Jeff Porcaro è uno dei session man più in forti di sempre. Il batterista dei Toto ha il pregio di inserire nel rock le mille sfaccettature della musica terzomondista. Per la batteria svolge un ruolo di contaminatore culturale paragonabile a quello di Santana per la chitarra. Nel suo caso, Jeff Porcaro inserisce molto la musica africana ma soprattutto riporta nel rock qualcosa che si era perduto negli anni 70: l’essenzialità. Brani come Africa e sono esempi emblematici ed eterni di questo suo contributo. Non bastano però a spiegare l’unicità di un musicista in grado di far apparire semplice ciò che semplice non è per nulla.
Jeff Porcaro l’irriproducibile
Per scoprirne la complessità e l’irriproducibilità, sarebbe necessario cimentarsi fisicamente nel tentativo di eseguire le ritmiche dei pezzi più celebri dei Toto. Solo così si capirebbe effettivamente la grandezza di Jeff Porcaro. La struttura di un ritmo scritto da lui è sostanzialmente elementare ma la magia in cui riesce ad avvolgerla è irriproducibile.
Alla base di questa sorta di chimica esoterica delle pelli c’è la fiducia totale nella ripetitività. Jeff Porcaro è infatti un batterista capace di spostare e manipolare tempo e ritmo in funzione del suo feeling con la canzone.
Nato ad Hatford (Connecticut) nel 1954, Jeff Porcaro è figlio d’arte: suo padre Joe è un grande percussionista e inizia il figlio alla batteria ancora prima dei sette anni. Durante i fine settimana lui e i fratelli seguono il papà nel locale negozio di strumenti musicali dove assorbono da spugne le sue lezioni private.
Nel 1968 poi, la famiglia Porcaro si trasferisce a Los Angeles e, così, papà Joe può lavorare con più assiduità negli studi di registrazione. Tra le sue collaborazioni vanno citati i Pink Floyd di The Wall e Frank Sinatra. Sarà però nei Toto, la band dei suoi figli, che potrà realizzare le sue esperienze musicali più significative.
Prima di fondare la band che gli darà tutta la fama di questo mondo, Jeff Porcaro diventa presto un turnista richiestissimo. Nel 1972 suona nello show estivo di Sonny e Cher, con la band di accompagnamento del famoso duo. Poco dopo viene arruolato dagli Stealy Dan, una band pot-pourri. Fanno jazz, blues e rock. Lui si defila nel 1976 per entrare di volata nel folto gruppo di Boz Scaggs, chitarrista e compositore di una certa fama.
Dagli Scaggs ai Toto
Assieme agli altri session men dell’artista Scaggs (David Paich, David Hungate e Steve Lukather) Jeff Porcaro decide presto di formare un gruppo indipendente. Coinvolge anche il fratello tastierista Steve. Per il nome da piazzare sui demo ne sceglie uno provvisoro. Quello che ha in testa da quando è uscito dal cinema dopo aver visto il musical de Il Mago Di Oz. Toto, il cane della piccola protagonista Dorothy.
Dave Hungate fa notare agli altri che “Toto” in latino significa “Tutto” e questo conferma la buona scelta del monicker. L’intenzione di Jeff e gli altri è proprio quella di unire sotto il proprio tetto musicale tutti i generi esistenti.
TOTO I
Il primo album omonimo dei Toto esce nel 1978 ed ha già un incredibile singolo spacca-classifiche: Hold The Line. Purtroppo il successivo 33 giri Hydra non ripete l’exploit fenomenale dell’esordio (ma nel suo piccolo guadagna un disco d’oro) annunciando una china discendente. Il terzo Turn Back risolve con un atterraggio d’emergenza nella giungla fitta dell’incertezza totale. Più incentrato sui suoni delle chitarre e sulla sperimentazione stilistica Turn Back è un vero flop e la band si trova a un punto morto.
Jeff Porcaro però non si arrende. Propone coraggiosamente agli altri ragazzi e all’etichetta Columbia Records di ignorare il disco, non perdere tempo ed energie a supportarlo e concentrarsi sulla realizzazione del successivo lavoro in studio. I Toto ce la mettono tutta nel creare qualcosa in grado di riportare le quotazioni del gruppo ai livelli del primo album. Sono in pochi a sperare che una simile impresa si realizzi ma nel 1982, Toto IV riesce nell’intento e si rivela uno dei dischi più venduti di tutti i tempi.
Il problema Kimball
Jeff Porcaroe gli altri sono così pimpanti e iperattivi da concedersi persino come session all’album multimilionario di Michael Jackson, Thriller. Vi incidono sia Human Nature che Beat It.
Dopo il successo di Toto IV, la band però deve risolvere un serio problema con il frontman Kimball, sempre fuori controllo per via dell’abuso di alcol. Le cose si rivelano assai più complicate del previsto quando Jeff propone di sostituirlo. Inizia infatti una via crucis di cantanti a dir poco sfortunata.
I nuovi dischi risentono di questa instabilità il cui culmine è raggiunto nel 1990. Jeff Porcaro, su pressione dell’etichetta decide di accogliere nella line-up John Michael Byron. Con lui i Toto incidono quattro brani inediti da mettere nella raccolta prevista quell’anno: Past To Present.
Il nuovo singer Byron è davvero un pesce fuor d’acqua nei Toto. Come se non bastasse tra lui e Lukather nasce una rivalità ingestibile. Stanco di tutte queste complicazioni, Jeff Porcaro decide di passare proprio al suo chitarrista Steve il ruolo di cantante e chiudere a eventuali nuovi innesti.
La morte di Jeff Porcaro
La formazione è ormai un quartetto e sembra finalmente aver trovato la giusta coesione. Purtroppo durante la lavorazione di Kingdom Of Desire, nel 1992, Jeff Porcaro muore in circostanze mai del tutto chiarite. La versione ufficiale è un arresto cardiaco dovuto all’uso di certi pesticidi da giardino che il batterista avrebbe usato nella sua villa di Los Angeles. Altre voci parlano invece di overdose da cocaina, di cui pare che Porcaro sia sempre stato ghiotto.
Oltre che con la sua band, il batterista ha suonato negli album degli artisti più famosi del rock e del pop. Da Springsteen a Paul Young, i Bee Gees, Christopher Cross o Elthon John Jeff Porcaro ha saputo guadagnarsi una grande fama come session man. Questo l’ha portato a essere oltre che il più richiesto anche il più pagato musicista di tutta la California.
Il suo stile va dal rock al jazz al rythm & Blues. L’uso raffinato e spesso illusionistico del Charleston gli è valso il soprannome di “Mr Shuffle” . Il riferimento è alla sua esclusività nel modo terzinato di portare il tempo.
Suo ulteriore grande merito è di aver dato il via ufficiale a quel fenomeno lessicale che dalla prima metà degli anni 90 ha assediato le riviste rock: il groove, parola che significa tutto e niente e può essere ricondotta all’opera di Jeff.
L’eredità di Jeff Porcaro
Lui ha insegnato al mondo rock un’attitudine diversa da gente come Ian Paice dei Deep Purple o Keith Moon degli Who. Il suo massimo punto di riferimento è John Bonzo Bonham dei Led Zeppelin. Come lui ha posto in primo piano l’intuito alla pari con la potenza. Entrambe queste qualità però devono stare al servizio assoluto della canzone.
Nonostante la fama però anche Jeff Porcaro ha sempre avuto un punto debole: il piede sinistro. È famosa la dedizione con cui lo allenava, cercando di renderlo più indipendente possibile. Ha passato anni a studiarne ossessivamente la meccanica, lamentandosi del fatto di non riuscire a padroneggiarlo mai del tutto.
Altra curiosità: Porcaro ha inventato la tecnica della nota sui sedicesimi con una sola mano che colpisce l’hi-hat. Vi pare poco?