Pestilence – Il ritorno alla grande con Hadeon quando so bone le fave!

C’erano uno sloveno, un romeno, un venezuelano e un italo-olandese… manca l’Italiano puro, ma il Foddis Marco ha declinato l’invito dai tempi dei ragazzi del muretto e non ne ha più voluto sentir parlare di Pestilence. Potrebbe comunque essere una barzelletta con un cast razziale simile e invece è la line-up dell’ultimo disco dei Pestilence. Anche l’ultimo Pestilence avrebbe potuto essere una barzelletta ma non lo è. Insomma, da quando si sono riformati non ho sentito una nota, tutte le volte atterrito e scacciato dalle recensioni che tetre, sconsolate… Abbiate pietà, io i Pestilence preferivo ricordarmeli come ai bei tempi di Consuming Impulse e Testimony Of The Ancients e sono rimasto demoralizzato da troppe reunion mosce e sbagliate per rovinarmi anche questa oasi temporale. Con Hadeon invece ho sentito un sacco di bei commenti e la cosa mi ha incuriosito. Sapevo di rischiare ma è andata bene. Non parliamo di un capolavoro in grado di fare il culo agli anni migliori della band (quello non lo pretende nessuno) ma finalmente possiamo sentire qualcosa di degno. I pezzi forse sono un po’ troppo diretti e più o meno simili nelle strutture ma non ho avvertito cali di tensione. Roba come Timeless è da massacrarsi il cranio addosso al cuscino sul letto della cameretta, no? Magari avrei desiderato un paio di brani più lunghi e sperimentali ma a quanto ne so, Mameli negli ultimi anni ha fatto piangere sangue ai vecchi fans in nome della sperimentazione, quindi meglio così. Dritti per dritti, pensando solo a fare il male.

Qualcuno magari dirà, non ci voleva molto per dare un po’ di gioia al mondo, eppure questo raccapezzaggio col passato doveva passare attraverso la sequenza di lavori discutibili, ne sono sicuro. Che poi non è solo una questione di riff e strutture, c’è anche un suono capace di offrire a tracce come Oversoul quella snellezza e abrasività ideali del vecchio death tecnico di inizio anni 90. Il produttore è Mameli, che ha fatto praticamente tutto, tranne scrivere la traccia Subvisions (è un solo di basso e quindi opera di Tilen Hudrap) però l’ingegnere del suono è Christian Moschus Moos, che nel suo curriculum ha un fottio di band ma tranne gli Ancient Rites post-98 e i Briandamage del 2005, non ne ho mai sentita neppure nominare una. Però è bravo. Ha fatto sia i suoni che il missaggio e vi posso garantire che è tutto il lavoro vero. Mameli ogni tanto deve aver detto “sì, mi piace” oppure, “ok, questo appesantiscilo un po’ di più” e sicuramente è stato lui a pensare: “adesso mettiamoci la voce di Robottino che fa tanto retro-techny death”). Moschus è Tedesco, tra l’altro. Mi immagino la situazione nello studio d’incisione di Hadeon; probabilmente era una roba tipo lo spogliatoio dell’Inter.

Al mastering, al contrario di Obsideo (isedee-eeo) che era opera di Tim Turan, stavolta ha pensato Dan Swano. (perdonatemi ma non so come mettere l’umlaut sulla tastiera e il copia e incolla è da fighette). Non è facile riprendere un progetto importante dopo averlo tenuto nel freezer qualche anno e ripartire come se nulla fosse. Di sicuro ora dai Pestilence, se mantengono questa formazione e questa lucidità, possiamo aspettarci qualcosa di faigo per il futuro. O magari domani si sciolgono e non ne parliamo più.