Akutagawa Ryūnosuke fu concepito da una madre folle ma almeno ebbe la fortuna di non doverci crescere. Dopo un anno di vita infatti fu affidato a certi nobili zii che lo allevarono in un ambiente culturalmente stimolante.
Quando in adolescenza la zia gli proibì di uscire con una ragazza che gli piaceva tanto, lui ci rimase tanto male.
Invece di mandare tutti al diavolo e fare come gli pareva, rinunciò alla sua educazione sentimentale e si dedicò allo studio e alla scrittura.Dopo qualche anno iniziò a far girare le sue prime composizioni ma nessuno mostrò entusiasmo. Tranne Soseki Natsume, scrittore molto celebre in quegli anni, che riconobbe il talento di Ryūnosuke.
Nel 1917 si laureò e iniziò a scrivere su alcune riviste. Questo gli suggerì che la vita non era così male ma il suo caro maestro Soseki Natsume morì e lui per sfogare il dolore decise di sposare una certa Fumiko, che non amava affatto.
Con la scrittura le cose seguitarono ad andare bene, tanto da fargli avere soldi a sufficienza per non occuparsi di nient’altro; nessuno si spiegò allora perché decise di partire per la Cina e da lì fare l’inviato (forse l’insofferenza per la vita coniugale o magari la noia).
Tornò comunque molto malato e la sua salute fisica andò sempre peggio. Il successo letterario crebbe in modo inversamente proporzionale.
Un giorno un suo caro amico impazzì e questo lo riportò verso il fantasma della madre. Certe tenebrose riflessioni sulla follia che sentiva crescere dentro di lui lo spinsero a scrivere composizioni orrorifiche, e a buttar giù riflessioni non meno sinistre sull’esistenza.
Un giorno concluse che c’erano solo due alternative disponibili per lui: la pazzia o la morte.
Ryūnosuke, in modo molto discutibile, scelse la seconda.
Il primo tentativo di togliersi la vita fu nel 1927, in coppia con un amico della moglie.
La seconda volta evitò di coinvolgere qualcuno. Ingerì una quantità notevole di Veronal (antenato del barbiturico) prescrittogli da un losco figuro di nome Saito Mokichi, psicologo e poeta di una certa fama ancora oggi.
Ryūnosuke lasciò sei graziose letterine, di cui una in particolare è entrata a far parte della sua opera, una sorta di commiato dai lettori. Si intitola Memorandum per un vecchio amico, una missiva struggente in cui lo scrittore dichiara che il suo gesto è ben ponderato e non un vezzo estemporaneo.
Akatagawa è l’autore di Rashomon, racconto da cui Kurosawa trasse il film omonimo.