Side Cavallo Goloso
Quando mai mi sono mosso così velocemente nello scrivere un articolo, tenendo conto tra l’altro l’infinito viaggio di ieri nel treno, la stanchezza, la fame, il sonno, lo scazzo e la rabbia? Tanta rabbia, qualcosa d’inimmaginabile ripensando a quel sabato corrotto dalle bollette mai pagate dell’Enel e i cieli di Lucca Comics 2017 che in tempesta piansero quell’idilliaco concerto fallito, come punizione forse.
Ma andiamo con ordine: sigla.
Sì, perché questa è stata l’intro e sigla iniziale d’un avventura conclusasi male, ma non tra noi e per noi, ma su di noi, su di te, perché tutti in circolo per te spruzzan gocce di malinconia. Ma vaffanculo vorrei iniziare, ma con un vaffanculo a chiunque mi parli di successo. Ma quale successo, che dopo cinque anni e cinque edizioni vissute sulla groppa ho notato un calo incredibile di visitatori???
Certo, i telegiornali annunciano cifre record, ma di fischi… miei… sotto al palco. Potrei rompervi i coglioni sugli stand ripetitivi e blandi, al punto che l’unica cosa di cui sono orgoglioso è essere stato capace di comprare il libro de i400 calci, autografato dalle mani strette a pugno di Nanni Cobretti. Per il resto… nisba, a parte una simpatica maglia di Bojack Horseman. Il resto l’ho acquistato per stand random per la città, ultimo baluardo per acquistare una maschera da unicorno.
Non l’ho comprata io, la maschera, non sono certo così gay. Quello è mio cuggino. Ma lui lo leggerete dopo.
Dicevo sì, vaffanculo, perché c’è molto da criticare, però siccome sono anni che vi parlo delle strade di Lucca, oggi voglio fermarmi al palco, perché a nessuno frega di quella giornata che ho passato a Prato col mio mentore per il quartiere cinese, o dello stand games che è stata una cocente delusione, o le strade a senso unico pedonale utili come i funghi dei piedi sulla peperonata. Che poi durano come lo stomaco di chi li mangia. E i servizi Trenitalia che peggiorano di anno in anno?
Ero curioso quest’anno riguardo i Morrigan, a dire il vero. Anche se il genere non è proprio la mia tazza di té, ricordo quando la signora cavallo per caso fece partire un loro pezzo nello stereo della macchina. La testa che segue il ritmo, le mani che emulano il basso qui, la batteria lì. Amore a primo ascolto? Di certo mi sono garbati parecchio, e seppur io reticente a certe sonorità mi son detto ‘dai oh, sto mesi a stuprarmi le orecchie con gente che campiona il trapano elettrico sulle proprie rotule e mi devo fa’ problemi per una band dal Giappone con chiare tendenze metalcore in certi riff stoppati?(che quando lo fanno gli americani bestemmio come un porco sgozzato ma se lo fanno i giapponesi è come tirare l’aulin neanche fosse coca pura al 97%)
Ma era troppo bello per essere vero e il nostro rapporto è stato ostico.
Se vai su internet scopri che l’Italia gli è piaciuta davvero. Senti me che se si facevano un mese, un solo mese qui in Puglia, tornavano piangendo a casa, ma è anche vero che dipende da giapponese a giapponese. Non è che so tutte fighette. Ma che, mica sarete razzisti e state pensando ‘io mica devo ascoltarli questi?’. Un po’ di apertura analmentale ragazzuoli miei. Mica l’ano si svergina al primo colpo. Mi raccontarono d’un tipo che per metterlo a crudo a una prostituta dal culo senza le dovute preparazioni, gli si sbuccio la banana. Ancora oggi soffro a pensarci.
Arrivato sotto il palco il Giovedì leggo ‘Morrigan alle 22:00’. Ok, qui c’è qualcosa che non torna. Se il concerto di Cristina Lavena è previsto per le nove e mezzo di sera, cosa diamine mi sta a indicare ciò? Sopratutto perché sul sito segna inizio concerto alle sei e mezza. Metabolizziamo pensando di chiedere a un punto informazioni. Ci si conferma inizio evento previsto per le sei e mezza. Ergo, quanti volantini sbagliati hanno stampato? Non sono certo io il direttore stampa, ma una gaff simile costa fior fiore di quattrini. Quanti altri calendari hanno sbagliato?
Apro discorso poi: per quest’anno il palco era anche ‘chiuso al pubblico’. Ergo, superata la capienza, non vi entrava più nessuno, plus ultra alla sola Cristiano Daveno ci si poteva recare nell’area appositamente circoscritta solo muniti del bracciale giornaliero, altrimenti nisba, vatti a scaricare il bootleg da casa, poveraccio straccione di merda che manco un barbone ti si limonerebbe. Solo sesso senza amore.
E va beh, ci si reca a bordo del palco, rubando spazio alle fan sgrillettate, prima dell’inizio, almeno una decina di minuti. Il palco è gremito. Molta gente è li più per curiosità stessa che affinamento cultanale. Toh guarda il palco è libero, andiamo.
All’apertura c’informano che avremo modo di vedere ben due gruppi provenienti dal Giappone, più i Takarabune, che non so come descrivere senza sembrare un palese ignorante. Diciamo una compagnia di danza, ma penso che comprenderete meglio quello che voglio dire solo dopo che avrò avuto modo di dirlo più tardi invece che ora, quindi zitti e leggete.
Gli Urushi, gruppo rock/focloristico, apre in sordina l’evento, sotto stupore stesso del pubblico. Qualcuno se li aspettava? Io no di certo. Performance spettacolare, che spiegarla è più difficile che viverla, perché in fondo gente come questa deve essere ammirata, mentre il sudore spruzza via dai loro pori sulle nostre pelli.
Una simpatia inimmaginabile, distrutta dalla cazzoneria del fonico. Mi spiego: sono un gruppo strumentale, tranne nella cover della Wagakki Band, quindi le espressioni vocali sono minime allo stretto necessario (SEYA!), lasciando spazio alla mimica facciale (del bassista) e l’affiatamento strumentale… ucciso dall’incompetenza di chi si è occupato del sound check, controllo strumenti, non so cosa cazzo dire si vede lontano un miglio che il jack dello shamisen è rotto schifoso d’un ladro assassino.
Immaginate un gruppo. Immaginate che uno degli strumenti (lo shamisen) non ne voglia sapere di funzionare. Immaginate un musicista sbiancato, che però non demorde, mentre il pubblico lo acclama, perché il calore sotto al palco c’era. Immaginate ogni urlo in risposta ai gesti della mano. Un suono ucciso sul più bello, un’onta che spero sia costata almeno due teste. Gli Urushi sono stati dei maestri e certo non meritavano una tale onta sulla propria carriera. Il pubblico li osanna e spero ricordino con piacere i nostri sorrisi.
E qualcuno pensa ‘peggio di così potrà mai andare?’. Murphy disse sì. Purtroppo disse sì, e peggio fu.
THE DAWN DEEP DOPE
DEVILPARADE
NECRO
Everlasting
Sapete cosa sono? Le uniche canzoni che hanno fatto i Morrigan prima del black out.
Parliamone, ma facciamolo male, perché niente può essere detto di positivo, se non solo nei confronti dei Morrigan e del LORO staff. Perché al prossimo che mi dice ‘e ma quelli del Lucca Comics…’ farà conoscenza col mio piede destro sulla sua mascella. No. Capisco che certi avvenimenti sono la norma, ma fino a un certo punto.
Andiamo con ordine. I Morrigan salgono sul palco. La ola è alle stelle. Vedo qualcuno sbavare per Pitty il chitarrista, tra cui anche mio cugino.
-Guarda che quello è un uomo.
-Ma che dici, si vede che è una ragazza.
-E tu sei un ignorante che non conosce manco il gruppo. Guarda che è un uomo. Hai presente? Niente seno, due testicoli, un pene.
-Ma che dici?
-Dico che stai sbavando per sì un bellissimo chitarrista, ma pur sempre uomo.
Per la cronaca, anche io ho sbavato volentieri e non me ne vergogno, anzi.
Il tiro lo prendono bene, con i suoni si poteva fare di meglio, perché io ricordavo il palco di Lucca e le sue potenzialità, e poi… niente, la bolletta mai pagata.
Improvviso black out. Qualcuno pensa sia una trovata scenica. Dopo un minuto capiamo il peggio. Ci hanno staccato la corrente.
Lo staff dei Morrigan corre subito ai ripari, mentre il gruppo incita il pubblico. Il cantante e il chitarrista scendono pure tra noi comuni mortali per una stretta di mano, un saluto, una birra. Niente.
Dal palco ci avvisano in acustico che dobbiamo smammare, perché sono al limite con i tempi e Cenerentola Davena deve salire tra ‘UN’ORA E QUARANTA MINUTI SUL PALCO’ e per questo dobbiamo abbandonare l’area. Mai come quel giorno compresi il concetto di prenderlo nel culo.
La matematica non è il mio forte, ma… se sono passati dieci minuti, hanno suonato solo quattro pezzi, e sul palco devono ancora salire i Takarabune, ma dobbiamo essere fuori per le otto, manco avessi il coprifuoco di quando avevo sette anni… c’è qualcosa che non mi torna. Ma proprio non capisco cosa.
I vaffanculo sono sul labbro d’ognuno e a testa china ci avviamo all’uscita.
Rumore di tamburi, urla, qualcosa accade. Hanno fustigato il fonico? Magari. No. Qualcosa di meglio.
I Takarabune provocatori scendono in mezzo al pubblico e danno inizio al loro live, fatto di tamburi, danze, urla, chaos. Asserisco di trovarli quasi nei paraggi del japanoise, ma chiedo scusa perché sono in astinenza, e in questi scalmanati rivedo delle guerrilla tra le strade d’oriente.
C’invitano a seguirli, e corriamo tra le mura mentre occhi sbigottiti dagli stand parlano da soli ‘bene, domani mi suicido’. Fatecelo un favore, suicidio una soluzione.
Ci fermiamo… non ricordo il punto, credo dove stavano… i Gormiti? Non chiedete, immaginate. Uno dei membri ci chiede di metterci in circolo, come a creare un palco, e il ballo continua, tutti devono partecipare, nessuno escluso. La danza prende chiunque, perché è questo il potere della musica. Un ultimo urlo, un rullo di tamburi, la serata giunge al termine nell’applauso dello striminzito e coraggioso pubblico.
Riesco a stringere la mano e abbracciare alcuni dei partecipanti, ringraziandoli per aver dato una degna conclusione a una serie sfortunata d’eventi.
Il giorno dopo spulcio i social scoprendo che almeno i gruppi hanno avuto piacere di conoscere la nostra nazione. Nessuno shitaly, seppur meritato sarebbe stato. Sono dei signori, perché il pubblico era dalla loro.
Con Giggina Laverno fortunatamente la serata è stata un flop. Vado per voci, per chi mi è accanto e ha avuto il coraggio di sporcarsi le mani, ma mi dicono che le restrizioni del palco le si siano rivoltate contro. E ben le venga.
E mentre Lucca Comics parla di record, di nuova edizione e già annuncia le date del prossimo evento, io dico solo…
Side Dildonato Squirtarelli
E così giunse il momento, anzi due.
Erano dodici e dico dodici anni, praticamente l’età di un preadolescente sin dalla nascita, che sognavo di andare al Lucca Comics. Ma spesso, si sa, la vita è beffarda e le amicizie peggio ancora, tra chi riteneva che l’evento fosse una “manifestazione per bamboccioni” a chi si dichiarava assolutamente schifato dalla cosa per ragioni che oggigiorno risulterebbero assolutamente hipster e finto-alternative, non trovavo nessuno con cui andare a questo evento.
Poi arrivò il cavallo goloso & la sua cricca del disagio e così, dopo dodici anni, questo Uniporno riuscì finalmente a colmare il suo sogno fino ad allora infranto. Sì avete letto bene, Uniporno.
Perché i momenti, come già precisato, sono due: oltre al Lucca Comics sono riuscito, finalmente, a compiere la metamorfosi… come ho fatto? E che cazzo ne so io? Prima ero uno zombie, ed oggi mi riscopro un Unicorno pornomaniaco cugino del Cavallo Goloso, il cui nome anagrafico corrisponde alla dicitura di Dildonato Squirtarelli. E se a Caval Donato non si guarda in bocca, figurati a Caval Dildonato, perché forse la sua lingua è solo un altro pene, come Chuck Norris con i pugni sotto la barba.
In fondo anche un bruco del cazzo diviene farfalla no? E perché? Boh, io intanto son passato da zombie a Unicorno pornografico. Ma veniamo a noi, anzi squirtiamo a noi.
Ok che dodici anni sono tanti e che vivere in questo lungo periodo l’evento che tanto sognavo raccontato da esterni non è il massimo, ma un’idea me la sono comunque fatta, soprattutto vedendo quello che oggi si è rivelato per me essere il Lucca Comics and Games 2017.
Bene, cosa ho visto quindi?
Una gran confusione, ho visto. Molti lo chiamano ancora Lucca Comics and Games, io a tratti mi sentivo come quando qui in Terronia ti ritrovi sul corso o sulla piazza principale del tuo paese nel periodo della festa patronale, in mezzo alle bancarelle dei Vucumprà che vendon tutti le stesse cose, ma a prezzi diversi.
Ma al Lucca Comics non ti vendon mica bonghi e collanine etniche, qui si parla di nerderia allo stato puro, pane per il mio corno fatato: il problema è che la cosa era organizzata malissimo. In primis, ok che alla fine il Comics è solo uno showcase degli eventi cinematografici e videoludici del momento in aggiunta alla maggior parte dei negozi dedicati all’argomento presenti sullo Stivale, ma è anche vero che un po’ di varietà e selezione in più non guastava. Ed è così che questo Unicorno si è ritrovato davanti, ad esempio, stand di librerie che vendevan prodotti assolutamente comuni e disponibili anche presso numerosi stand gratuiti. Organizzarvi o creare una organizzazione preventiva sui prodotti in vendita no? Voglio dire, se PAGO per vedere il tuo stand allora mi devi offrire qualcosa di unico che, se mi piace, ovviamente pagherò, ed invece nulla. Ho preso un libro di Zelda per dire, certamente affine alla materia Gdr in qualche senso (proseguire nella lettura per capire davvero di cosa tal Unicorno stia parlando) ma l’avevo notato anche presso chissà quanti altri millemila stand dell’evento (ed anche in una qualsiasi Feltrinelli a caso), tutti rigorosamente free e pertanto visitabili anche da una mosca.
Ma dico io, ok che i cavalli son permalosi e polemici per natura, ma perché mai ritrovarmi sempre le stesse action figures, sempre la stessa solfa, senza alcuna differenza tra stand gratuiti e a pagamento? Mi sono sentito preso per il culo equino! Poi spiegatemi bene che cazzo di senso abbia il padiglione Games oggi, nel 2017: giochi di ruolo, mi han detto molti. Bè dai son pur sempre “Games”, dico io. Ma allora potrei anche dire che se si è trattato di un’area del tutto dedicata ai Gdr, allora non vedo la necessità della presenza dei soliti venditori di t-shirt personalizzate (che di materiale affine al Gdr o anche ai soli videogames, giuro, non avevano un cazzo) e soprattutto di materiale dedicato al gaming old school e retrogaming in genere (a che prezzi poi… 160€ un NES mini o SNES mini? Ma vaffanculo, che vado di emulatore!), roba che col Gdr da tavolo o in prima persona centra molto forzatamente, se quello era l’intento.
Si conferma la confusione, quindi… ma di che “Games” parliamo? Non si era optato per i Gdr e tutto il materiale ad essi annesso quali libri e materiale affine al Gioco di ruolo vero e proprio anziché del solito merchandise da fan? Tutta la sezione gaming vera e propria è stata spostata presso lo stand di Everyeye.it ed affini insomma, ma anche qui ha regnato la confusione: venditori di cappellini a tema cartoon,venditori di dipinti & statuette a tema movies & comics (…gaming?), i soliti venditori di t-shirt che col gaming ben poco avevano a che fare! Il gaming si era ridotto a qualche minuscola area con pc moddati per stimolare le fantasie erotiche del nerd frustrato quale sono anch’io, costretto al pc preassemblato dalle prestazioni buone solo per giocare al remake equino di Pac Man!
I cosplayers poi… dove cazzo erano? Tutti in vacanza forzata? Forse una conseguenza di molti albergatori che han voluto mangiare sull’evento e che se la son ritrovata nel culetto, rimanendo a bocca asciutta? E con i cosplayers, anche i biglietti non è che abbian venduto chissà quanto: si parla di quasi sold-out (occhio, QUASI) nella sola giornata del sabato, mentre nei tre restanti dì le vendite son rimaste assolutamente nella norma. Ai TG han pompato le prestazioni dell’evento ma la realtà è stata ben altra.
Quindi, di cosa parliamo? Ah sì, parliamo della pessima gestione del palco del sabato sera, ma qui lascio la parola al buon Cavallo Goloso… e credetemi, ci sarà da rabbrividire. Io oltre ad essere un Unicorno nella vita (molto) saltuariamente faccio anche il fonico e se volessi davvero affondare i miei zoccoli fatati nella piaga allo scopo di dire la mia, scriverei solo bestemmie senza ritegno.
Ma un Vaffanculo ci sta tutto, cari pseudo fonici incompetenti: così, mentre gente ignobile come voi che si ritrova a gestire alla meno peggio il palco del Lucca Comics non è nemmeno capace di capire quando un jack va sostituito del tutto, io rimango a casa a fare la fame.
Fuck Off!