppo anche stavolta non mi ha sollevato da alcune fastidiose impressioni: l’artigianalità della produzione e il sapore “monomentale” delle canzoni. Di buono c’è che il connubio tra le precedenti esperienze industrial-goth-metal della vita (agra) artistica di Mangas nei primi anni 2000 e la nuova dimensione in stile horror-doom-metal dei Bloody Hammers nella stagione revival dell’occult rock, sia ormai la base delle composizioni più riuscite, cosa che non si può dire per i primi due album dove l’inserimento di vecchi brani già pubblicati sotto il monicker Anders Manga, per quanto ripassati in padella con le chitarre doom, suonavano tipo corpses estranei rispetto alle più “fresche” retro- metal song come Fear No Evil, Witch Of Endor, The Witching Hour, Black Magic e via così.

BLOODY HAMMERS NOT/TON

Ultima considerazione: non chiamateli i nuovi TON. C’è chi lo fa, vi giuro. Come dice Devallia, moglie di Anders, ci sono troppe differenze tra la band di Pete Steel e i Bloody Hammers. E non la butta lì per civetteria. Ok, si avverte una somiglianza in certi cantati bassi, nell’uso di tastiere-chitarre di alcuni brani più cupi e rallentati (la contiguità generazionale è palese, Mangas è un figlio degli anni 90) ma i Bloody Hammers non raggiungono mai la confidenza col lato oscuro dei Type O Negative. Anders è romantico a modo suo ma più moderato e casaiolo. Di sicuro poi c’è che è un ottimo compositore (ormai tipologia artistica rara) che trova splendide melodie in minore ogni volta che si riguarda Cosa avete fatto a Solange…