Due romanzi su Mr. Crowley

Il gran malvagio, l’uomo più discutibile di sempre, il ciarlatano, lo stregone spietato, il Mega Therion, il pingue fornicatore, e potrei chiamare Crowley con mille altri nomi, tanti se ne diede lui stesso in vita e ancora molti ne sono stati ideati dalla cultura popolare per schernirlo, sminuirlo, censurarlo. Un personaggio disprezzabile sul piano umano ma intrigante come pochi da un punto di vista creativo. Era un pessimo poeta e uno scrittore sensazionalistico, siamo d’accordo, però la grande e folle visionarietà lui la usò su se stesso, nella vita che condusse e nei casini in cui si infilò ogni maledetto giorno.

Morto in miseria dopo una vita di eccessi e scialacquamenti delle fortune famigliari,  rispuntato sulla copertina di Sgt. Pepper e nei testi di migliaia di gruppi rock e metal, Aleister Crowley vive e lotta in mezzo a noi… o quasi. Non sembra ma prevedo un suo ritorno trionfante in questo tempo così neo-pagano. E mi sorprende che nessuno alla HBO abbia pensato di imbastire una serie su di lui magari facendolo interpretare a Anthony Hopkins e partendo cronologicamente dal soggiorno allucinante a Cefalù. Basta leggere una qualsiasi biografia delle 3 principali pubblicate, per rendersi conto che non c’è American Horror Story che tenga, né Salem, né Esorcista che tengano per restituire a Satana il podio che gli spetta.

Per puro caso mi è capitato di leggere due vecchi romanzi su Crowley, uno abbastanza riuscito e l’altro proprio no. Il primo è Il mago di William Somerset Maugham e il secondo è Il Diario sessuale di Gerard Sorme di Colin Wilson.

My name is Haddo and my will remains
To see this world away
Before another day

Sono versi della canzone The Magician dei Blood Ceremony, tratta dal loro secondo album The Eldritch Dark. Da essa la scorsa estate mi è saltata la pulce all’orecchio. Ricordo che nei primi anni 90 la Newton ripubblicò il libro di Maugham ma io lo ignorai perché temevo fosse una roba noiosa. Fu un errore e recuperarlo da ebay mi è costato un po’. La versione che ho ora risale alla fine degli anni 60 e uscì per gli Oscar Mondadori. Ha una bella copertina e tenendo presente gli anni in cui finì sugli scaffali delle vetrine (magari mentre fuori in strada i giovani capelluti urlavano slogan contro il potere e da qualche parte risuonavano gli accordi di Cream e Hendrix) mi gusta terribilmente averla tra le mani. Trovo che i libri siano spugne psichiche, (tutti gli oggetti lo sono) per questo adoro quelli usati. Quando li compro poi mi domando chi li abbia posseduti, in quali case sono ammuffiti, testimoni impotenti di stranezze consumate nell’intimità da gente che ora forse nemmeno c’è più. Impazzisco quando trovo note a matita, dediche, appunti vari. Finisco per immergermi in fantasie allucinate quanto quelle che i testi da me scelti sono in grado di suscitarmi di loro. Chiusa parentesi.

Il Mago sorprende. Non è un gran romanzo d’autore ma un ottimo horror di genere. In fondo se al posto di Maugham (Schiavo d’amore) l’avesse firmato Robert Bloch mi ci sarei avvicinato con meno soggezione e le giuste aspettative. Diverte e impressiona, è un feuilleton efficace con due o tre momenti davvero terrificanti. Parla di un corteggiamento occulto, un rapimento con risvolti tragici e non dico di più. Sorprende che Maugham abbia deciso di far aumentare ancora e ancora il peso e la calvizie di Haddo/Crowley, senza spiegare effettivamente il motivo di una tale degenerazione. E anche se del vero Aleister lui poté saggiare solo la sbruffoneria, la prosopopea e le pose, indovinò il concentrato di malignità autodistruttiva del mago. Crowley era capace di portare un rancore intenso e incessante nei secoli. E se avesse davvero avuto i super-poteri che pensava di possedere, avrebbe ucciso un sacco di gente, sedotto donne per sfregio, rovinato matrimoni e ambito alla creazione del più nefando esperimento alchemico di sempre (quello di cui si parla nel libro, ovvero l’homunculus di Paracelso).
La gran razza letteraria di Maugham si coglie nella scena del corteggiamento visionario di Haddo per la bella indifesa. Lui da dissertatore irresistibile di opere cattoliche intrise di decadenza e malignità, finisce per condurre la ragazza in un gorgo di lussuria infernale degna di Bosch.
Anche la visita alla madre pazza, nel manicomio, sprofondata nel suo stesso lerciume, la dice lunga su Haddo e la sua vena di follia. C’è infatti una base di crudeltà e indifferenza nel rapporto con la vecchia donna che lasciano pensare sia stato proprio lui l’artefice della sua demenza ma allo stesso tempo che quella follia parentale prima o poi reclamerà il proprio dazio genetico.

Haddo è condannato. Spaventa per ciò che riesce a fare ma su di lui grava un finale orrendo. E questa fatalità accompagnò anche il vero Crowley, colpevole di aver diffuso segreti esoterici per ripicca, infliggendosi future sventure, fallimenti decisivi nonostante ogni sforzo di rialzarsi dalla progressiva micragna.
La cosa più intrigante però è che Il mago Haddo rappresenta bene l’enigma femminile, la scatola nera, l’antenferno del mondo amoroso di una donna, entro cui qualsiasi uomo batterebbe i denti e scivolerebbe nel più oscuro malessere spirituale. Quante volte ci è capitato di assistere a episodi tanto spaventosi? Mi riferisco a una bella ragazza, intelligente e talentuosa, capace di rinunciare inspiegabilmente all’amore, il rispetto e la sicurezza economica del suo ambiente per finire tra le grinfie di un essere crudele, narciso, folle, torturatore e per giunta fisicamente rivoltante. Un po’ maschilista come teorema, però in fondo ci sono signore autodistrutte appresso a egomaniaci dall’aria incantesimale come Haddo. E più che degli esseri disgustosi creati dal mago in laboratorio usando il sangue della sua sedotta, al lettore uomo fa paura questo. Quale mistero c’è al fondo dell’animo femminile? Perché certe principesse gioiscono nel vedere il bel cavaliere carbonizzato dal drago che le tiene prigioniere?

Colin Wilson in fondo non è molto convinto del ritratto soprannaturale che Maugham serve di Crowley e nel suo saggio sull’occulto nei secoli (The Occult) cita come esempio letterario migliore Caradoc Canningham, personaggio pesantemente ricamato da Wilson stesso su Aleister nel romanzo Il diario sessuale di Gerard Sorme. A parte la impossibile obbiettività di una simile affermazione, bisogna prima di tutto puntualizzare che Somerset aveva realizzato la sua caricatura mefistofelica del mago Crowley partendo da una serie di incontri vissuti in prima persona con lui mentre Wilson attinge alla propria erudizione in fatto di magia e stregoneria e ai suoi studi sull’esoterismo, il sesso e l’omicidio, aggiungendo solo un pizzico di fantasia. A dire il vero esce fuori una versione piuttosto greve di Crowley e per quanto esatta in molti degli episodi riportati di peso dalla sua reale biografia, per niente viva e seducente. L’intero Diario sessuale è una gran delusione, a dirla tutta. Wilson è appassionante e visionario in qualità di saggista ma nel momento in cui si mette a fare la versione romanzesca delle sue intuizioni sugli istinti sessuali, sulla letteratura esistenzialista e sul misticismo, viene fuori una polpetta insipida che resta a mezza strada tra il velopendulo e la trachea.
L’inserimento di Crowley/Cunningham nelle vicende barbose di Gerard Sorme, che tra una scopata e l’altra rimugina sul significato dell’esistenza e l’incapacità dell’uomo di viverla nel giusto grado di intensità, vivacizza un po’ l’intera trama, però non aggiunge nulla né alla storia di Crowley, né alle considerazioni di Wilson su di lui in veste di studioso e nemmeno a un romanzo datato e privo della minima fiamma creativa. Il vero torto che Colin fa ai lettori e al romanzo stesso è che usa questa forma letteraria al solo scopo di ribadire le proprie idee. Ne sa prima quanto dopo le 300 e passa pagine. E noi con lui, se abbiamo già letto la sua Storia degli istinti sessuali.
Anche Wilson poi si insiste sull’aspetto disgustoso, panciuto e lascivo di Crowley/Cunningham e sulla sua incredibile voracità sessuale unita a una capacità soprannaturale di possedere qualsiasi donna incontri.
Sembra quindi che per questi due Inglesi il solo autentico potere della Grande Bestia sia quello di un seduttore inarrestabile, un fattucchiere che investe l’intera vita allo scopo di sfregiare l’intimità delle più pudiche donzelle. Nel caso di Maugham il dongiovannesimo esoterico di Crowley/Haddo è un mezzo per fini più oscuri mentre per Colin Wilson il sesso coercitivo è il vero e proprio pantano entro cui un uomo dall’indubbia potenzialità magica, ma dall’indole porcina e bieca, finisce per invischiarsi, perdendo quasi tutto il meglio nel fondo di qualche sottana o tra i muscoli guizzanti di un bel giovane.