Paradiso a sud

Dubito che là fuori ci sia qualcuno che non dorme la notte in attesa della mia scheda di approfondimento sui Dark Tranquillity, vero? Bene. Perché dopo averci lavorato per più di tre settimane ho finito per lasciar perdere.

Non so se sia colpa della band ma nonostante abbia realizzato alcuni dischi importanti che tutto sommato trovo piacevoli, mi lascia quasi sempre indifferente. Non so se forse è solo il brutto momento che sto passando. Di fatto, ho mollato e non credo che la scriverò mai, quella scheda.Ho preferito tornare a qualcosa di più snello e punk rispetto alle monografie lunghissime e quasi insostenibili che manco le peggiori suite degli Yes. Ecco perché il pezzo sui Bloody Hammers.

Ho una delle mie crisi. Stavolta però è andata peggio del solito e chi segue molto il blog sa di cosa parlo.

Ci sono una serie di novità. Per prima cosa tra un paio di mesi tornerò disoccupato. Ho deciso di non rinnovare il contratto di lavoro come autista per una serie di motivi che ora non voglio specificare.

Inizialmente la cosa mi ha fatto stare meglio, subito dopo aver deciso ed essere andato a comunicarlo al mio datore, poi ho ricominciato a sentirmi in difficoltà. Non me ne sono pentito ma so che stare senza lavoro è orribile. Forse troverò qualcosa prima di settembre però ne dubito. Il solo pensiero di trascorrere un altro anno e passa a zonzo mi uccide. La vita mi uccide, come diceva Pete Steele. Parlava sul serio.

Direte lo stesso di me. E un giorno qualcuno lo dirà di voi. L’ha ucciso la vita.

Il blog mi aiuta a rimettermi in piedi, anche se ora sono così frastornato dai miei recenti comportamenti che mi accorgo di non avere la forza e la lucidità per riorganizzare una strategia con cui ripartire. Sto raccogliendo i pezzi e alcuni non so neanche dove siano finiti.

Mi chiedo se sia davvero come dice una mia cara amica, che per vincere la sensazione di non essere padroni della propria vita bisogna ricordare, di continuo, che le cose che sembrano sovrastarci, consumarci, tipo il lavoro, la casa troppo stretta, i pochi soldi, l’incapacità di realizzare qualcosa di valido e duraturo … che tutte queste cose siano la conseguenza di nostre scelte precise e volute, quello che dobbiamo tenere a mente con tutta la forza della lucidità possibile è che l’abbiamo voluto. Ogni cosa l’abbiamo voluta. C’è sempre un motivo che ci spinge a scegliere e quel motivo è ciò che noi vogliamo di più. E se noi vogliamo quello che ci spinge a vivere così, allora smettiamola di guardare solo gli aspetti più duri ed esosi del prezzo che paghiamo per averlo, questa è la vita che desideriamo, né più, né meno.

Ma siamo sicuri che sia davvero così? Tutto ciò che è in natura risponde a determinate leggi. Perché noi dovremmo essere liberi? L’ambiente in cui siamo cresciuti, il nostro paese d’origine, l’educazione che abbiamo ricevuto ci influenzano e condizionano. Molte decisioni sono frutto di una madre oppressiva, un papà violento e avvilente, una serie di sfortunati eventi etnico-biologici.

Inoltre desiderare non significa essere padroni di se stessi. Desidero andare con una puttana anche se la cosa soprattutto dopo mi rende schifoso ai miei occhi… Desidero di mangiarmi un intero barattolo di nutella. Nessuno nega che io lo voglia davvero ma cedere a questi desideri non mi fa stare meglio e sapere che io ho davvero una voglia incredibile di puttane e nutella non mi rende padrone della mia vita ma in balia delle tentazioni.

Ok, Nutella e puttanelle non sono due cose sbagliate. Non siamo cattolici e non abbiamo peccati capitali a cui non vogliamo cedere. Gola e lussuria sono belle parole e puro piacere. Il piacere ci fa bene. Prendiamone a manciate. Però sappiamo che dietro il lavoro di una prostituta c’è violenza, squallore e disumanità. E nel fondo di un barattolo di Nutella c’è grasso, nocività per la salute, diarrea. Allora come la mettiamo? Posso non credere nelle punizioni divine ma di fatto andare a puttane e mangiare nutella mi fanno sentire meglio solo al momento. Non posso parlare di libertà di scelta se poi ho un senso di colpa che mi fa inginocchiare tutte le volte…

Ma in entrambi i casi, sia che si tratti di scelta o di costrizione, cosa cambia?

Se esiste il libero arbitrio allora dobbiamo sentirci consapevoli che la vita è nelle nostre stesse mani. Se non esiste allora inutile darsi la colpa di aver abbandonato la famiglia. Non poteva che andare così. La natura ha voluto questo. Forse alcune scelte sono nostre e altre no. Inevitabile tentare di tirare la questione al centro. Chiaro che questi sono due estremi: tutto si sceglie, nulla si sceglie. Secondo me possiamo scegliere giusto su quale sia il male minore e quel male ce lo danno in dotazione.

O forse no. Chi lo sa?

Ho richiesto un’impegnativa al mio medico di base per una visita psichiatrica al CIM. Come vedete sto facendo sul serio qualcosa per guarire dalle mie crisi. Non mi limito a mettercela tutta studiando e lavorando su me, da solo, con risultati pessimi.

I miei graffi sono lì a ricordarmi quanto possa tutto diventare ingestibile, pericoloso, terribile. Mi prudono. Ogni tanto mi scortico appena e qualche goccia esce. La guardo scendermi lungo il braccio e ripenso con imbarazzo alla mia sceneggiata.

Fatico. Ho solo bisogno d’amore. Tanto amore. E non riesco ad amarmi. Io non mi piaccio molto, in fin dei conti. Vorrei tanto credere che l’abbraccio del mietitore che arriva, come canta Anders Manga su Lonely Sort Of Death, sia quello di una madre.

Non credo che il Satanismo nutra la mia parte oscura. Io sono convinto che ispirarsi a Lucifero sia accendere se stessi alla consapevolezza più luminosa. Luce è conoscenza. Luce è giorno, idee, voglia di ricominciare… ma se vivessimo solo di giorni e di luce impazziremmo. Ci vuole anche la notte, non credete? Il sogno, l’incubo, la paura che le tenebre non finiscano mai… Ho sempre trovato attrazione per il mio lato negativo e l’ho coltivato, specie quando c’era un Satanasso di cui aver paura, così affascinante e minaccioso… però mai come ora mi ritrovo a camminare tra gli alberi del mio giardino e mi soffermo a sentire cosa raccontano. Mai come adesso io provo a capirmi e accettarmi e volermi bene. Fallisco, certo. Ma prima nemmeno ci provavo. Perché ho finito per subire gli aculei della fiera che mi si agita dentro? Vorrei scoprirlo. Forse era presto per avvicinarmi così tanto… Sto fuori? No, parlo per metafore, tranquilli. Non mandatemi i servizi sociali. Non ancora. Sto solo dicendo che nonostante gli scivoloni eclatanti io sto imparando a camminare. E non si può farlo senza cadere.

E se il vero Paradiso non fosse tra le nuvole ma dalle parti dei nostri piedi. Se ogni nostra caduta, ogni errore, fossero i soli, possibili gradini nella discesa verso la luce accecante e forse un po’ troppo calda dei patri inferi?

Credo che andrò a un corso di Yoga. Così imparo a respirare. Per un cavallo asmatico è sicuramente necessario…