Jazzista leccese che, a trentacinque anni strombazzati, al Festival del Jazz di Sanremo, forse a causa del suo nasone malinconico come un precipizio di cemento, finisce per conquistare la simpatia dei giornalisti e pubblico e ritrovarsi vip.
La casa discografica, nonostante le sue perplessità e rimostranze decise, visto che si considera stimato dagli appassionati di Jazz e non certo capace di conquistare la gente normale, pubblica una serie di incisioni fatte quasi per scherzo e rimaste nel cassetto.
Inutile dirlo: pezzi come Carina, (eseguita da altri dieci interpreti, tra cui anche un molto apprezzato Gianni Boncompagni) Fantastica, Amorevole, I Sing Ammore, diventano dei successi clamorosi, trascinando Arigliano verso una fama che egli stesso non capirà mai fino in fondo. 20 km al giorno è l’inno per eccellenza dell’andar dietro a una stronza e un brano rivoluzionario per l’epoca in cui il cantante decide di presentarlo a San Remo. Il pubblico però ci fischia su e la critica ha da dire più del rinoplasmo logorroico che dell’appoggiatura jazz e l’ironia del pezzo.