I Nader Sadek chi sono? Un super progetto musicale. E cosa è però un super progetto musicale? La riunione in studio, che a volte può sfociare in sede live, di personaggi considerati di spicco nella loro suddetta scena. Questi luminari sono certi di poter apportare una ventata d’aria fresca grazie alle loro capacità e invece il più delle volte combinano porcherie. I casi sono tanti e sprecherei le poche parole concessemi in questo capitolo per nominarli tutti. Posso dire però che i Nader Sadek rappresentano l’eccezione alla regola.
Dietro le loro maschere si nasconde innanzitutto il creatore del progetto quale Nader Sadek. Nader Sadek è un artista che ha collaborato alle scenografie per Mayhem e Sunn O))) e che alla fine ha deciso di formare il suo super gruppo usando i contatti guadagnati nel tempo. Facendo cosa? Mettendoci il proprio nome. Genio. Tanto qualunque cosa accada al progetto, i diritti rimangono i propri, alla faccia di chi si sbatte nella parte creativa.
Gli ingranaggi del progetto
I membri che lo compongono sono ingranaggi d’una macchina capaci di essere sostituiti senza che questa ne sortisca effetto come ha dimostrato nel tempo. Sembrava tra l’altro un progetto nato per morire nel giro d’un anno o due. Invece il successo è stato tale da scatenare i promoter e ingaggiare il gruppo in una fitta serie di live (di cui hanno prodotto anche un dvd).
Il loro tema principale sono le macchine e il petrolio. Viene più volte dimostrato nei concerti colmi di citazioni a un futuro dominato da freddo metallo e liquidi scuri a sostituzione del caldo rosso sangue. Ma per una reale comprensione del progetto e del gelido terrore capace di scaturire, consiglio vivamente la visione del video Nigredo In Necromance. Se non vi riesce di emozionarvi dopo quei quattro minuti circa strumentali, semplicemente i Nader Sadek non fanno per voi.
Nader Sadek, davvero chi sono?
E la formazione? Da chi è composto il progetto? Chi sono questi ingranaggi facilmente sostituibili?
Agli inizi per la voce era stato contattato l’ex Morbid Angel Steve Tucker. Regge col gruppo giusto il primo e unico album, qualche tour e poi nisba; ritorna nel nulla da dove è venuto. Tutt’oggi non so che fine abbia fatto. Gli auguro ogni bene.
Al basso troviamo fino all’anno in corso Novy, non il cioccolato svizzero ma il bassista dei Dies Irae. Non vi dicono niente? Non li avete presenti? Io ci ho provato.
Gli unici rimasti della formazione originale sono Blasphemer, che se ora mi chiedete chi è giuro esco dal blog e vi prendo a calci fino alla fine dei tempi. Lui alla chitarra e Flo Mounier dei Cryptopsy alla batteria. Forse Flo ha capito che a rimanere a fare deathcore (ricordate The Unspoken King? Io sì) con loro rischiava di bruciarsi quei pochi neuroni rimasti. Poi per fortuna si sono ripresi non preoccupatevi.
Forse solo una meteora?
I Nader Sadek non verranno ricordati come il gruppo più geniale di sempre, che di super orge tra super musicisti ce ne hanno sbattute a centinaia. Certamente però sono gli unici a non aver fatto palesemente schifo e qui sì… persino Gesù è sceso dal cielo ad annunciare il miracolo.
Il particolare passato dei suoi membri riesce poi a creare un death metal intriso di black mica male. In The Flesh è il loro unico album, nel 2011 fece incetta di recensioni positive, ma mai esaltate. Io stesso andai al negozio di cd per ordinare la mia copia a scatola chiusa, peccato non sia mai riuscito ad aprirla.
Hanno le palle necessarie per sopravvivere più di chiunque altro, lo dimostrano i tour mondiali tenuti negli anni.
Attualmente alla voce hanno inserito il pluripremiato (per me) Travis Ryan dei Cattle Decapitation.
Come un ingranaggio è riuscito a incastrarsi perfettamente nel macchinario del gruppo insieme al nuovo bassista Marcin Rygiel.
A riprova di ciò potete ascoltarvi il pezzo riregistrato per l’occasione dal titolo Re:Mechanic.
Avere timore dei super gruppi è naturale. Approfittate quindi dei Nader Sadek, il primo super progetto che non solo non è una gran rottura di coglioni, ma tra l’altro non vede nelle sue fila né Portnoy né Dan Lilker. E credetemi di ‘sti tempi non è roba da poco.