Amy Winehouse – Un’altra candela nel vento

La più grande spacciatrice moderna di “musica soul per principianti”, la Winehouse fa parlare di sé più per i guai con l’alcol che per i dischi. Alla fine dei molti stenti è come se la società, morbosamente attratta tanto dalle sue squallide vicende private che dalla sua arte, si sia limitata a lasciarla tutto il tempo sul bordo di un baratro, chiedendosi non come salvarla ma quando e se avrebbe fatto il salto.
Amy nasce nel 1983 a Enfild, nel Middlesex e inizia presto a far musica immergendosi prima nella cultura hip-hop e poi appassionandosi al Jazz. L’esordio si intitola Frank ed esce nel 2003. La sua voce piace molto alla critica che però non rimane convinta dallo stile dei brani. La verità è che neanche Amy va orgogliosa del suo primo album e a distanza di qualche anno ammette di non sopportarne l’ascolto.

La svolta arriva tre anni più tardi con il disco Back In Black e singoli come Rihab, You Know I’m No Good e Love Is A Loosing Game. Il mondo resta ammaliato dalla voce calda e melliflua di Amy. Nessuno ha idea che dietro quello stile demodé ci siano la Motown e Sassy Vaughan. Il pubblico la adora soprattutto perché presto le sue vicende private danno credibilità alle testarde dichiarazioni di individualismo e perdizione dei suoi testi.

Il suo stile di vita dissoluto le mostra il conto quasi subito. Nel 2008 al Rock In Rio, la cantante si presenta sul palco priva di voce. Chiede scusa dando la colpa a certi problemi respiratori ma già l’anno precedente, agli MTV Europe Music Award ritira il premio consegnatole da Michael Stipe dei R.E.M. senza dire una parola e mostrando evidenti difficoltà nell’esibizione successiva.

Il nuovo millennio ha la sua Janis Joplin e anche la singer degli anni 60 se avesse avuto mezzi come YouTube probabilmente si sarebbe fatta riprendere in momenti discutibili, aumentando lo scandalo attorno a se stessa: Amy appare in un video in cui fuma crack e il mondo va in tilt per questo.

Nel 2008-09 resta l’indiscussa regina dei tabloid passando da un incredibile salvataggio di una donna che sta annegando, al divorzio dal marito e l’intervento di chirurgia plastica per farsi aumentare il seno di una taglia.

Un caldo pomeriggio di luglio 2011 Amy entra ufficialmente nel club dei 27. Non si sa bene cosa abbia provocato il decesso. La trovano morta in casa, nel suo letto ma dall’esame tossicologico non risultano droghe pesanti in corpo; tracce di alcool sì ma non in quantità sufficienti da ucciderla.

Nel 2013 è confermata dagli incaricati, in un’indagine supplementare non priva di polemiche, l’intossicazione da alcolici come causa della morte. Il fratello della cantante dichiara però pubblicamente che secondo lui a “uccidere” la Winehouse sia stata la bulimia, demone che ha accompagnato Amy fin dall’adolescenza, rovinandole la salute per gran parte della sua breve esistenza.