Anno nuovo, Agglutination nuovo. Per motivi tecnici, alias il lavoro, molte cose sono venute meno in questa nuova edizione dell’Agglutination.
Padre Cavallo e signora purtroppo non sono potuti scendere in terronia, mentre il leggendario quartetto del cavallo disagio si ritrova costretto a partire con grave ritardo, trovandosi ad Agglutination già iniziato, e siccome le birre hanno la priorità…
Varcheremo i cancelli solo a metà Assaulter.
Prima d’entrare però bisogna superare l’infinita fila dei controlli borse. Io non sono contro di essi, anzi visti anche i precedenti attacchi terroristici che stanno colpendo il territorio europeo esigo che vengano controllate le borse d’ogni spettatore, anche se dotato d’una totale faccia di schiaffi come la mia. Il problema insorge quando fai una fila per quasi un quarto d’ora, e scopri che sti controlli sono più inutili d’un esame della prostata fatta da un barbone con la sifilide. Apro la borsa, la svuoto (male), le tasche dei pantaloni neanche le tocco, posso passare. Avrei potuto avere una cazzo di pistola tra le gambe a forma di banana, sparare acido sul pubblico e ridere con la mia maschera equina truccandomi come un moicano col sangue dei miei nemici e i giornali il giorno dopo avrebbero scritto in prima pagina ‘cavallo spruzza acido dalla banana’.
Gli Assaulter li sento da lontano, dopo tre litri di birra necessito di svuotare la vescica nei sebach non ancora contaminati dall’ebola.
Mentre girovago tra gli stand vengo fermato da più persone, capaci di riconoscermi anche smascherato (ma nessuno incazzato per i miei commenti sugli Hour Of Penance) fino a esumare lo Zombie di Sdangher. Seguono copiosi abbracci e baci (nessuno con la lingua, poiché mi dice non ne dispone), per farmi due bellissimi regali: una maglia dei COFFINS e un cd. Supportiamo la musica sempre, sopratutto se non paghiamo. Vorrei dire che quest’anno sono entrato (di nuovo) gratis grazie al concorso di Truemetal.it.
Arrivati sotto al palco gli Insidia hanno già cominciato a suonare i primi pezzi. Sarà la foga dell’alcol, gli amici, la (no)joya di vivere, i fumi della maschera da cavallo, il caldo, la birra di prima, la voglia di rumore, fatto sta che ci scateniamo come dannati. Gente che vola dal palco, io che volo dall’altra parte del palco, poghi come non ci fossero un domani e tanto meno un dopodomani. Se qualcuno ha foto per favore me le passi. Promossi a pieni voti. Divertimento assicurato.
Altro giro di saluti per gli stand, il buio inizia a calare. Tocca ai White Skull. Un power metal che mi ha fatto pensare ai Persuader, perché non ascolto molto power metal, e sono anche stanco. Il gruppo di amici si divide, io mi sdraio accanto a una transenna. Godo della musica, ma a distanza. Piacevoli davvero.
Prima dei Sodom torna la sete e ricordiamo che abbiamo altre birre in macchina. Finalmente si può uscire dalla scuola, fanculo la scuola. Vendetta vera.
La salita per raggiungere la macchina è una delle cose più terribili che un uomo possa provare in vita. A detta del nostro quartiermastro questa gli ricorda quella di San Marino per il grado di ripidità. Bene, dopo sono pronto per la maratonina.
I Sodom iniziano quando siamo a metà strada dall’entrata, ma riusciamo comunque a ritagliarci una buona postazione. Alla prima pausa urlo ‘Fate Surfing Bird!’. Non so se Angel Ripper m’ha compreso o è stato un caso, ma chiede al pubblico di fare un bel cerchio e non un cazzo di wall of death che siamo pronti a dare inizio al vero chaos.
Il divertimento vero ha inizio. Nessuno ne rimane illeso. Il pogo arriva fino ai limiti della ringhiera del palco. Non me ne frega un cazzo, un altro volo dall’altra parte del palco me lo faccio. Penso di aver dato un calcio in faccia a qualcuno.
Seconda volta che vedo i Sodom, seconda volta che li promuovo a pieni voti. Seppur il thrash non mi piaccia, loro sono leader indiscussi non solo di questo genere ma del metal in generale.
La stanchezza del lavoro ricade sulle palpebre del tesoriere e anche io non disdegno un attimo a occhi chiusi mentre fisso la fila per l’acqua e penso ‘fanculo, il mio piscio è comunque un liquido’.
I Venom (o ciò che ne rimane, come diranno i posteri) salgono sul palco. Erano un trio, sono un trio anzi no è solo Cronos con due stand dietro di lui.
Ho visto i Venom, me ne compiaccio, ma è come non averli visti. Lo stesso Cronos si lascia andare in un monologo avvelenato sui ‘veri’ Venom, ma del resto quello è solo un nome, sono i pezzi che contano veramente. La set list spazia tra passato e presente, senza dimenticare i classici. Sì, hanno fatto Black Metal, e anche In League With Satan, e per quanto mi sia scatenato… a ridosso del poi come discusso con lo Zombie, non erano nel pieno della forma. Fisicamente parlando niente da dire, Cronos ha un bicipite grande quanto la testa mia, mente rage ha una capigliatura che m’ha fatto pensare a Rasputin con la calvizie, mentre Danté è come un bambino che realizza il suo sogno, forse il migliore dei tre secondo me per divertimento autoindotto. I pezzi ci sono, ma le sbavature sono troppe per non essere evidenti. Rage sopratutto è la nota dolente (ma diciamo una valanga di note dolenti) tra riff persi improvvisamente, pause involontarie e soprattutto indiscutibili scordature. In alcuni pezzi ho quasi creduto che il tecnico gli avesse settato male la chitarra per certi accordi stonati. Di chi è la colpa? Non spariamo sulla storia del metal, però una piccola bastonata sulle sbavature ci sta sempre.
Ringrazio di cuore l’Agglutination per aver permesso a chi c’era, e non ha scelto invece gli Impaled Nazarene, d’aver potuto godere d’un concerto non con i contro cazzi, ma i soli cazzi c’erano e anche turgidi.
Ultima nota dolente, non ho avuto modo di salutare la nostra Wanna Marchi del metal. L’ho notata di sfuggita sul palco accanto ai Sodom durante i Venom. Mi sono lanciato, come al solito, per farmi notare in un veloce saluto perché purtroppo a serata conclusa siamo stati letteralmente cacciati fuori dall’area.
Sabato 26 Agosto sarò (o sarò stato) presente al Breaking Sound. Ci si rivede dopo questa data per un altro report.