Hank Williams nasce in Alabama, a Georgiana ma, per sfuggire al terremoto della Grande Depressione, si trasferisce con la famiglia da certi parenti a Fountain. Lì conosce un cugino di nome J.C. McNeil, sempre ubriaco e pronto a fare a pugni con tutto il mondo. Lui finisce per seguirlo ovunque e imitare tutto ciò che fa.Williams cresce in un clima di miseria estrema e, se non fosse per la chitarra regalatagli da una zia, probabilmente trascorrerebbe il resto dei suoi giorni dietro le sbarre.
I primi tempi si offre come accompagnatore del bluesman Rufus Payne finché, un giorno, decide di mettersi in proprio: si piazza sul marciapiede davanti alla stazione radio WSFA e rimane lì a suonare fino a quando quelli non lo scritturano.
In poco tempo si ritrova ad avere una band tutta sua, un lavoro fisso come musicista e un sacco di bei progetti. Peccato che la Guerra si porti via i suoi accompagnatori e lasci Hank da solo a casa a sentirsi un mezzo uomo a causa della spina bifida.
Solo l’alcol lo consola, aiutandolo a non sentirsi un fallito e a lenire i dolori terribili alla schiena. La bottiglia però contribuisce a fargli guadagnare la fama di inaffidabile e soprattutto a perdere il lavoro alla WSFA.
Poi incontra il suo angelo, Audrey Shepard, che se lo sposa e gli fa da manager. La guerra finisce, Williams può rimettere insieme la band e cercare di combinare qualcosa di buono. Scrive Hey Good Lookin’, Cold, Cold Heart, Jambalaya (on the Bayou), Lovesick Blues e, in poco tempo, le più grandi radio del paese sono pronte a ricoprirlo d’oro.
Per i suoi dolori alla schiena dice in giro di essere caduto da cavallo durante un rodeo e, anche se non sono in molti a credergli, nessuno si sogna mai di contraddirlo. La malattia alla schiena lo porta alla dipendenza da antidolorifici che, accompagnati al vizio della bottiglia, mandano in pezzi il suo matrimonio con Audrey e trasformano la stella più brillante di tutto il panorama country folk americano in un derelitto che si trascina via per le campagne come uno zombie.
A causa dei dolori, non riesce più a dormire e si sente sempre stanco.
Un giorno si rivolge a un noto ciarlatano, tale Dr. Marshall, che si aggira per le città vendendo i suoi unguenti miracolosi contro l’impotenza, la stanchezza e la caduta dei capelli.
Il finto medico gli prescrive una mistura di amfetamine, sedativi e altra robaccia che allevia sì il dolore cronico di Hank, inaugurando però nuove e più terribili dipendenze. Si lascia trascinare in una fitta selva di illusioni, dice a tutti che rimetterà in piedi la sua carriera, si rialzerà e non rovinerà più tutto come sempre, mai più.
L’occasione di un riscatto si presenta subito, quando viene scritturato per un concerto di Capodanno a Canton, nell’Ohio. Fa di tutto per non mancare. Peccato però che una brutta tempesta di neve lo blocchi a Knoxville.
Così il cantante assume un autista molto giovane di nome Carr per farsi condurre a destinazione e lui sale sul sedile posteriore della sua Cadillac azzurra in compagnia di una bottiglia di Whiskey e la sacrosanta voglia di rilassarsi qualche ora prima dell’esibizione.
Durante il viaggio un poliziotto ferma la macchina e sbircia il passeggero sul sedile di dietro. “Ehi, ma è morto?!” esclama. Il giovane Carr assicura all’agente che il signor Williams è solo addormentato: “Lui è il grande Hank Williams, ha presente? Ha preso un sonnifero per riposare un po’, tutto qui”.
L’agente sembra incerto ma alla fine li lascia andare. Cinque ore più tardi però l’autista inizia a preoccuparsi delle condizioni del suo passeggero e, fermandosi a una stazione di benzina trova il coraggio di controllare come sta.
Toccando la sua mano ghiacciata capisce subito che è andato. La causa di morte ufficiale è infarto a ventinove anni, il medico che fa l’autopsia però stenta a crederlo così giovane viste le condizioni degli organi interni simili a quelle di un anziano decrepito.
Nella sala del concerto, a Canton, la band reclutata per accompagnarlo durante la serata di Capodanno suona I Saw The Light in suo onore, lasciando la ribalta vuota e illuminando con un faro il punto dove avrebbe dovuto esserci Hank Williams: semplicemente il miglior autore di canzoni di tutta l’America, almeno secondo Bob Dylan.