Non ho smesso di odiare whatsapp. Anzi, continuo a dire che mi fa abbastanza schifo come programma, ma ha una utilità non da poco: posso mandare messaggi vocali di qualsiasi durata io voglia, cosa che faccio spesso e volentieri con il Padre Cavallo. Cavallo uno a Cavallo due, e sotto con i nomi in codice per le nostre operazioni. Una volta a settimana un briefing della situazione, migliaia di discorsi su come scagazzarvi merda sul tappeto nei modi più letami. Cosa mangiamo per cagare verde? E per farla gialla?Non si strema il Padre da voler salvare a ogni costo due anni di articoli, quelli 2015/2016, inghiottiti per sempre dal ban altervista. Si prova anche a recuperarne altri da ex siti amici ma il tempo è nemico, e a volte anche internet dimentica. Come infatti molti hanno dimenticato i nostri vecchi post.
Da’ piacere leggere i commenti riguardo il post sulla Fata Ariele, però io e il Padre ci siamo chiesti che o siete dei segomani, o a furia di masturbarvi avete ridotto la vostra memoria a quella d’un pesce rosso; vi ricordate solo quando dovete masturbarvi.
Ho rallentato il ritmo, qualcuno l’avrà notato, almeno chi legge l’autore, perché noto molti non lo fanno. È un po’ piccolino, forse devo ingrandire l’avatar o il nome, o entrambi, o cerchiarlo di rosso, metterlo a fine articolo. Non so, consigliatemi invece di masturbarvi come pesci rossi in calore.
Dovevo scrivere un reportage sul breaking Sound, ma questa cosa m’ha infastidito non poco: dovere. Come avessi dovuto timbrare un cartellino chiamato ‘il live report perché sei andato al concerto’. Io non timbro alcun cartellino, anzi. Io non seguo alcuna regola. Se m’inviti al tuo concerto, io cago sulla ringhiera perché sono cavallo. Se mi regali un cd lo uso come poggiabicchiere, perché non voglio sporcarmi la scrivania con il mio boccale di birra.
Ma allora cosa vuol dire scrivere in un blog? Non di certo compiacere il pubblico con recensioni scolastiche tipo compiti in classe. Il Padre m’ha illuminato a dire il vero, con un discorso su prostitute e vagine, sesso e lavoro, anale e non anale. Io non uso la mia vagina per il mero lavoro, io la mia vagina la uso per scoparmi le migliori vagine del paese. Chi di voi quindi si sente in grado di soddisfare questa equinica vagina?
Ho voglia di nuova musica, non solo di metal. Il metal almeno in disco m’ha scocciato, e non cerco più come una volta dischi da recensire. E ci credo, dopo cinque anni. Vi stupireste di cosa m’accompagna mentre scrivo, la cosa più insensata del mondo per chi cerca concentrazione, e non sto parlando di neo melodico canadese.
Sdangher non è solo 2.0 perché fa figo il titolo, ma perché anche noi siamo 2.0. Spero gli articoli vecchi siano di vostro gradimento, li abbiate spulciati, criticati e osannati. Quello è il nostro passato, in sacrificio per voi. Perché prima d’essere cavalli siamo stati pseudoblogger in cerca d’un successo inesistente. Ancora oggi pur in giro con la maglia di Sdangher, nessuno m’ha ancora bastonato. Eppure gli insulti si sprecano nei social nei nostri confronti, anche da gente che vedo ogni giorno ai concerti. Beh dai uno ha avuto le palle di dirmelo in faccia, e per questo lo stimo.
Il futuro di Sdangher si prospetta marrone, come lo sterco sul tappeto.