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Slayer – Dalla nascita alla morte (di Hanneman)

Capitolo 1 – Jeff Hanneman e i vermi-ragno

Il corpo ti mostra i tuoi limiti e non li puoi superare (cit. – Jeff Hanneman, 2009)

Quando ho letto “Jeff Hanneman non ce l’ha fatta” mi sono sentito preso in giro. Nel necrologio mi aspettavo pure una nuova tirata sul ragno fottitore e invece era una roba di cirrosi. Mesi e mesi a sentire la storia della misteriosa e suggestiva fascite necrotizzante mentre il vero problema era l’alcol…

Come non bastasse, di seguito alla notizia della morte sono venute fuori dichiarazioni piuttosto deprimenti da tutto il mondo professionale e sociale che gli girava intorno. Non mi riferisco tanto a quelle di Kerry King sul fatto che tutto sommato non erano neanche veri amici e che Hanneman ora è “solo cibo per vermi”: sono cose che fanno parte del personaggio King/senza/compromessi, è il suo romanticismo.

No, intendo le cose dette da Lombardo e Araya su un misterioso e piccolissimo entourage dietro cui Jeff si nascondeva ormai da anni. Aveva ridotto i rapporti con la band a un livello puramente lavorativo e per il resto era tipo da non rispondere ai messaggi, non richiamare mai, non farsi trovare dagli altri Slayer. Si presentava alle prove. Partiva in tour ma per il resto era diventato sfuggente, irraggiungibile.

Era depresso, ha spiegato la moglie. Dopo l’operazione al braccio (la storia del ragno fu comunque confermata, non si è trattato quindi di una trovata pubblicitaria del manager Rick Sales per coprire la verità) si era lasciato andare sempre di più. Direi che è così che si muore nel mondo degli Slayer ed è così che ci si lascia (mi riferisco ovviamente a Lombardo).

La vera delusione è che la band non era composta da quattro amici. Lo so che sono un ingenuo a dire così ma è ciò che pensai quando uscirono tutte queste cose. Al più potevo sospettare che con Lombardo ormai si fosse irrimediabilmente rotto qualcosa, ma il trio Jeff/Tom/Kerry ero certo fosse affiatato, schietto, allegrone e inseparabile.

Non mi hanno sorpreso le prime dichiarazioni di Tom, quando iniziò la storia della fascite. “Senza Jeff non rientreremo mai in studio!” Sono frasi che si sparano così, ispirate dal momento, ci stavano. E non credo sia il caso di farla pesare agli Slayer (quel che ne resta) oggi che stanno per uscire con un nuovo disco, anche loro in riga con la filosofia dello Shomastgoon.. andòn.

Di sicuro però le quotazioni della band sono in calo. Rubin li ha scaricati. Sì, è vero, King ha deciso di andarsene sbattendo la porta ma era per l’offerta irrisoria che il produttore gli ha messo sul piatto per il nuovo disco: Repentless. Sciabolette, è davvero tanto mediocre? Sto scrivendo questo pezzo a luglio, quindi non so dire e non mi dilungo sulle previsioni. Penso solo che la gente non si aspetti un capolavoro e quindi potrà rimanere piacevolmente sorpresa. Della serie: “oh, ma lo sai che il nuovo de le Slayer non è male, anzi spacca il culo ai… – metteteci voi la razza ornitologica che volete…”

Capitolo 2 – Chi mal comincia… 1994 – 2014

Sicuro, cambierei il mix di Divine Intervention, credo che il mix di quel disco sia orribile. Ma al tempo non c’eravamo accorti, anzi, ci suonava bene. (cit. – Kerry King, 2002)

I nuovi Slayer sono comunque una specie di supergruppo e come tale ho paura che non avranno vita tanto lunga. Gary Holt tornerà ai suoi Exodus prima o poi e Bostaph si farà prendere da un altro di quei momenti di insofferenza e bisogno di staccarsi i riflettori dalla faccia e volar basso con improbabili progetti minori. Kerry e Tom sono intenzionati a proseguire anche dopo Repentless, invece. Hanno detto che ci sono ben sei pezzi già pronti per il disco successivo. Non c’è da farci troppo affidamento però conoscendo le proverbiali difficoltà che il gruppo ha da una vita a far uscire gli album. Dal 1994 al 2014 hanno inciso cinque lavori ufficiali e per ammissione dello stesso King ce ne sarebbero voluti almeno un altro paio (non ho contato il disco di cover punk, no).

Per quanto mi riguarda sono felice che gli Slayer non siano stati così produttivi. Ragiono dal punto di vista di un recensore e dovermi sparare di nuovo tutti i loro album (con due di più nel totale) sarebbe stata una vera odissea; sarebbe stato un disastro se avessero avuto il piglio e l’ottimismo di un Peavy Wagner. Tanto più che da Divine Intervention fino all’ultimo World Painted Blood non possiamo parlare di grandi dischi. Nessuno è da buttare ma se togliete tre o quattro pezzi per ogni uscita, il resto è fatto di robetta. Non si poteva pretendere che gli Slayer mantenessero la media e l’ispirazione degli anni 80, però bisogna dire che dopo Seasons In The Abyss, ogni volta che il gruppo è rientrato in studio, l’ha fatto sbagliando approccio, trascurando qualcosa e pagandola cara sempre.

Divine Intervention è forse l’album più riuscito del dopo Seasons ma ha una produzione sbagliata. Ci hanno messo mano in troppi e c’era pure Tom Petty che doveva incidere un disco di lì a poco nella stessa sala e aveva prenotato da tempo, sapete, ne parlano anche gli Slayer. Cosa ci azzecca? Oh, molto più di quanto crediate.

Di fatto Divine è il disco che ha venduto più di ogni altro precedente della band, ma come suppone lo stesso King, probabilmente quel riscontro così vistoso è stato più il frutto dei dieci precedenti e irripetibili anni di lavoro che per meriti effettivi di brani come Killing Fields o Serenity In Murder. Il gruppo del resto se ne uscì talmente stranito dalle traversie registrative che si comportò in modo davvero autolesionistico in fase di promozione concgwertistica. Stefano Pera racconta in un vecchio Metal Hammer del 1994 che al suo incontro con la band, in occasione del loro passaggio in Italia, non erano gradite domande sull’album nuovo e che nella scaletta del concerto il gruppo vi aveva inserito giusto un paio di pezzi di cui uno suonato senza Hanneman, che inspiegabilmente mollava la chitarra e andava a farsi una birra.

In realtà le canzoni di Divine Intervention sono fiche e se vogliamo, tutto l’insieme rappresenta la fiera risposta da parte della più grande band estrema dell’intero genere heavy metal alla sfilza di pseudo-gruppi brutallari venuti fuori con le nuove mode del death e del black nordico. Senza usare blast-beat o voci growl, gli Slayer tirarono fuori un disco violentissimissimo e che concedeva qualche rimando solo alle nuove tendenze thrash introdotte dai Machine Head e i Pantera.

Col tempo non tutti i brani si sono mantenuti freschi. Sentitevi oggi Sex.Murder.Art o 213. La seconda poi è una sciapa e caotica rielaborazione di Dead Skin Mask (brano con cui gli Slayer avevano praticamente detto tutto quello che potevano sui serial killer; parti con un arpeggio e chiudi con un monologo delirante mentre il riff diabolus gira in loop).

Capitolo 3 – Slayer is punk?

La raccolta di cover punk/hardcore ve la ricordate? Fu un altro pasticcio, soprattutto a livello discografico. La band partì con l’idea non irresistibile di farla per tappare un buco, un innocuo disco di cover. Uhm. Però le suoniamo alla Slayer. Ah!

Il problema fu che pezzi come Highway Star o Raiders On The Storm venivano di merda una volta messe nel tritacarne della band e quindi ok, lasciamo perdere. Cosa restava? Le cover punk-hardcore. Suonate benino, prodotte così così e in fondo senza le palle degli originali, quando uscirono la gente pensò che fossero tutte inedite, quindi che il nuovo album degli Slayer facesse davvero cagare! Da lì la band capì di aver sprecato un’occasione. Il mondo li aspettava con troppa fame per quell’interludio di cover, ci sarebbe voluto un album nuovo, cazzo. Delusione totale, tranne per il pezzo inedito Gemini (che preannunciava tutta la fanghiglia nu- di Diabolus).

Credo che il problema di Undisputed Attitude (ma doveva chiamarsi Selected And Exhumed, va beh) sia l’aver scelto di affrontare in maniera troppo diretta una sola delle varie influenze alla base del sound Slayer. Se togliete il metal e lasciate il punk, non avrete gli Slayer ma una roba inconcludente. Il peggio però doveva ancora venire, neh…

Capitolo 4 – Diabolus Nu Metal

Diabolus In Musica è un altro disco partito alla cazzo. Siete una grande band, avete un album in programma e cosa fate? Delegate Jeff. Ci pensa lui a scriverlo, noi andiamo al bar.

Kerry non amava molto i nuovi gruppi nu-metal, era disinteressato al genere e non gli tirava di scrivere roba nuova. Hanneman invece pareva molto ispirato dall’odio e lo scetticismo per quei pischelli tatuati e con i calzoncini e decise di usare il loro linguaggio per sbugiardarli. Si chiuse in casa e fece una decina di pezzi che gli suonavano benone. Due anni più tardi non l’avrebbe pensata più così, ma conta poco. Disco pronto.

Diabolus uscì in un periodo in cui, almeno qui in Europa, nessuno pensava più al thrash. E anche se gli Slayer erano sempre stati sopra il loro genere di appartenenza, contribuendo a crearlo ma senza mai (forse giusto un po’ su South Of Heaven) sguazzare troppo nei suoi stereotipi, alla fine degli anni 90 però erano l’entità più prossima al thrash che ancora avesse una voce in capitolo. Peccato che, escludendo qualche momento vicino alla matrice tupatupa e giungiungiun, il disco Diabolus è molto proiettato sul Nu-. Avrebbe voluto “polemizzarlo dall’interno” ma il pubblico non lo capì e presto odiò roba tipo Stain Of Mind con un’intensità che non provava dai tempi degli Anthrap.

Il vero problema di Diabolus però non fu Diabolus o gli Slayer, nemmeno le canzoni. No, fu il pubblico. Fu un problema dei fans perché non era così che volevano la band. Nel mondo degli Slayer non dovevano esistere riff wannamedol come Stain Of Mind. Eppure Stain Of Mind è un gran pezzo e tutto il disco, pur non mantenendo la tensione e l’ispirazione sempre allo stesso livello suona oggi piuttosto bene. È solo che non è questa l’idea che il mondo ha e ama degli Slayer.

Capitolo 5 – Dio ci manda contro gli aerei!

CITAZIONE: I terroristi hanno ucciso migliaia di persone facendo crollare le Twin Towers, ed era logico che l’America attaccasse quei Paesi, almeno per dare un messaggio forte e deciso. Senza una simile azione quelle persone avrebbero benissimo potuto ripetere un simile massacro. Il rischio che tutti ci si ritorca contro è un rischio che si deve correre. Gli americani hanno sempre corso questo rischio e non credo vogliano tirarsi indietro proprio oggi. In Iraq la situazione è difficile, però il bisogno d’ordine da quelle parti è tale che fino a quando non sarà definitivamente scongiurato il pericolo di altri attentati terroristici gli americani non muoveranno il culo da quel Paese. Credo che i nostri nemici siano ancora in possesso di armi in grado di compiere stragi, non penso che la nostra Amministrazione abbia preso un abbaglio ad attaccarli: le armi di distruzione devono esserci, e bisogna trovarle prima che vengano utilizzate contro i soldati americani. (cit. – Jeff Hanneman, 2004)

God Hate Us All uscì l’11 settembre e le riflessioni sull’avvenerismo del nuovo incazzatissimo disco degli Slayer si sprecarono. Di sicuro Disciple è il brano che personalmente volevo cantare in quei mesi, quando guardare il cielo non era più una cosa rilassante e ipnotica.

L’idea alla base dell’album era quella del risveglio da un lungo torpore (da parte di Kerry). Inutile dirlo, negli anni 90 lui aveva tergiversato: dopo un disco che detestò per i suoni sbagliati (Divine); una raccolta di cover di un genere che non gli era mai piaciuto sul serio (il punk) e un altro album non scritto da lui Kerry era pronto a riprendersi gli Slayer ed ecco venir fuori una roba brutale come dio odiava volere.

Peccato che alla violenza non fece sempre il paio qualche buona idea. G.H.U.A. partiva benissimo, proseguiva discretamente, si affossava e poi recuperava quasi. Anche qui la voglia di spaccare il mondo del barbuto guitarchrist forse andava un po’ arginata e in parte aiutata. È un disco veemente, vivace ma tutto sommato irrisolto. A risentirlo dopo anni la parte più coinvolgente (escludendo quando Araya urla God Hate Us All!) è Bloodline. E guardiamoci negli occhi, gente. Bloodline è robetta per gli standard degli Slayer.

Poi tornò Lombardo e la band mise da parte le cattive influenze degli Slipknot (vero propulsore creativo di God Hate Us All) e rifece visita ai tempi migliori.

Christ Illusion però era fico lì per lì. Con gli anni ormai ha perso mordente. Ci sono bei momenti, per carità: Jihad è un capolavoro, Eyes Of The Insane (tanto bistrattata da vincere un Grammy) è fica e Skeleton Christ pure, ma Fleshstorm è la cover di Angel Of Death e il resto suonava bene perché Dave era tornato a casa, i veri Slayer erano di nuovo tra noi e tutti stavamo felici e contenti. Risentitelo ora che Lombardo è fuori. Ditemi se fila tutto così liscio in quel disco. Per cominciare ci sono almeno un paio di filler e il bello è che siamo tutti d’accordo tranne che sui titoli! Poi Kerry iniziava proprio a rompere con ‘ste menate contro Cristo. Capisco che dice sempre la sua, ma questa ossessiva smania di tirare merda sulla religione inizia a sembrare un po’ sospetta. Non mi stupirei se tra dieci anni si convertisse a qualche credo new age of Jesus del cazzo.  C’è troppa insistenza in questo odio. Secondo me è amore. L’album fu buttato giù in fretta e alla fine la cosa si avverte. C’era bisogno di un disco con Lombardo, per celebrarne il ritorno e giustificare un nuovo tour. Eccolo pronto. Pronta presa ma è cemento scadente. Si è sgretolato a distanza.

Capitolo 7 – Il mio regno (di sangue) per un ombrello

World Painted Blood non è mai stato superiore a Christ Illusion. Si tratta di una leggenda diffusasi specie tra quelli che W.P.B. non l’hanno sentito e quelli che non sapevano fosse uscito. Curioso che l’album sia passato così in sordina. Tanti metallari non sanno che esista. Sono fermi a Christ Illusion e non perché scontenti del disco. È un po’ come Reinventing The Steel dei Pantera. Il mondo metal non se l’è cagato per motivi imperscrutabili. Tanti credono si tratti di una raccolta celebrativa e pensano che l’ultimo disco sia quello col serpente.

Per certi versi è così.

Di sicuro World è più interessante di Christ ma anche qui la band ha iniziato a cappero di Cicciolina, presentandosi in studio con soli sei pezzi finiti. La cosa deve avergli messo addosso una gran pressione perché a detta del gruppo, non hanno mai amato spendere troppo tempo (e soldi) in uno studio di registrazione.

C’è una produzione “meno Slayer” pur rimanendo Slayerosa (eccimancherebbe) e almeno tre pezzi super. La titletràkkete è la cosa più intrigante e coinvolgente composta dalla band dopo Disciple; poi ci sono Human Strain (che però richiama un po’ Jihad) e Americon.

Questo pezzo in particolare mi ha tirato su il morale perché dopo aver letto un’intervista a Jeff Hanneman (riportata come citazione all’inizio del capitolo 5) in cui parlava delle armi nucleari in Iraq e la guerra ai terroristi di Bush con la convinzione e l’entusiasmo ignorantissimo di un vaccaro di Waco mi era calato parecchio. Mettersi dalla parte dei terroristi su Jihad era servito a risollevarmi un po’ dalla delusione perché anche in un momento così delicato per la storia del proprio paese il gruppo non rinunciava a mordicchiarne i muscoli più infiammati.

Sapete, un conto è parlare di Mengele nel 1986 (che comunque è un casino) e un conto mettersi dalla parte dei terroristi dell’11 settembre nel 2006. Però su Americon ho avuto la conferma che gli Slayer hanno capito come stanno le cose riguardo le armi di Saddam, e le guerre all’Iraq e ai talebani, e non temono di ammetterlo, scagliandosi contro il proprio paese per le mosse politiche disastrose degli ultimi anni e tralasciando giusto di ammettere anche loro di essersi lasciati infinocchiare da quella retorica guerrafondaia.

Capitolo 8 – Slayer can be

Dove c’è un nervo scoperto e sappiamo che c’è la possibilità di mostrare la decadenza del mondo a chi non vuole vederla, lì ci sono gli Slayer. (cit. – Jeff Hanneman).

Che piaccia o meno, l’abilità degli Slayer è di fare incazzare la gente. King ha detto una frase emblematica a riguardo: “a volte gli altri ragazzi scrivono cose che non mi trovano per niente d’accordo, ma va bene così. Se fanno incazzare me, faranno incazzare qualcun altro e questo è l’essenziale”.

E non è solo una questione di scegliere l’argomento tabù e metterlo sotto gli occhi di tutti, è riuscirci senza offrire gioco all’esercito di censori, evangelisti catodici, gruppi estremisti dell’opinione. È riuscire a mantenere il dubbio in tutti noi, sia chi gli vuol bene che chi li odia.

Quando i Cannibal Corpse hanno iniziato con i loro dischi fatti di scopate con il coltello e stupri evisceranti, copertine a base di cunnilingus zombie e neonati appesi all’uncino, era fin troppo facile per le autorità toglierli di mezzo. Se oggi il mondo li conosce non è per le controversie suscitate in Germania ma per Ace Ventura. Allora le loro copertine furono censurate, i dischi vietati nei negozi e tanti saluti. Gli Slayer hanno da subito provocato il polverone ma alla fine sono sempre stati molto attenti a non pisciarsi sulle scarpe. Angel Of Death non era l’apologia del nazismo. Accusarli di difendere e sostenere Mengele perché nel testo non lo condannavano esplicitamente è una cosa idiota. Con gli anni sono stati costretti ad ammetterlo pure i più acerrimi detrattori. Allo stesso tempo la band sapeva che parlandone senza esprimere giudizi avrebbe fatto incazzare il mondo. Lo sapevano, secondo me. E poi perché iniziare con

Auschwitz, the meaning of pain
The way that I want you to die
Slow death, immense decay
Showers that cleanse you of your life

C’è qualcosa che va oltre il resoconto giornalistico sostenuto dalla band, qui c’è un pizzico di sadismo. Impersonato? Danno voce a Mengele? A Satana? Non si sa e questo basta per nutrire l’ambiguità, la polemica infinita. È bastato questo incipit. Ma ehi, loro non approvavano il nazismo e c’è da credergli. Volevano solo sconvolgere il mondo con il suo stesso schifo, usare un tabù. Abbracciando l’ideologia dello sterminio di Hitler sarebbero stati sotterrati, mollati da Rubin e tanti saluti. Burzum fu scaricato dalla Earache per le sue idee nazionaliste e razziste. Gli Slayer non erano così dementi.

Il nazismo è un argomento che ancora fa paura se riproposto in un certo modo. Presentarlo nelle confortevoli e lussuose cornici HD a colori di History Channel non è abbastanza. Soffocarlo in eterni dibattiti televisivi diretti da un ebreo ancora peggio. Gli Slayer hanno tolto la patina di perbenismo e retorica, spogliando l’argomento fino al nocciolo e con quello si sono divertiti a vedere il mondo che provava a ingoiarlo a secco, strozzandocisi.

Jihad è un po’ la stessa cosa. Non sta ad Angel Of Death come Dead Skin Mask sta a 213 perché musicalmente è un gran pezzo, però l’esperimento è uguale. Ma non ha avuto la stessa risonanza. Sebbene il gruppo abbia anticipato nelle interviste che secondo loro quel brano avrebbe fatto casino in realtà le cose sono andate abbastanza lisce e quando in TV hanno chiesto alla band di non suonare il brano o suonarlo censurato, loro si sono prestati.

Il gruppo ormai ha un’età. Non possiamo pretendere delle crociate, anche perché non ne hanno mai fatte, però scrivere un pezzo come quello per un americano è una cosa incredibile. Specie da chi non ha mai dichiarato simpatie progressiste. Hanneman non sopportava Michael Moore, ma Moore non avrebbe mai potuto scrivere un pezzo come Jihad o tirare fuori qualcosa di equivalente con la sua arte del documentario chiacchierino.
Appendicectomia: vediamo chi sono oggi gli Slayer…

Kerry King è uno stronzo.

Kerry è uno che sembra antipatico, sulle sue, ma in realtà è un tipo disponibile, ama scherzare un po’ su tutto ma spesso non capisci se ci è o ci fa. Se proprio hai difficoltà a sgamarlo quando cazzeggia, allora hai un problema. Kerry è quello che ci crede, lo Slayer forever, l’unico che dopo vent’anni e passa dice ancora le stesse cose, pensa ancora le stesse cose e suona e compone sempre le stesse cose. Musicalmente è un genio. Ha inventato un modo di (non) suonare la chitarra che ha fatto scuola a tutto il thrash e oltre. Ha saputo riscattarsi dalla calvizie con un super pizzettone mefistofico. Ha inventato il bracciale con gli spunzoni e se vuoi te lo fa uno personale per 400 dollari. Ha anche dei serpenti, un grande allevamento ed è il più accanito collezionista e archivista della Slayer Story. Kerry ha vecchie dispute con vari personaggi del mondo metal. Di solito approfitta delle interviste per dire cose antipatiche e impopolari spacciandole per il suo nudo e crudo pensiero. Di buono c’è che sembra averle già dette in faccia all’interessato prima di comunicarle anche al mondo.

Stupisce che Mustaine non gli abbia ancora rotto la testa con uno dei suoi calci volanti e i Metallica vadano a trovarlo nel camerino, nei vari Big Four ma forse queste grosse band hanno imparato a farsi scivolare addosso di tutto oppure sanno che è un gioco promozionale di King e non se la pigliano mai. Kerry odia tutti alla pari, ama dire. Detesta Dio e non ha mai troppo poco tempo per non farci scappare un bel pezzo contro la Chiesa, i preti. Ora che il gruppo è in mano sua dobbiamo aspettarci soprattutto una rissa contro la religione. King non ama leggere, tra le tante cose.

Nel corso degli anni ha mostrato un certo apprezzamento per i Machine Head (prima di litigarci); ama gli Slipknot (quando non rappano); stima tanto Mustaine quando suona e non parla. Di lui ha detto (tra i vari insulti) che è la persona più brava a farti sentire a disagio.

A quanto pare Kerry è stato l’unico ad arrendersi al ritorno di Lombardo e il primo a rimanere deluso dalla sua pretesa assurda di avere tutto quello che secondo Kerry non era giusto avesse. Sei fuori, hai chiuso, parola di King! Riguardo Hanneman e la sua scomparsa Kerry ha detto robe toccanti, tipo quella dei vermi. Non l’ha detto in senso dispregiativo, è solo che lui non crede in Gesù e quindi tu se muori diventi pastura lombricale. Niente di personale Jeff.

Negli ultimi anni Kerry ha fatto pace con i Machine Head e litigato con un sacco di altra gente. Sulle nuove tendenze del metal è scettico. Non crede che le giovani band, copiando pedissequamente le vecchie, possano raggiungere risultati validi. I Ghost lo mandano di corpo.

Tom è un bravo psicopatico.

Araya è il volto umano della band, è cattolico, ama il country e compone ballad malinconiche impubblicabili. È il tipo tranquillo, divertente, gioviale del gruppo. I suoi anni di headbanging estremo l’hanno ridotto a uno stoccafisso ma questo è ciò che raccogli se vivi metal fino in fondo. Secondo lui la band non andrà avanti ancora per molto. Rispetto a King, Tom ha ribadito un profondo affetto per Hanneman, sebbene anche lui non ricevesse da tempo risposte ai suoi messaggini.

A chi gli chiede come mai canti frasi tremende contro la chiesa e poi si professi cattolico lui da una spiegazione un po’ complicata e tortuosa ma che alla fine, chi l’ha sentita da lucido assicura sia convincente. Solo una volta si ribellò a King per una roba che aveva scritto sul crocefisso, ma Kerry l’ha convinto a proseguire. Oggi Tom canta con Kerry alle sue spalle che gli dice cosa sia urlato bene e cosa sia da urlare di nuovo e meglio. Nonostante le divergenze ideologiche e di carattere rispetto agli altri Slayer, Araya è sempre rimasto con loro. In fondo ama il suo ranch, la famiglia. Se la band gli ha permesso di mantenere il proprio piccolo paradiso, allora è tutto ok, anche sostenere di essere l’anticristo, tanto chi ci crede? Il contributo creativo di Araya è iniziato nel 1990, quando ha scritto Dead Skin Mask. Da lì la band ha inserito ritratti di maniaci storicamente veri, ripercorrendo sempre più stancamente la matrice di questo brano. Quando Tom canta melodico, cosa che è accaduta spesso negli anni 90 sembra Rob Zombie. Da Diabolus In Musica Araya, prendendo spunto da Korn e Fear Factory ha iniziato anche a sussurrare, borbottare e bofonchiare tra un grido e l’altro, gettando nella disperazione nera numerosi fans.

Paul è il quasi Slayer.

Ex Forbidden. Lo presero ma con molte perplessità. A sentire i dischi che aveva inciso non pareva capace di gestire l’eredità di Lombardo. King ha ammesso che su Divine Intervention c’è molto di suo, ma per questioni di diritti non risulta dai credits. Bostaph è un tipo curioso. Si concede come rimpiazzo, con grande umiltà. Fa bene il suo lavoro e senza darsi arie impone il proprio stile. Poi a un certo punto se ne va e per dei motivi incomprensibili. La prima volta che ha mollato gli Slayer fu per dedicarsi a tempo pieno a un improbabile progetto crossover con due suoi vecchi amici, Truth About Seafood. Qualcuno se li ricorda? Eppure alcuni giornali metal li intervistarono. Erano senza speranza come il loro nome.

Una volta rientrato negli Slayer, Paul ha fatto il bravo per un paio dischi e poi ha mollato di nuovo con la scusa di un poco credibile problema al braccio o al ginocchio. Il secondo addio alla band è improvviso e crea non pochi problemi. Pare che stavolta ci sia stato uno scazzo con qualcuno. Anche perché se il guaio era fisico, Paul non sarebbe andato a suonare con i Systematic, con gli Exodus, i Testament.

Oggi è di nuovo negli Slayer e per quanto sarà sempre Lombardo il batterista veramente vero del gruppo, lui è sicuramente di casa. Chissà con quale scusa li ripianterà stavolta?

Gary Holt è come un fratello.

Rimpiazzo extra lusso. King l’ha sempre rispettato e stimato, dicendo in più occasioni che secondo lui i Metallica si erano portati via il chitarrista sbagliato dagli Exodus, di cui Holt ormai da quel dì è leader indiscusso, compositore principe e anima. Il suo impiego come sostituto di Hanneman l’ha costretto a incidere un disco un po’ al volo (ma con discreti risultati) e mandare in tour gli Exodus senza di lui.

Non doveva rimanere a lungo. Non doveva suonare nel nuovo album degli Slayer. Sappiamo come stanno oggi le cose: membro fisso della band e farà gli assoli su Repentless. Sarebbe stato interessante vederlo all’opera in fase di scrittura assieme a King, però non se ne parla, almeno fino al prossimo album. Gli Slayer non gli chiederanno mai di scegliere tra loro e gli Exodus (o almeno Hunting e Zetro lo sperano) ma quando c’è da fare Gary deve scattare, cazzo!