GUT
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GUT – Non ci sono limiti se metti il porno insieme al grind!

Gut, quando non c’è limite alle oscenità nella musica.

Ma il pornogrind chi cazzo l’ha inventato? Diretta ramificazione del grindcore e goregrind, il pornogrind è saturo di testi a tema sessuale. Questi testi sfociano in versi suinici d’idilliaco piacere. Corredati da copertine che al confronto quelle dei Carcass sembrano quadri dei bambini dell’asilo appesi al frigorifero dai genitori.

“Guarda, questo è il quadretto che mia figlia ha fatto per pasqua a scuola usando i prepuzi avanzati dalle circoncisioni dei suoi compagni di classe ebrei!”

I GUT sono loro

Ve li indico io col braccio in erezione i colpevoli. Sono i tedeschi GUT, da non confondere con l’omonimo gruppo di Cornelius Jakhelln, membro dei Solefald. Non si direbbe visto lo stile grindcore dei pezzi, ma sono senza ombra di dubbio loro i padri del pornogrind.

Non so come sia andata questa storia della pornografia necro-cropofaga, ma me l’immagino.

Berlino, metà anni novanta. I componenti del gruppo stanno in un pub e parlano del loro nuovo album, di come gli strumenti debbano suonare più bassi, la voce più sporca. Fanno pause per aggiungere che i Carcass hanno capito tutto della vita. La cameriera sta per servire la birra. La forza di gravità vince il suo reggiseno. Il gancio si spacca e una tetta trabocca dalla scollatura. Primo piano del capezzolo turgido nella Ola generale del locale. Al ché il batterista, con gli occhi ancora lucidi per la gioa urla “è di questo che dobbiamo parlare!”.

Dieci pinte dopo, i GUT dimenticano completamente di cosa volevano parlare nei testi e le poche note che si sono scritti sono solo peni e… peni enormi. Quindi optano per la pornografia estrema, la necrofilia e quei fetish sessuali che tutti abbiamo ma non ammetteremo mai. Roba come farci fare i segoni coi piedi, cagare sul pene e vomitare nel bulbo oculare. Sì, c’è gente a cui piace veramente sta roba; sopratutto in Giappone.

Finita la birra inizia la… musica?!

La loro discografia, com’è giusto nella scuola grind, è ricolma maggiormente di split e brevi EP. Sia mai ci si sforzi a fare album più lunghi di venti minuti, mica i GUT sono i Napalm Death!

Non servono testi per ammazzarsi dal ridere nel pornogrind, quando ti ritrovi titoli come Pussyfied / Assyfied, Hyper-Intestinal Vulva Desecration, Bathed in Virgin Blood. Non fatemi continuare, andrei avanti per ore.

Certo non si sono fatti mancare qualche album, i GUT. Non è che puoi dire alla casa discografica che vuoi campare di soli split. Il pubblico necessita d’un ascolto da lasciare nel lettore per più di cinque minuti di rigurgito. Magari se vi siete iscritti al corso di metal all’università e volete ripassare la lezione di storia, il classico Odour Of Torture fa al caso vostro. Per me niente di eccezionale.

Il vero classico dei GUT rimane invece l’indefinibile The Cumback. Tratteniamo le risate, grazie.

Grindcore, goregrind, death, tecno e pure rap. Ci buttano di tutto in mezzo, spruzzano sperma neanche fosse la colazione di Hellcock’s Pornflakes dei Rompeprop. Lo sbattono nei lettori dei migliori ascoltatori grindcore.

Posso solo immaginare le facce del punk/metallaro medio a fine album. A detta di chi scrive un album rivoluzionario. E persino un sordo morirebbe dalle risate solo aprendo il libretto del cd.

Incapaci di prendersi sul serio, i GUT sanciscono il matrimonio tra gore e il porno. Prendete un tavolo operatorio saturo di vomito, DVD horror e pizza andata a male. Aggungete fighe porno di serie B col pelo talmente sporco di sperma che vi pare di leccarla a un topo che si è fatto il bagno nel gorgonzola. Finireste per contrarre la sifilide usando tre preservativi. Sia col topo che ascoltando i GUT!