Come cavalli col paraocchi

Ecco, sapete quei momenti tipo ‘cazzo quel pensiero me lo dovevo annotare da qualche parte?’, come quel racconto epico che pensai anni or sono e non mi ricordo neanche come iniziava, se non  che la protagonista ha i capelli verdi? Ecco, una cosa del genere ogni volta che devo scrivere la Domenica per Sdangher; ed è solo Mercoledì.

In attesa di tempi più luminosi, mi crogiolo nel mio antro buio. Mi sento spesso col Padre Cavallo per decidere come procedere con il blog, e poi fare un po’ il cavolo che ci pare, in tempi di biada migliore. Siamo cavalli, la coerenza non è il nostro forte se non ci copri il viso con i paraocchi e ci dai tanto bastone quanto carota. Peccato i nostri padroni prediligano solo il primo e s’incu… usino il secondo per i loro loschi piaceri nascosti tra le mura dei gabinetti pubblici.

Fanculo le recensioni, questo è il nostro nuovo motto. Vale a dire che non le faremo più? C’è forse qualcuno che le legge alla fine? Io sono anni che non compro una rivista, e ho annullato tutti gli abbonamenti feed a chi campa solo di queste. Poi c’è gente che non sa neanche utilizzare un reader da quando google ha deciso che è un servizio inutile e non fruibile per l’utente medio. Certo, perché insomma… perché avere in un’unica pagina tutti i siti che seguo come un magazine fruibile anche su tablet e cellulari, quando posso cliccarli uno per uno rubando tempo prezioso giusto scoprire solo se è uscita una news?

Ma chi sono io per parlare, infondo sono anche passati anni e le mie valide alternative le sfrutto. Voi come seguite il blog? Mi auguro non con facebook, perché con la prossima rivoluzione made in Zuccanmerd se non paghi, non ti si fila. Se già ora vivo in una situazione in cui mi arriva la notifica che se voglio che i nostri post siano letti, devo spendere… e non poco, parliamo di 7 euro per 7 giorni. Per una visibilità del cazzo, che tanto comunque i nostri post se li inculano solo i necrofili appassionati di giardinaggio forense.

Consiglio? Feed sempre e comunque.

Sto passando un periodo molto cupo con i miei demoni, che ogni tanto tornano a tormentare il mio sonno. M’alzo tardi, crollo subito, e non sto neanche bevendo tanto. Fossi stato un alcolizzato almeno avevo un senso, e invece non sono buono manco in quello. Dopo una Poretti mi gira la testa.

Non vi ammorbo oltre, perché non c’è molto altro da dire. Ho dimenticato quale fosse l’epico discorso di cui volevo narrare le gesta, e mi ritrovo come solito fare con sabbia nella mia mano.

Leggermi è stato come eiaculare dentro un cadavere. Non avete bisogno del fazzoletto per pulirvi la mano.

Aggiungo questo pensiero del Giovedì, perché il titolo ironicamente sembra una postilla a quanto detto dal Padre Cavallo sui metallari.

No, non voglio recuperare quell’articolo, ma voglio prendere atto d’uno che ho letto su un sito, di cui non faccio il nome, ma è Metal e proviene dall’Italia.

IRON MAIDEN: Bruce Dickinson rifiuta di fare il giudice a un reality, “Quello show è una merda”

Lo show in questione è The Voice. Bene Bruce, buona lì. Domani voglio sapere se l’acqua è bagnata però. Un notizione facile, due righe in croce per il puledrino con i primi ferri e qualcuno urla ‘Grande Bruce, i metallari non si piegano’, e certo, tanto poi quando uscirà il nuovo album divisi tra capolavoro e fa cagare sulle zine, nuovo tour mondiale e tutti a sborsare per avere un posto abbastanza vicino al maxischermo.

Non dico che mi fate pena, ma mi fate pietà.

Io m’immagino Bruce come il Papa. Lui è il cantante degli Iron Maiden, i portavoce dei poser. Non è che qualunque cosa dicano è legge, ma come rappresentanti d’uno stato religioso (ergo il metallo è religione, ricordate la rubrica Metal Is Religion), devono ‘dosare’ le proprie uscite.

Prendiamo d’esempio il Papa e i preservativi. I preservativi servono, riducono i rischi di malattia e nascite indesiderate. Secondi a loro solo i videogiochi. Ovvio, lui rappresenta uno stato, una fede che aborre l’idea stessa d’usare un sacchetto di lattice per contenere il seme della vita. Quelli sono bambini, e non conta nulla che di quei milioni di spermatozoi solo uno sarà fecondo e guarda caso magari diventerà il nuovo Jeffrey Dahmer… o cibo per ratti in un cassonetto… o contenitore di carne d’ebola… o sperma di prete, dipende dallo stato, l’importante è che lo Stato Vaticano abbia nuovi chierichetti preservi la vita umana.

Immaginate Bruce Dickinson, la cui buona parte del pubblico osannante è formato da metallari incalliti nati nel ’65 convinti che la musica bbòna sia rimasta ferma al 1982, e sbarbi di quindici anni che non hanno ancora scoperto il metalcore. Voi rischiereste il vostro pubblico?

Ho visto metallari abbandonare i propri idoli per molto meno, e se un Nergal in Polonia è riuscito a fare il giudice (ma l’hanno cacciato poi?) in un reality, con non pochi insulti, immaginate il dio Bruce che fine farebbe. Quel reality in fondo è come il preservativo.

Voi siete come i bigotti. Noi siamo bigotti. Anzi io lo ero. Perché se Bruce avesse partecipato più che altro avrei esclamato ‘cazzo, lì ha proprio finiti i soldi’. Ma io non sono tutti, e voi non siete me.