Ok, è morto Harlan Ellison, aveva 84 anni e dobbiamo farcene una ragione. Risparmio le lagne ai lettori. Sono addolorato, era un grande eccetera. Bisogna ammettere però che in Italia lo stimiamo più per sentito dire, perché della sua imprescindibile produzione da noi è arrivato ben poco. Sì, c’è chi legge i libri in Inglese, ma sono una minima parte della popolazione nostrana. La maggioranza degli appassionati di letteratura fantastica preferisce le traduzioni. E magari possiamo sperare che la morte di Ellison desti le chiappe di qualche editore specializzato (mi viene in mente Fanucci) che possa rendere giustizia a questo scrittore così considerato e ignorato insieme.
Qualcosa è uscita, chiaramente, e sebbene Ellison sia prima di tutto considerato un autore di Sci-Fi, lui non lo era. Sebbene alcune delle sue cose migliori siano horror di gran qualità, lui non era nemmeno un autore horror. Era un grande scrittore di genere. Punto. Ora, vorrei concentrarmi sulla produzione di suspance, visto il sito in cui scrivo. Alcuni dei pezzi pregiati della narrazione horror più o meno breve di Harlan sono usciti in raccolte Mondadori dedicate alla Fantascienza e al Giallo, per esempio. Non fateci caso, da noi funziona in questo modo. Se pensate che il racconto più terrificante ed estremo di Richard Matheson uscì in una raccolta intitolata Il meglio della Fantascienza: parlo di Nato d’uomo e di donna.
Richard Matheson, Ray Bradbury, Jack Finney, James Ballard, sono sempre stati messi nel catalogo della bianca madre Sci-fi, anche se spesso realizzavano cose raccapriccianti e in grado di spingere avanti il figlio più imbarazzante della narrativa fantastica: l’horror, l’horror!
Tornando ad Harlan Ellison, di suo possiamo recuperare Non ho bocca, e devo urlare, uscito prima nella raccolta di racconti Il computer sotto il mondo (Edizioni La Tribuna, 1972) e poi in varie raccolte dei Premi Hugo pubblicate tra il 1978 e il 1982 fino al 1994, via Editrice Nord, Mondadori e altri sfigati. Il titolo è meraviglioso e la storia parla di un computer pezzo di merda che stermina quasi del tutto l’umanità.
Sarebbe lungo e noioso elencare tutti i racconti usciti nelle antologie ma se volete leggerne una tutta di Ellison dovete accontentarvi di Il cielo brucia (Edizioni La Tribuna, 1967) troppo costosa per quanto vale, e Idrogeno e Idiozia (Fanucci, 1999) uscita in epoca post-modernista. La prima è smilza e con tutta roba giovanile e datata. La seconda invece è più interessante e con alcuni momenti notevoli. Su tutti il portentoso Nel quarto anno della guerra.
Poi ci sono altri titoli irrinunciabili che valgono l’acquisto delle raccolte che li ospitano… o quasi. Il primo è Il guaito dei cani battuti, una roba che ha fatto scuola a Clive Barker, presente nell’ottima antologia Incubo (Mondadori, 1973). Il secondo è Un ragazzo e il suo cane, che potete trovare in Storie fottute del Pianeta azzurro, Grandi Opere Nord 13, Editrice Nord. Fottute l’ho aggiunto io perché è un volumone scomodo e troppo costoso per il capolavoro di Ellison che ospita. Io l’ho comprato, lo ammetto. E lo fisso con odio almeno una volta al mese, quel libro.
Infine c’è L’ombra in caccia nella città sul bordo del mondo, che lo stesso Harlan ha inserito nella raccolta epocale da lui stesso curata: Dangerous Vision (anche se amate l’horror e non vi fidate della Fantascienza, questa non dovete perdervela. C’è pure un bellissimo racconto di Bloch, Un giocattolo per Juliette che mescola feticismo, Sade, Jack Lo Squartatore e viaggi nel tempo).
Stephen King nel suo Danse Macabre ci parla anche di Deathbird Stories e Strange Wine, antologie che analizza in dettaglio nel saggio, in un capitolo esclusivamente dedicato allo scrittore. Nonostante gli sforzi divulgativi di zio Stephen però nulla è cambiato da quando Theoria ne pubblicò il contributo teorico a Ellison, nel 1996. Riposa in pace Harlan. Eri grande. Ci fidiamo.