The Crown – Cobra Speed Venom… Scusate, se non metto nome e titolo poi mi va a puttane il SEO. Di solito un disco death metal mi deprime. A parte la panzana dell’old school che da dieci anni buoni scusa l’assenza totale di idee e legittima quintali di album inutili al mese, ma in generale, anche quando si tratta di un buon disco death mtl è difficile ricavarne una carica energetica, ci si ritrova più immersi in una sorta di irruenza depressa. Le band thrash girano per le strade in scarpe da ginnastica, chiodo e jeans elasticizzati, quelle Death vagano tra le tombe con lunghi pastrani di finta pelle e scarponi antinfortunistica. E questo dice tutto.
Il nuovo disco dei The Crown invece è una cazzutissima botta che mette voglia di demolire l’intero cimitero In The Name Of Death. C’è una foga, una voglia di smascellare come cani idrofobi nel cuore di una scaletta fatta di autentici inni d’assalto di punk estremo, come gli At The Gates non sanno più inventarsi. Mi immagino uomini di cinquant’anni con la panza-birra, le toppe e i capelli unti giù fino alle spalle che agitano orgogliosi degli arti rinsecchiti presi da qualche cestone offerto dalla Henry Lee Lucas e co. C’è la guerra viva, la furia invitta e l’orgoglio mai domo di chi crede nella vitalità di una musica che per troppo tempo è stata consegnata alla flemma dei necrofori e l’iper secchionità tecnicistica dei nerdeathster. Cobra Speed Venom (titolo un po’ buro ma cazzutissimo) ora invade le strade materializzando giganteschi martelli schiacciamorti e carriarmati falciabarboncini.
Il metal dovrebbe trasmettere energia. Non importa quale sia il sottogenere: vanno bene la tristezza, la rabbia, la pazzia, ma che siano lubrificate da una bella dose di adrenalina. Cobra Speed Venom prende a calci qualche culo stanotte e anche molte notti a venire, cazzo!