ved buens ende
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Ved Buens Ende – Un disco che dovete conoscere!

I Ved Buens Ende sono stati un gruppo avantguard black norvegese.

Il black metal ai suoi albori era ignorante, grezzo, sporco, lercio… Non so quali altri aggettivi usare per definire il marcio che scaturiva dai demo prodotti in Norvegia nei primi anni ’90. 1994, De Mysteriis Dom Sathanas, il vaso di pandora è scoperchiato da mani insanguinate. Il black metal è solo norvegese, il resto è tutta imitazione. Cosa fare allora? La risposta è semplice: imitare questo album fino alla nausea, oppure… oppure cosa? I Solefald erano ancora lontani dalla pubblicazione del primo album, e qualcuno doveva scrivere il prossimo metro di paragone per il futuro del black metal “intelligente”.

Ved Buens Ende

Ok, nel 1994 era uscito anche In the Nightside Eclipse degli Emperor, ma sapete cosa, non era il loro turno di scrivere la storia.

Un trio di ragazzi nell’osannato ’94 rilascia un primo grezzo demo, Those Who Caress the Pale. I loro nomi sono Carl-Michael Eide, Yusaf Parvez, Einar Sjursø e il nome del loro gruppo è Ved Buens Ende. Vi dice niente questo nome?

Vedo già le teste che fanno di no. Non spaventatevi, è normale. Stiamo parlando di storia qui. I Ved Buens Ende sono stati una meteora nella scena black metal. Hanno lasciato un misero album, ignorato dalla massa, sfruttato da pochi illuminati per costruire le fondamenta future di molti. Due terzi del gruppo ha formato i Virus, mentre la rimanenza ha creato i Dødheimsgard. Nessuno è rimasto con le mani in mano.

Torniamo indietro, più precisamente nel ’95. Written In Waters, ah che ricordi… come diamine scrivi nell’acqua? Appunto il solo titolo è un incipt al concept astratto dell’album, black metal sezionato e stuprato nelle sue viscere dall’avanguardia. Una parola che da sola racchiude tutto e di più.

L’originalità di Written In Waters

I Ved Buens Ende evitano lo scream, o quasi. Puntano su cambi tempo improvvisi da mal d’aereo e stravolgono la struttura dell’album come un guanto. Riff burzumiani (che termini devo cercare) che accompagnano basso e batteria jazz.

Chiunque l’abbia ascoltato la prima, la seconda, ma che dico pure la trentesima volta ancora non capisce dove diamine volevano andare a parare.

Era black metal, ma non voleva esserlo. Troppi fumi nell’acqua? Arcturus, Solefald, Dødheimsgard, Todtgelichter, niente esisterebbe oggi se non fosse uscito quest’album.

Come i Celtic Frost di Into The Pandemonium, anche i Ved Buens ende erano avanti già di qualche anno sulla scena e sapete cosa succede a chi corre più veloce del suo pubblico? Non se lo caga nessuno di striscio.

Dimenticato nei negozi di dischi, lasciato a impolverare sulle scrivanie dei recensori, poche copie spedite ad amici e parenti inorriditi.

Due anni dopo, lo scioglimento. Perché è così che doveva andare. Non c’è molto altro da dire al riguardo. L’album è stato un insuccesso, come un quadro di Van Gogh che acquisisce valore solo quando l’artista si strappa un orecchio e poi muore. Mi si creda se c’è mancato poco pure con loro.

Tragedia mancata – successo mancato

Carl nel 2005 è caduto da un palazzo di ben quattro piani, fortunatamente salvandosi ma rimettendoci l’uso delle gambe. Questo certo non l’ha fermato nelle sue numerose collaborazioni, oltre a cantare, suona basso e chitarra.

Nel 2006 i Ved Buens Ende ci riprovano e tornano insieme annunciando fuoco e fiamme… su Blabbermouth.net. Certo, e prima che le reunion tornassero di moda avevano già anticipato tutti promettendo pure un nuovo albuma breve. Morale della favola si sono sciolti ancora prima di rilasciare almeno un’anteprima. Forse volevano solo riempire i palchi con qualche annuncio shock, non lo sapremo mai.

Tutto è male quel che finisce male, anche se così non è. Written in Waters rimane il primo album avantgarde black metal scritto. E uno dei migliori nella storia del black metal in generale. I tre ragazzi hanno alla fine scelto strade diametralmente opposte. Che possiamo continuare a seguire a nostro piacimento.

E a pensarci poteva andar peggio. Potevano veramente rilasciare un nuovo album e forse oggi ne staremmo ancora parlando male.