28 giugno. Domani i miei figli torneranno da Portland in compagnia di Ethel che desidera fermarsi qui da me per un periodo la cui durata non ha ancora stabilito. Aspetto con dolore questo ritorno
Dopo aver letto il seguito uscito per la Indipendent Legions, sono andato a recuperarmi il primo episodio. Ho in casa un’edizione della Fanucci datata 1994, ma risulta già una precedente pubblicazione nella collana Urania di Fantascienza che risale a dieci anni prima (l’originale, The Cellar, è del 1980). Sorprende che un romanzo così violento e orrido sia passato per Urania. Per carità, in quella collana sono usciti quasi tutti i più estremi lavori di James Herbert, Condominium di Ballard e persino il Drive-In di Joe R. Lansdale, quindi non bisogna dare troppo peso a questo ennesimo crossover, stavolta verso lo splatterpunk. Da dire c’è che al tempo, la corrente estrema non era ancora stata codificata e battezzata da Paul M. Sammon e David J. Schow, quindi Laymon era solo un altro Stephen King che trasforma una cittadina di provincia in un covo di perversità e mostri immondi. “Uno Stephen King senza coscienza”, come lo definì un critico ottuso.
Mostri immondi che però hanno un grosso pene. Il fattore disturbante è proprio quello. Pene e sesso, non solo viscere. Le creature che infestano la suddetta dimora di Malcasa Point, sono come degli ominidi sfuggiti alla classificazione antropologica o degli esseri lovecraftiani venuti da qualche altro mondo, poco importa. La loro istintiva aggressività li rende altamente pericolosi ma allo stesso tempo molto arrapati. E tutte le donne che le creature mandrille violentano, almeno quelle che sopravvivono, ne restano conquistate fino a perdere la testa, al punto di rinunciare a tutto pur di continuare a godersi la loro potenza sessuale.
Laymon è, come dice Paul M. Sammon, uno che i suoi personaggi non li fa sopravvivere tanto facilmente e se scampano a una morte terribile forse è anche peggio per loro. In La casa della bestia i vari Jud, Larry, Donna, Sandy, Roy, Joni, non muoiono tutti ma nessuno di loro fa una bella fine. E non vi sto rivelando nulla. Sto solo avvertendo di non affezionarvi troppo ai personaggi, tutto qui. Soffrirete con loro. Questo primo romanzo di Laymon è, forse insieme a Il Luna Park dell’orrore, uno dei più tremendi, in questo senso. Comunque vadano le cose sarà uno schifo per tutti quanti.
La casa della bestia è trascurato dagli appassionati di letteratura horror, anche quelli in fissa con lo splatter. Eppure è un libro pionieristico. I racconti di Barker infatti sono usciti tre anni più tardi e anche i libri di tutta la covata malefica americana dei vari Ray Garton, Rex Miller o Skipp & Spector viene dopo. Eppure questo libro di Richard Laymon è solo citato di striscio da Paul Sammon nel suo biblico Splatterpunks. Extreme Horror. Invece è un classico sottostimato che merita un recupero immediato. Anche perché la vera bravura di uno scrittore splatterpunk non è spingere al limite le scene disgustose e crudeli e tantomeno mettere un cazzo tra le cosce del mostro della palude, ma di riuscire a farlo attraverso una prova narrativa di qualità.
Chi pensa che Laymon sia il solito autore di poca fantasia e spiccata morbosità votato a mostrare tutto quanto, sbaglia. In realtà non sempre lui fa vedere. A volte, come nel caso delle torture che Roy infligge alla sorella di Donna, sottende. Questo per dire che la violenza non è una strada obbligata ma una scelta che fa. Se a un certo punto ci mostra una testa che si stacca dal corpo di uno dei suoi mostri e allo stesso momento c’è un grosso pene che schizza sperma sul volto di una vecchia, questo è così perché l’autore vuole che sia proprio così.
Sorprende il coraggio con cui Laymon affronta il tema della pedofilia. Il personaggio di Roy, padre violentatore e marito sadico che esce e si mette a caccia della moglie che l’ha mandato dentro, è odioso, insopportabile a livelli degni del Bateman di American Psycho, ma allo stesso tempo è un veridico ritratto di un mostro umano, capace di trovare un barlume di conforto e dolcezza proprio tra le membra martoriate della bimba che ha stuprato a ripetizione senza alcun rimorso.
Magari si può credere che Roy sia inverosimile. Un papà che oltre ad abusare della figlia vuole anche ucciderla e all’esclamazione della madre che dice: “ma cazzo, è tua figlia!” lui risponde “è solo un’altra fica da riempire”, la nostra mente non può accettarlo e allora da la colpa all’autore di aver esagerato con l’iperrealismo, ma basta conoscere un po’ la storia di alcuni dei serial killer più spietati della storia criminale americana per scoprire che esistono davvero uomini così abominevoli, incapaci di provare affetto paterno e di nutrire dubbi sulla propria fame di carne fin troppo fresca.
Di fronte a un pezzo di merda simile, la Bestia della casa diventa quasi il personaggio positivo e i suoi unghioni, i denti affilatissimi, sono benedetti dal lettore quando tira via la faccia di Roy e gli apre la calotta cranica come fosse un melone stagionato. E questo è un altro punto per Laymon, perché sa ispirare, per alcuni dei suoi personaggi, così tanto odio in noi da trasformarci in comodi linciatori con le gambe accavallate e la sigaretta in mano mentre leggiamo un romanzetto alla stazione.
I mostri sono fuori, i mostri sono dentro, i mostri sono ovunque. Sclavi sarebbe d’accordo.