Su facebook non esiste sala d’attesa

Ho lavorato per dieci anni a uno sportello e questo mi ha permesso di sviluppare una sorta di sensibilità particolare per i rompicoglioni. Li riconosco subito. Se mi trovo in una sala d’attesa, io so individuare il più molesto tra i presenti, in pochi secondi. Ci riesco osservandolo appena entra, o se lui è già lì prima che entri io, lo sgamo guardandolo in faccia.Non ci credete? Allora siete come mia moglie. Mia moglie dice che mi sopravvaluto. Del resto lei ha fatto la barista da quando era piccola così, quindi rivendica un sesto senso per gli sconosciuti davvero potente, altro che io. E vi posso garantire, riguardo mia moglie… che pure lei si sopravvaluta!

Io invece ci becco sempre. Come lunedì scorso. Ero a fare la fila al patronato. Al CAF. Ero lì ancora prima che aprissero. Stavo seduto sulle scale di marmo di una casa accanto all’ingresso e sprofondavo nei miei pensieri. Di questi tempi si rischia davvero di sprofondare di brutto, nei propri pensieri. Non so voi ma io a volte devo chiamare i pompieri per tirarmi fuori dai miei.

Va beh, non divaghiamo. Assieme a me c’era una signora resa attempata più dall’eccessivo fumare che lo scorrere effettivo del tempo. Poi c’era un tipo con gli occhi fissi sul cellulare e un altro tizio che ci guardava tutti dalla sua macchina.

Non scendeva. Ci fissava. Noi e la porta chiusa del CAF.

Era dei nostri, questo voleva dirci. Stava aspettando con noi. E anche se non scendeva per chiedere in quale posizione si trovasse da uno a quattro,  lui era con noi. Ma non era il rompicoglioni.

Il rompicoglioni da sala d’attesa fa una cosa, di solito. Quando arriva pensa di essere il primo. Anche se mancano cinque minuti all’apertura di un ufficio che ti prende tre ore di fila solo per sistemare due righe di documento, lui è ottimista. Non si guarda intorno. Mira all’ingresso, afferra la maniglia della porta e pure se da fuori si vede che le luci sono spente, lui tira.

Il rompicoglioni moderato tira una volta, sbircia e poi si gira seccato. Quello fuoriserie tira, tira e ritira almeno tre volte prima di arrendersi.

Se fosse forte a sufficienza, questo tipo di rompicoglioni, credo che sradicherebbe la porta dai cardini, la appoggerebbe di fianco all’ingresso e entrerebbe nella sala d’attesa buia e griderebbe: “c’è nessunoooo?”

Lo specifico rompicoglioni della situazione di cui vi sto parlando è una signora. La rompicoglioni.

La rompicoglioni si è voltata dopo aver tirato e spinto la porta chiusa. Dopo aver guardato nel buio oltre il vetro in cerca di segnali alieni o cosa e dopo aver realizzato di non essere arrivata in anticipo su tutto il mondo, lei, la rompicoglioni, si è voltata.

Eravamo già in quattro avanti a lei? Noi stavamo lì per la sua stessa ragione? Non ci trovavamo da quelle parti per caso?

“Ah, ma non sono la prima, allora”, ha detto, poi si è messa a ridere come se avesse combinato la sbadataggine più divertente di questo mondo. Ha cercato lo sguardo di tutti i presenti e ha iniziato a dire che lei credeva di essere la prima e che si era sbagliata.

Per me era già sufficiente. I modi bruschi, la parlantina, l’aria socievole nonostante la scarsa socievolezza d’intorno, rappresentano un pedigree di scassagenitali da finale mondiale, ma gli altri non ci sono arrivati. Qualcuno non ci arriva mai.

La fumatrice ha commesso l’errore di scambiare due battute e la signora ha avuto il via libera definitivo per iniziare il suo show.
Poco dopo ci hanno aperto e ci siamo accomodati in sala d’attesa ma noi tutti già sapevamo che la donna, poverina, aveva perso il lavoro e che era intenzionata a farsi dare la liquidazione fino all’ultimo centesimo. Ovviamente questo le ha permesso di sentenziare sul mondo del lavoro, sullo Stato, sugli extracomunitari che hanno il cellulare costoso e duemila euro di reddito, appena sbarcano sulle nostre spiagge.

Sembra tipo un concorso. Supera la traversata con il gommone e ti becchi lo smartphone e duemila zucche mensili. Vieni in Italia!

Per un po’ ho applicato il metodo della comunicazione empatica e mi sono calato nella donna, sono sceso dentro come una pasticca tranquillante che purtroppo non le ha fatto alcun effetto.

E nemmeno a me. La signora non era solo noiosa e assillante ma soprattutto social. Inutile aggiungere che nel giro di poco tempo, le chiacchiere, anzi i monologhi, li ha incentrati tutti su: negri, mussulmani, dietrologia, stupri, disoccupazione, Salvini su molte cose ha ragione, ancora negri, stupri.

Accanto a me si è seduto un signore sull’ottantina, compito, gioviale, ex-poliziotto. Tra i due c’è stata subito grande concordanza di vedute. Dai loro discorsi, incentrati quasi solo su ladri-giustizia sommaria auspicabile, ho appreso che in Italia è prevista la nascita del primo partito musulmano.

La signora ne è sicura: primo passo per l’invasione definitiva! “Tra dieci anni le nostre donne gireranno in burka e gli uomini saranno tutti figli di Allah!”

Una vecchietta con il fiato grosso, sedutasi da poco, è intervenuta dicendo che proprio la sera prima, dei ladri hanno tentato di aprire la porta di casa sua.

La donna e il vecchio si sono subito interessati a lei. “Cosa le hanno fatto? Ma lei ha chiamato i carabinieri?”

“No” ha detto la nonna. “Tanto a che serve?”

“Ma le forze dell’ordine devono saperlo!”

“Le forze dell’ordine lo sanno già. Nel mio quartiere è un continuo. Da me è già la seconda volta che ci provano. La prima avevo chiamato i carabinieri ma non è servito a nulla”

“Ma lei vive da sola, signora?” ha chiesto il vecchio poliziotto.

“Ho un figlio ma sta a Roma. Non lo vedo mai”

“Ma come può stare da sola in balia dei ladri?” ha domandato la donna alzandosi quasi in piedi.

“Lasci stare” ha detto la vecchietta. “Se le raccontassi. Vivo con 600 euro. Sono diabetica. Ho dovuto persino interrompere le cure. Non posso più permettermi visite e medicine”

“La capiamo, signora” ha detto la donna. “Anche io e mio marito ora non ce la facciamo più. Per questo stiamo pensando di andare all’estero a goderci la pensione”

La vecchietta ha annuito ma quei discorsi devono averla immalinconita di brutto e mentre la donna ha ripreso a dir male dell’Italia, la poveretta si è coperta le mani e ha iniziato a piangere. La donna e il poliziotto si sono avvicinati. “Deve resistere, signora. Vedrà, vedrà che le cose miglioreranno”.

Avrei voluto far notare a quei due che fino a un momento prima si erano lasciati andare a una serie di condanne e previsioni apocalittiche sul futuro del paese.

I due non sono riusciti a tirar su la nonnetta e dopo un po’ sono passati ad altri argomenti, distaccandosi da lei.

Non so come, si sono ritrovati a parlare di stupri. E così ho appreso che i carabinieri stupratori sono effettivamente stati condizionati dall’andazzo troppo disinibito e provocatore delle ragazze straniere. Il bello è che l’ha detto la donna, non l’anziano poliziotto. Tra i due è nata una discussione piuttosto affannosa e quasi li ho rimpianti quando andavano d’accordo sui negri e sul partito musulmano prossimo venturo.

Poi la donna ha ripreso a dir male dei negri. E che rispetto ai carabinieri sono stati molto peggio. “Ma lo sapete che gli stupratori di Rimini ci hanno dato così dentro che alla fine la povera ragazza si è vista asportare l’utero???1?!1?”. La signora l’ha detto con solennità e nessuno dei presenti, intanto diventati nove di numero, ha replicato.

Ho preso il cellulare e cercato su google “utero, stupro, rimini”. La rete mi ha risposto ciò che pensavo: una fake news. Una bufala.
Avrei potuto intervenire, lo so. Dire alla donna e tutti i presenti che quella notizia non era vera ma poi ho pensato che in fondo avrei corso il rischio di ritrovarmi in una discussione con lei, e quasi certamente la signora avrebbe replicato che avevano messo in giro che era un falso per coprire i negri stupratori.

Se avessi chiesto cosa e chi avesse interesse a coprirli, lei avrebbe bofonchiato ancora del partito musulmano.

La verità è che certe notizie sono credute da chi ha un bisogno disperato di avere conferma delle sue peggiori, schifosissime, paure. I negri sono così bestie che non lasciano uteri dopo il loro passaggio. Tipo Attila con l’erba. I nuovi barbari sono qui, pronti a lottizzare le fiche delle nostre donne!

Lasciate i social, correte tra la gente. Insomma, vivete la vita vera, dicono i guru dell’endorfina.

Domanda: ma se la vita vera è fatta degli stessi cazzoni che condividono link fasulli solo per gridare “vergogna111!!1!!” quale sarebbe il vantaggio? Almeno via facebook non senti l’odore marcio del fiato, la puzza di sudore, non subisci le onde sonore torturanti della voce ininterrotta.

Ci sarebbe stato da fare un gran lavoro. La signora teneva banco. Sembrava che si fosse calata in quella sala d’attesa con il massimo della preparazione. Come se fossero mesi che era in tiro per rovinarci la vita a tutti, lì dentro. Nessuno la interrompeva. C’era chi annuiva e chi guardava il vuoto nel display del proprio cellulare. Io registravo brani dei suoi sproloqui e li inviavo a Mara. Tutti ci sorbivamo la cascata di scemenze di questa tipa abbastanza grande da essere nonna e che per fortuna non era stata nemmeno mamma. Solo mia moglie al termine di ogni messaggio ricevuto mi inviava una serie di bestemmie per commiserarmi.

Gaber diceva che gli anziani andrebbero ammazzati da piccoli. In fondo aveva ragione. Come si fa ad arrivare a 70 anni e parlare per frasi fatte, essere così razzisti, beoni, ignoranti e babbei? E come si fa a non giudicare la vita di chi arriva al fondo e si ritrova il cervello frollato come le proprie ossa?

La vecchietta che vive sola e ha i ladri che assediano casa sua di notte, dopo aver smesso di piangere ha declinato l’offerta di ricevere visite dalla rompicoglioni razzista e persino dall’ex poliziotto.

Meglio i ladri, vero nonnina?

Lo so. Dovrei essere comprensivo e pensare che quella donna, quel vecchio hanno solo tanta paura, per se stessi, il proprio paese. Che in fondo questa paura è colpa dei media.
Ma i media sono sempre stati così.
Non crediate al crollo dei valori nel mondo del giornalismo. E nemmeno alla saggezza antica e al ruolo degli anziani nella nostra società, ormai perduto. Si tratta di miti. La realtà è sempre stata questa: dicerie, razzismo, chiacchiere vacue e rompicoglioni nulla-sapienti che tengono banco in sala d’attesa.

C’è di buono che alla fine, poco prima di alzarmi ed entrare dal commercialista, la rompicoglioni ha detto che è prossima a trasferirsi alle Canarie. Il signore anziano ex poliziotto l’ha avvertita che gli Italiani all’estero muoiono ammazzati in gran numero, specie da quelle parti.

Lei ha risposto di non temere nulla, ha fatto undici anni di Kung-fu.

Spero sul serio che vada presto nell’arcipelago a duellare con gli indigeni armati di coltello.

Se questa è la fuga dei cervelli tanto scongiurata dagli esperti, io dico di non drammatizzare.