Come era nelle intenzioni, gli Hammerfall timbrano il decimo cartellino discografico in questo stesso 2016, alla faccia delle vicissitudini contrattuali che parevano averli quasi mandati in crisi. E Built To To Last non è uno degli ordinari lavori all’insegna del truismo più accomodato e spento a cui da un po’ di tempo la band svedese ci aveva abituato.
Evidentemente il cambio di etichetta ha giovato: sono passati infatti dalla Nuclear Blast, che secondo le malelingue avrebbe deciso di ehm… congedarli, all’ambiziosa Napalm Records, già proiettata sul recupero di altri due big esuli di label come Grave Digger e Moonspell.
E il trasloco ha fatto bene. Questi Hammerfall hanno ritrovato stimoli, salute e voglia di macinare riff ruvidi e assalti cruenti in onore dell’acciaio e di tutta la metallurgia comparabile. I dieci brani sono rifiniti al dettaglio e funzionano dal primo all’ultimo, non c’è neanche l’ombra di un filler. In generale a convincere più di tutto è però la produzione robusta di Fredrik Nordström, già con loro nel precedente e deludente r(E)volution, che sembra puntare stavolta sulle autentiche radici, la genesi, al paradiso terrestre del rock duro: i Rainbow, i primi Saxon, gli Scorpions e via di seguito fino Helloween, Accept, certo, ma con parsimonia di rimandi. Le due anthemizzanti Hammer High e la title-track poi sembrano uscite da Hell For Sale degli Heavens Gate, con quei riff asciutti e i cori tondi e pettorali. Che dire, rinati!