BoJack – La quarta stagione tra speranza e assenza

Nella prima stagione di BoJack Horseman v’era il fallimento, nella seconda la ribalta, nella terza il crollo e nella quarta la famiglia.

Nella prima serie avevamo un BoJack fallito, attore senza futuro, ma stranamente senza debiti, capace di sostentarsi da solo senza bisogno alcuno d’un ingaggio; al culmine del suo fallimento, ove qualsiasi attore sull’orlo del baratro decide quindi di lanciarsi nel mondo dell’autobiografismo spinto. Che poi alla fine non tutti se la redicono da soli, e quindi diventa una biografia se sei talmente pigro da impiegarci mesi solo per scrivere il titolo del primo capitolo.

Nella seconda, sbeffeggiato e al contempo idolatrato in un libro arricchito da vergognosi vilipendi, decide di tornare sui suoi passi e interpretare quel ruolo di colui che fu suo mentore; peccato arrivarci con troppi anni e chili di ritardo. Lo show business però è infame, muta forma, vede prima il numero degli zeri, poi le reali capacità del cast in gioco, e se i debiti superano gli introiti si corre subito ai ripari. Il suo ritorno sarà un successo, ma pagando un prezzo d’eccesso e quindi solo un altro fallimento.

Ed è proprio perché egli è un fallimento, un gene che gli è stato trasmesso ancora già spermatozoo nello scroto di suo padre, che nella terza stagione impara a sue spese d’essere un veleno capace d’uccidere qualsiasi cosa tocchi. Uno a uno, quelli che gli stanno vicino sono tutti morti o persi per sempre. Meglio morti che mal vissuti. Ed è per questo che BoJack ci lascia con una amara immagine di lui, forse intento a farla finita, chiuderla per sempre e abbassare quel maledetto sipario sulla sua più tragica interpretazione, e forse solo preso a guardare i suoi simili intenti a correre, perché il cavallo è un animale vigoroso, incapace di rimanere imbrigliato. Loro sono nati per correre.

La quarta stagione riprende dove l’abbiamo lasciato, ma anche no. Il primo episodio infatti ci mostra un Holliwoo allo sbaraglio. Diane è narratrice del primo episodio, il primo della serie senza il protagonista, perché egli stesso può esserlo senza esserci. Mica uno può essere il protagonista della vita di tutti, quando ognuno di noi è protagonista della propria esistenza e comparsa in quella di altri.

In fondo cosa è un protagonista nel mondo? Una persona capace da sola d’essere ago della bilancia delle scelte dei molti, ma in sua assenza questi cosa fanno? Quello che fanno sempre: vivere. E BoJack avrebbe potuto mutuare gli avvenimenti in modo meno inatteso? Forse, o forse no. A lui non frega un cazzo, e anche agli altri non frega un cazzo di lui. Solo a Diane frega ancora qualcosa, l’unica che forse ha visto un barlume di luce in quella melma velenosa chiamata BoJack Horseman.

Anche suo marito, per chi non lo ricorda Mr. Peanutbutter crede nell’amico, ma la carriera per lui è tutto, anche se non ha mai mosso un dito per spingerla, semplicemente gli è caduta dal cielo, come manna, come fortuna, come ne fosse stato baciato, quando altri ucciderebbero per un minuto della sua felicità. La beata ignoranza canina.

Si torna anche indietro nel tempo, scoprendo che è vero che la mela non cade mai lontano dall’albero, ma è anche vero che a questo mondo non esistono carnefici e vittime, tranne quando questi assumono il ruolo di genitore e figlio.

Molta importanza viene data infatti alla madre, scoprendo un tassello importante della vita di BoJack: da dove deriva questo gene. E non si può fare a meno di simpatizzare per quella bastarda della madre, che ci piaccia o pure meno, grottesco ritratto d’ognuno di noi. Un figlio può rovinarti la vita per sempre, vale quindi la pena metterlo al mondo, tenerlo in grembo, crescerlo e insegnargli a odiarci, rendendolo un essere insicuro, incapace d’amare, gretto nei confronti del prossimo?

Speranza, questo è il sentimento che ti lascia la conclusione della quarta stagione, che spero sarà anche perno portante della prossima.

La speranza  di Princess Carolyn, che nei suoi momenti più bui sogna una pronipote in un ipotetico futuro. Non è una cosa un po’ triste quando hai abortito per l’ennesima volta?

C’è chi al diritto d’essere madre ci sputa sopra e chi spinge il proprio corpo ai limiti, fallendo ogni misera volta. Un’adozione può fare la differenza, anche se ci sono di mezzo otto padri, però vuoi conoscere chi ti ha messo al mondo.

Il sesso poi come c’insegna Todd non è il perno portante d’una relazione, lui il primo asessuato nella storia della tv mondiale. Cosa si prova a non desiderare di fare sesso? Eppure una relazione è un sentimento, uno vero, uno che viene dal cuore, un ripieno come quello d’un lecca lecca, perché la relazione è come quel guscio duro all’esterno, ma il matrimonio è quella succosa morbida gomma da masticare all’interno. Ma se la gomma non c’è? Allora è un lecca lecca. Un semplice lecca lecca.