A toddler sits on a horse during a farmers' horse show on the outskirts of Havana August 28, 2011. REUTERS/Desmond Boylan (CUBA - Tags: SOCIETY ANIMALS)

Desiderare di essere un desiderio

Certe rivelazioni capitano mentre si sta facendo la cosa più banale. Non mi sorprenderebbe se l’Immacolata concezione si fosse trovata innanzi l’infuocato pungolatore mentre era al cesso.

Io per esempio stavo nel letto. Mi ero da poco girato su un fianco, onde favorire il decollo e bam! Ecco la rivelazione. Ero in uno stato di quasi sonno e questa verità mi ha scosso come un dente che inizia a far male nel cuore della notte. Mi sono messo a sedere e ho cercato un foglio e una penna sul tavolo, di fianco al mio letto. Ho scritto al buio qualcosa che una volta risvegliatomi ho avuto difficoltà enormi a rileggere. Ma la rivelazione era ancora lì, nel mio cranio, premente come i gas di un cervello in decomposizione. Il mio.

E dunque, ecco: io passo la vita NON a volere, ma a VOLERE che gli altri vogliano ciò che io voglio che loro vogliano. Ovvero che vogliano ME!

Sono consapevole che una rivelazione ha sempre una sintassi piuttosto oscura ma seguitemi. Passo la vita a persuadere il mondo a fare cose che non vuol fare.

Vi sembra poco? Ogni giorno, ogni minuto io penso a come far fare agli altri ciò che voglio io. E questa cosa ora mi cala sulle spalle come una montagna. Sono stanco morto e a ragione. Una vita intera a convincere gli altri, che palle. Ma perché? Vadano in culo, tutti. Che me ne importa, no?

Tutta la vita, la mia vita, è stata e temo sarà, un immane sforzo di far andare gli altri nella mia direzione, verso di me. Che è come provare con le sole braccia a spingere il mare verso la mia buca. 

Se solo potesse durare questa consapevolezza. Se solo potesse resistere la stanchezza, il discanto di un’intera esistenza finalmente spogliata, denudata e lasciata nella vergogna più pura e tenera…

E invece temo che dimenticherò. Mi ritufferò e agguanterò l’acqua, spumosa, scrosciante, e l’abbraccerò, ritrovandomi solo le alghe sui polsi e il petto. Avrò lacrime da qualche parte, salate come l’acqua del mare in cui mi affogo ogni giorno. L’acqua del mare del mondo è fatta di lacrime. Le nostre lacrime. Ecco perché è tanto salata, più di quanto lo sarebbe se fosse solo uno stupido mare!

Sarebbe meraviglioso riuscire a smettere di occuparsi dei desideri degli altri e concentrarsi un po’ più sui propri. Ricordarsi di essere solo uno che desidera umanamente la comprensione, l’amore, l’affetto del mondo e dimenticarsi gli altri cuori, le altre volontà. Lasciamo andare tutto, godiamoci il mare, la corrente, la brezza.

Che io non sappia nuotare è un dettaglio di poco conto, vero?