L’immaginario di Carpenter ha sempre avuto un rigoroso profilo sonoro fatto di suoni, fraseggi, trame insistenti che lui stesso ha composto attingendo al rock, al prog, al metal e l’elettronica dei Tangerine Dream. Il precedente Lost Theme non era il primo tentativo discografico slegato dal cinema (si ricordino i Coupe De Ville) e anche su Lost Theme II sono coinvolti il figlio Cody e il figlioccio Davies ma siamo sempre nell’asfittico mondo di Carpenter: i momenti sognanti di Hofner Down (dove manca giusto la voce di Midge Ure per ricondurci al mondo ansioso e romantico della new wave più gotica); le terrifiche ma risentite Dark Blues e Bela Lugosi.
La musica del regista ha avuto una chiara evoluzione fino al 1995, poi il suo cinema è rimasto intrappolato nella retorica artigianale. Non esistono film per queste nuove composizioni e John non ha cercato di renderle indipendenti. Gli arpeggi, le cavalcate percussive sanguinano un bisogno vitale di immagini e storie e nessuno del pubblico ha il talento visionario di Carpenter per crearsele da solo.