Se le reunion iniziano a non rendere più a livello economico (anche perché ormai si sono riuniti pure i dodici apostoli, Giuda compreso) ecco che parte un nuovo sistema di far soldi: lo scioglimento. C’è qualcosa di molto romantico in un congedo programmato, almeno in teoria: quando Dickinson lasciò i Maiden prima lo annunciò e poi fu costretto a fare un altro pezzo di tour come separato in casa. Chi vide quelle esibizioni non ha un gran ricordo.
Inoltre, una volta, più o meno tra il 1991 e il 1994, quando le band i scioglievano come calippi nella bocca rovente di Shyla Stylez tra le chiappe di Satana) erano cose molto a freddo, improvvise. Un comunicato ufficiale sulle riviste e tanti saluti: basta, ci leviamo di torno.
Oggi invece le band iniziano a salutare con un certo anticipo, una programmazione vera e propria che prevede un costo per chi voglia emozionarsi a fare ciao con il fazzolettino alla stazione. E quindi ecco le news dei tour di addio.
Ci sono gruppi che dicono chiaramente di volersi sciogliere presto e fanno un giro di concerti per salutare tutti. Della serie: se ci volete vedere, ecco l’ultimo spettacolo, poi non piangeteci dietro! Gli ultimi a optare per questa forma di cessazione attività sono gli allegri Desolated (che mi si secchi uno zoccolo se abbia avuto modo di sentirli prima di adesso). Poi ci hanno fatto bye bye con la manona gli ETHS (anche qui, mai coperti), poi a ritroso gli HIM, Aerosmith, Rhapsody, Dillinger Escape Plan, Deep Purple, Twisted Sister, Black Sabbath, Manowar… ci lasciano tutti? Non sarei tanto sicuro.
Ecco infatti che iniziano i distinguo e le smentite. Gli Aerosmith non sono sicuri di volerla chiudere qui. I Rhapsody fanno un tour d’addio in una formazione senza Staropoli ma con Lione e Turilli, e questo significa che potrebbero benissimo fare un tour reunion con il tastierista, e poi un tour di addio con tutti e tre. I Judas Priest hanno specificato che il tour di addio è per i tour mondiali. Le loro esibizioni si protrarranno ma in modo mirato: festival, mini-tour in Europa o in Medio-Oriente. Non ci saranno più le tirate lunghe di 200 date in giro per il globo.
E poi c’è chi già ha detto addio da tempo ma recupera con un DVD documentario dell’ultimo concerto in stile The Last Waltz, magari risalente a cinque anni fa, quando lo split neanche produsse questa gran sensazione: ve li ricordate i 3 Inches Of Blood? Ecco.
E gli Slayer. O meglio, la band che oggi porta avanti il marchio Slayer, già. Avevano detto che non era possibile tirare avanti fino alla vecchiaia, data l’enorme quantità di energia fisica richiesta per suonare Angel Of Death e altri classici risalenti a 30 anni fa. Un anno fa li vidi esibirsi a Roma e pensai che fosse ora di salutare e oggi arriva la conferma: pure loro dicono addio ma attenzione: al tour mondiale.
Cosa vuol dire questo, nello specifico di Araya e King? Tutto e niente. Che usciranno ancora degli album? O magari poi arriverà il disco di addio? E dopo l’album ci sarà l’addio ai festival estivi? E poi ancora Kerry dirà addio agli occhialetti da sole? E alla barba?
Sarebbe bello se tutte queste band ci salutassero in modo carino, organizzato, consapevole: peccato che stiano trasformando un congedo rispettabile (e viste le condizioni di alcuni gruppi, auspicabile) nell’ennesima fiera del cazzo.
Conferma dell’andazzo l’uscita di Sharon Osbourne, che a distanza dal marito afferma di sperare che lui si risolva a fare il tour di addio. Così in ritardo sulle tendenze la manager delle fiamme dell’Inferno? Io direi che sia stata una precursora in tempi davvero poco sospetti: ricordate il No More Tour?
Ecco.