Polvere alla polvere, cenere alla cenere, noia alla noia…

La musica è morta, lunga vita alla musica.

Scusate, stavo pensando all’ultimo post che ho scritto su facebook, perché per quanto odi il social network, amo condividere rare perle d’ignoranza e rimuginarci sopra, come quando ho rotto il cazzo a un amico chiedendogli la grande domanda del dì: ‘ma io e tu vediamo il mondo allo stesso modo?’ e non mi riferisco alle ideologie, la politica, interpretazioni e rapporti umani, ma qualcosa di più stupido e allo stesso tempo sensato possibile: i colori.

Perché io mentre scrivo vedo lo schermo bianco e nero, so che i colori principali che vedo sono il bianco e nero, so che se qualcuno fisserà lo schermo e gli chiederò ‘che colori vedi?’ lui mi risponderà bianco e nero. Ma sono lo stesso bianco e nero? Descrivetemeli questi colori, perché io non sono certo che il mio bianco e nero siano uguali ai tuoi. Ciò che io chiamo bianco può essere il tuo giallo, e la tua visione del mondo per me sarebbe come un quadro pop art, e vice versa, perché il cervello è solo un computer che assimila i dati attraverso gli occhi, quindi ricrea quello che è l’ambiente esterno, quindi io lo suppongo, ma non sono certo che quello che vedo sia reale, perché in fondo cosa è reale?

State leggendo queste stronzate sullo schermo d’un computer, ma siete certi le abbia scritte io? E io cosa sono? Un uomo chiamato cavallo o un cavallo chiamato uomo?

Più d’una volta si sono lamentati che ultimamente faccio solo foto mascherato, ma io rispondo che la vera maschera è quel volto che mi porto dietro ogni giorno, ma il mio vero viso è quello strato di lattice che copre quello di carne. Perché la finzione per me è più reale della realtà stessa, quindi cosa è reale?

Rapporti che nascono nella rete, e messaggi vocali mandati con distanza temporale diversa, come quelli tra me e padre cavallo, sono un vero dialogo? È una vera amicizia o frutto della nostra immaginazione?

Perché a volte mi sento come il gatto di Schrödinger. Quando io vivo, rinchiuso dieci, anche undici ore nel mio lavoro, il mondo attorno a me esiste? Esistono le persone con il quale credo d’avere un rapporto, o sono solo frutto della mia immaginazione?

O io stesso sono frutto dell’immaginazione di qualcun altro, muoio ogni sera che mi addormento e torno in vita ogni mattina che mi rialzo, mentre finti dati vengono archiviati ogni volta in questo hard disk a forma di cervello, fino a quando non sarà più formattabile e l’inesorabile mietitore mi getterà nella pattumiera?

Perché stamattina girovagavo per il cimitero, e non avevo paura di vedere tutti quei morti, perché sono uno zombie che cammina tra i suoi simili, solo che io la tomba l’ho rifiutata, fino a quando questa non reclamerà il suo occupante e io non avrò i soldi per pagarla.

Isolato, con le cuffie nelle orecchie, m’annoio, piscio nel bagno e penso ‘volevo farla su una lapide’.

Esco più scocciato di prima e mi chiedo se qualcuno si ricorderà di me. Cenere alla cenere, noia alla noia. Dati digitali che andranno persi col prossimo format del blog e anche questi miei pochi ricordi non saranno serviti a nulla.

Mi corico nella stalla che gli occhi sono pesanti e mi sono stancato di scrivere.

Ci si sente di nuovo, magari più tristi, con uno speciale più equino di prima.