Motorhead – Clean Your Clock – Più che una recensione un necrologio!

Ci voleva coraggio o forse, come nel mio caso, l’inconsapevolezza di cacciarsi in un buco nero. Quattro giorni prima che il Grande Vecchio del rock and roll morisse è stato registrato questo live sintonizzato, come dice il titolo, sugli ultimi momenti del grande Lemmy, naturalmente consumati on stage, facendo ciò che l’ha sempre tenuto in vita, dando a lui e a molti altri la possibilità di festeggiare il rock e il metal nel modo più devoto e puro possibile.

Clean Your Clock è il classico live album degli ultimi Motorhead: il grande affiatamento del trio, che con buona pace degli integralisti della prima ora è e rimarrà la formazione migliore della band in assoluto; la sfilata dei vecchi classici come una parata funebre inconsapevole.

Lemmy sa che manca poco ma vuole ribadire il suo vitalistico vaffanculo al mondo. Vederlo “inscheletrito”, con la voce che va e viene, lo sguardo non più infoiato di coca e rock and roll ma ormai plagiato da una certa signora ammiccante che da dietro quegli occhi ci fissa sorniona.

Verrebbe voglia di concentrarsi sul prodotto, giudicare tecnicamente il DVD (ottimo), le riprese, il montaggio e la resa dei brani in audio ma sarebbe come fare un inventario qualitativo dei drappi sulla bara al funerale di uno zio particolarmente caro.

Come riuscirci? Le luci colpiscono facce di ogni età. Ragazzini imberbi alzano le cornine assieme ai loro padri barbuti e ingrigiti eccetera eccetera. Lo scheletro del bomber minaccia l’odience. E quando la chitarra di Campbell, al termine di Overkill rimane sospesa fino a diventare un gorgoglio distorto e la sagoma dinoccolata del vecchio Lem sfila sul palco, il rumore assume una valenza simbolica altissima, liturgica.

Non ci sono parole, solo un gran frastuono che percuote le orecchie di un pubblico trasognato e stremato dall’ultima cavalcata assieme al proprio eroe. Eccolo lì che si allontana, un uomo che ha saputo regnare su se stesso.