Cavalli Pendolari

Ho gli occhi che bruciano ancora per il sonno, non avevo voglia di alzarmi oggi, avrei desiderato fingere che il mondo fosse finito fino all’alba di Lunedì, così da svegliarmi solo allora e maledire l’ennesima settimana da pendolari.

Le orecchie mi fischiano ancora, ma fanculo mi sono detto, ho voglia di melodic death metal, ho voglia di… Hypocrisy. The Final Chapter non mi ricordo neanche quanti anni sono che non lo sento, però è un piacere notare come certi album non invecchino mai, e certa merda sia soprattutto recente. Fanculo, io voglio vivere riascoltando solo i dischi del passato.

Eppure ieri, venerdì, sono andato a una serata rock e l’unica cosa che pensavo era: ‘perché non ho portato più birra; un litro solo non mi basta’.

Mi hanno sempre detto che per una corretta diuresi (o quelle troiate lì) bisogna bere… due litri d’acqua vero? In birra vale uguale? Il mio fegato potrebbe rispondere che non è d’accordo?

Nel retrobottega di Sdangher, uno scambio continuo di vocali tra redattori pendolari di corridoio (che giusto due siamo che si urlano da un capo e l’altro della penisola e studiamo nuovi metodi per annoiarvi). E che dire, ci siamo accorti che tra le tante rubriche pensate nel corso degli anni, alcune siano letteralmente defunte con lo scorrere del tempo, più per dimenticanza che per un reale bisogno di rinnovo, quando l’unica cosa che cambiamo regolarmente in fondo, a volte, sono le mutande.

Dobbiamo aspettarci qualcosa dalla redazione meno seguita, ma comunque più odiata della penisola? Forse.

E non ho detto niente, non uno sfogo perché non posso sempre stare in guerra contro qualcuno, o finisco come Robert De Niro in Taxi driver.

Succede che passi la settimana a non fare niente, ti aspetti qualche ripercussione per una recensione, ma il pubblico metal ha le palle troppo sferiche per lasciare un commento che sia uno. Perché forse del resto il disco non è piaciuto a nessuno, o il mondo tallo è troppo intento a masturbarsi sulle recensioni positive di Truemetal ? È anche vero che cercandola su google, l’ho trovata alla quarta pagina.

Una cosa però m’ha irritato. Mi stavo masturbando sulla solita attrice che ti tira quell’attimo necessario tra l’orgasmo e l’oblio del suo seguito, quando a un certo punto, in preda a un desiderio di post su quest’attrice ho cercato qualcosa sull’internetto. All’inizio non è venuto fuori nulla, poi a forza di insistere mi sono imbattuto in un articolo/intervista, sapete no… quelle puttanate di finta intervista dove l’autore contorna un discorso a domande poste da terzi, come fossero le sue?

Ciò che più m’ha colpito è stato il finale in cui…

Unico “neo”, pur avendo conquistato la tranquillità economica, le manca l’equilibrio spirituale. Chissà perché.

Che cazzo mi sta a indicare? Ah già, che siccome fa la pornostar non ha un equilibrio mentale. Quelle so’ tutte drogate depresse suicide. Però aspetta che torno a rasparmi sui video di Moana.

Io certi atteggiamenti non li appoggio minimamente. Seppure sia il primo a essere per la libertà di espressione, a costo di permettere a un nazista di scrivere un album con in cover una svastica (poi tanto se non lo voglio ascoltare, non lo ascolto), non è che siccome l’autore è probabilmente cattolico (termine indicativo di pervertiti che sono contro il sesso promiscuo, ma la sera vanno a mignotte e puttantour neanche come fossero nella nazione del trombatour), che m’indica l’equilibrio spirituale? Cos’è questo equilibrio?

Io sono monogamo, fidanzato da sette anni eppure sono d’una tale instabilità mentale che ultimamente passo dall’accendermi come un fiammifero bagnato di gasolio a piangere come un poppante nel giro di tre microsecondi. Non è neanche il mio mestiere a determinare, anzi!

Siete pendolari ? Avete mai viaggiato per circa tre ore solo per raggiungere il luogo di lavoro? Questa è la mia quotidianità da pendolare, seduto sul treno, leggendo un libro o fissando lo schermo del cellulare, ridendo e piangendo con i video scaricati da Netflix. Ché può sembrare una rivoluzione o il più grande nemico, però ha cambiato il mio modo di fruire il cinema, perché c’è chi preferisce le grandi stanze, i grandi schermi, e io col braccio che trema, le cuffie isolanti, fisso lo schermo incomprensibile nelle scene più buie, come quando scaricavi i Cam-Rip appena usciti dal cinema, mentre ora ti arriva prima la versione bluray e poi lo spargono nelle grandi sale.

Tre ore di vita ogni giorno che sento rubate, come denaro estrattomi dalle tasche. Non saranno mai retribuite, ogni singolo biglietto è denaro speso per andare a lavorare. Ogni singolo denaro guadagnato è speso per permettermi di lavorare. È come un circolo vizioso. Lavoro per guadagnare i soldi che mi servono per lavorare. Mi manca proprio un equilibrio spirituale.