Belphegor & Melechesh & De Profundis vs I manichini dei Grandi Magazzini

Tra pochi giorni per me erano sette, e dico ben sette anni dalla prima e unica volta che vidi i Belphegor live. Altresì i Melechesh furono annullati anni addietro durante un tour con i Vader. I De Profundis ammetto l’ignoranza, ma è vero che non sto lì dietro a informarmi come un forsennato.

La prima volta per me nella capitale, però ammetto che non sono andato oltre la via del Traffic e qualcuno mi sputerebbe volentieri in un occhio. Dai ragazzi, tanto ci devo tornare ad Agosto per una settimana; rimedierò perfettamente.

Si arriva con largo anticipo a inizio serata, quindi prendiamo le indicazioni dei punti nevralgici della situazione (cinese & supermercato), prima di inserirci nel locale; tanto c’è tempo. Almeno mi era sembrato.

Da noi del sud, da noi di Bari e non solo, quelli che condividono il mio stesso retaggio sanno che la puntualità nei concerti è un optional, perché quando ti scrivono ‘inizia alle 20:00’ vi devi aggiungere almeno altre due ore, sopratutto se le band sono poche e in cielo c’è ancora un sole che spacca le pietre, ma a quanto pare la nostra è un’usanza anomala.

Perché aspettare il pubblico pagante per dare via al gruppo quando puoi fottertene e come va la serata va?

Sto esagerando? Continuate a leggermi.

Traffic, prime impressioni

Ci si scola una birra prima di andare al locale, un pranzo veloce al cinese, due chiacchiere, una rinfrescata al corpo nei limiti del possibile e ci avviamo al cancello. Sento qualche suono e chiedo: stanno facendo il sound check? No, la serata è già iniziata.

Lo stupore sul mio volto vale più di qualsiasi parola. Dai non è possibile.

Lungi da me discutere, ma in anni di concerti non ne ho mai visto uno iniziare nei tempi indicati. Nella mia esistenza ho sempre pensato che la puntualità fosse una specie di leggenda come Mago Merlino, il mostro del Loch Ness, almeno nel metal intendo. Ci saranno al massimo quattro gatti dentro. Fuori nell’area dedicata al fumo libero e qualche banchetto c’è anche una buona fetta di pubblico pagante. Chiedo: ragazzi, scusate ma chi sta suonando, il primo gruppo?’.
Mi rispondo che è il secondo.

A essere idiota, ricordo che il 2nd gruppo sono i De Profundis, quindi cosa cazzo ci fate fuori? Ma porco…

Soli ad ascoltare i De Profundis

Il locale era così saturo che per raggiungere il bordo palco ho dovuto letteralmente spingere quei muri di ossigeno.

Quattro facce anonime che a malapena scapocciano, qualche cornina al vento quando il cantante urla ‘alzate le mani’, ma non ci si aspetti chissà quale avventura metallica. Il metal per me è morto appena ho messo piede nel locale.

Focalizzo i miei sguardi sulla band, quando noto nel mio gaso che uno dei due chitarristi inizia a urlare verso di me. Nasce una specie d’intesa, una sintonia alchemica. Che faccio la indosso? Inizio a scatenarmi come il minotauro, come dice sempre un mio amico quando mi vede in forma equina, scavalcando tutti nel tentativo almeno di confermare che siamo a un concerto metal. Inutili le mie spallate, la gente sembra avere una scopa conficcata nel sedere.

I De Profundis comunque si dimostrano un ascolto/scoperta favolosa. La loro proposta progressive death metal contaminata di black s’inietta nelle mie vene come droga che viene pompata nel cuore, scatenandomi palpitazioni esplosive. Seppure avrei voluto prendere a calci nel sedere tutta la blanda fila di persone appoggiata alla transenna, i De Profundis ridonano il sorriso a questo triste cavallo.

La Prima Pausa

Quando i De Profundis hanno concluso, m’avvicino per ringraziarli. Il chitarrista, tale Paul, lo scatenato che m’ha dato la carica mi chiede:

‘Sei tu il tipo con la maschera da cavallo?’
‘Non solo, io sono il vero stallone italiano.’

Mentre cerca di non cadere dal palco, mi spiega che quando stava suonando, per colpa mia ha rischiato di non essere più in grado di suonare, costringendolo a mettersi di spalle al pubblico nel tentativo di concludere incolume la serata. Ma ringrazia comunque per la mia follia.

Qualche collezione di sguardi l’ho già mietuta, e molti sono affilati come coltelli. Fortunatamente qualcuno, tipo una ragazza di cui non dico il nome, mi ha ringrazio per il supporto dato, si complimenta per l’energia dimostrata e ci auguriamo io riesca a scatenare un po’ di pogo.

‘Non preoccuparti di colpirmi, che sono in grado di menare qualche spallata pure con questa in mano.’

La speranza è sempre l’ultima a morire, ma le hanno avvelenato il pranzo giusto una settimana fa’.

Bailando la macarena con i Melechesh, ma prima…

Bailare è sempre un’opzione, l’importante è conoscere il luogo e il momento. Un live dei Melechesh a quanto pare non lo è. E a quanto pare non è buono neanche fare un saluto nazista in loro presenza. Dico, ma se tu vedi uno con la maschera da cavallo che alza il braccio destro, pensi sia serio? Mi vuoi dire che credi anche nei testi degli Anal Cunt? Per dire, certa gente non sa distinguere il metal dalla vita, e a quanto pare sono tutti riuniti nella stessa stanza.

L’unica nota positiva è trovare Pacio dei Dr. Gore che saluto ricordando che ci rivedremo a Settembre con i Buffalo Grillz in Puglia, ove il pogo è religione.

Dicevamo della macarena

Murat Cenan me lo ricordavo più magro, e una volta sopra il palco ho creduto fossi finito in realtà a un live dei Destruction.

Piango ripensando a quel live annullato anni fa. Rido pensando al piacere di vederli ora. Torno a piangere guardandomi attorno. Ma dico, vi ha appena detto ‘muovete quelle cazzo di teste’ e voi che fate? Niente. E certo, faccio bene io a muovere la testa mentre il mio crine gocciola sudore.

La performance dal canto suo è ottima, e Murat Cenan è abbastanza allegro da non sfanculizzare quei quattro manichini. Io invece a lato del palco improvviso qualche macarena con i miei colleghi, balletti latini e saluti nazisti. Uno sguardo mi ferisce la guancia, sento colare il sangue bollente sulle mie labbra mentre quel sapore di ferro pungente colpisce la mia lingua. Non credo la gente stia apprezzando molto la mia equinica presenza. Cerco quindi di scatenare un pogo, che si dimostra invece una rissa mancata. Allora provo a lanciarmi in stage diving, che invece diventa un tentato suicidio. Quando Murat alza le mani imitando un triangolo:

‘Ragazzi, e ora per il nostro prossimo pezzo, lo riconoscete questo simbolo?’
È una vagina!’
‘No, è un triangolo. Ma grazie mille al ragazzo per il commento sulla vagina.’

Sono come la Korea del Nord. Meno le bombe che fanno tremare le nazioni.

Rimango nel mio (tri)angolo in solitudine a ballare la conga, che tanto l’ho capito: la mia presenza non è bene accetta.

Per la prima volta mi manca casa mia.

La Seconda Pausa

Murat Cenan è lì a parlare con alcuni ragazzi. Quando questi si estinguono gli chiedo se vuole fare una foto con me che non disdegna. Nel mentre mi preparo il viso mi fa:

‘Allora eri tu il cavallo. Avevo paura fosse arrivato il momento di smetterla con le droghe.’
‘Non smettere mai di drogarti.’

Finita la foto mi fa una proposta indecente. All’inizio capisco volesse baciarmi con la lingua, poi mi mette di spalle iniziando a schiaffeggiarmi il sedere cavalcandomi come fossi io Cicciolina e lui il Cavallo. Mi sono sentito deflorato, ma io la dignità non so più neanche cosa significhi ormai.

E comunque mi ha cavalcato meglio K.K. Warslut.

E alla fine arrivano i Belphegor

[Poco troie per fare una foto assieme]

La puntualità è allucinante. Sembra tipo abbiano minacciato il locale d’iniziare e concludere secondo le proprie tempistiche. Ma ehi che cazzo pretendi quando ti fanno una performance come quella? Gliele passi tutte come fa lo zio col nipote preferito.

Dire che il Belphegor oggi fanno black metal mi sembra una barzelletta, ma chi sono io per parlare? Ma lo dico lo stesso, dire che oggi i Belphegor fanno black metal è una barzelletta.

Gli album successivi a Blood Magick Necromance non voglio dire siano noiosi, ma sono… noiosetti. Non certo eccelsi, dopo due ascolti li lasci a impolverare per recuperarli giusto prima del live ché magari ancora fanno qualche pezzo che non ricordi e non vuoi fare la figura di quello che va a vedere i live senza seguire il gruppo.

Non c’è molto da dire, chi conosce i Belphegor e li ha visti almeno una volta sa che la professionalità per loro è un must.

Helmuth non capisco se è troppo nel personaggio o altresì semplicemente gli si sono rovinate per sempre le corde vocali, però se George Fisher ad esempio non è più in grado di parlare senza emettere un growl, lui non è più capace di parlare senza eseguire un rantolo.

Hanno un interazione fredda ma cortese con pubblico, come il negriero con la schiava che si tromba una volta alla settimana nella stalla e ingravida quella volta ogni dieci anni. Minima interazione, però incitano a eseguire i cori, alzare le mani e intonare i titoli dei pezzi. A Lucifer Incestus il decibel delle urla raggiunge il picco. Sono tipo domatori di leoni. S’avvicinano a bordo palco, ma senza farsi toccare troppo. Qualcuno spinge le corna troppo in là, però loro degnano giusto qualche sguardo tipo ‘troietta, tu sarai la prima a subire un’ispezione anale’.

Io preferisco rimanere a bordo del palco, senza maschera, perché tanto anche nei momenti  concitati più che un braccio al vento non scorgo.

Il bis fallito

Chiuso quest’altro rito, perché tale è stato, il gruppo torna nel back stage lasciandoci con un sottofondo ritualistico/satanico.

Un paio di ragazzi urlano ‘bis, encore’, ma niente più. Fossimo stati a Bari per dire avremmo tirato giù i muri a suon di cori e richiami. Puttane tornate sul palco, che ci dovete almeno altri dieci pezzi.

Ma che, ma la gente sa come si chiede un bis?

Helmut torna sul palco e chiede ‘lo volete un altro pezzo?’

Ed è qui che la mia mano ha colpito la mia fronte lasciando un solco indelebile come fosse fatta di creta. Quando mai s’è visto un gruppo chiedere al pubblico se vuole il bis?? Mica siamo al ristorante che lo devi chiedere tu in base al tuo stomaco. Live non si è mai sazi. Che avete paura, di vomitare la birra?

E si conclude col bis, non ricordo il pezzo perdonate. E Helmut, capito che di fronte ha solo capre ignoranti, regala perle travestite da plettri in abbondanza come maiali a cui viene dato il rancio. Ok, ne prendo uno pure io, problemi?

Terza pausa?

I Belphegor si vanno subito a rinchiudere nel tour bus. Rimango quindi a parlare con i De Profundis, acquistando anche una loro maglietta. Se un gruppo merita, la spesa non è mai troppa. Il cavallo è stato perfettamente esportato all’estero.

Paul il loro chitarrista è un appassionato di bestemmie, quindi mi chiede d’insegnargliene qualcuna. La mia amica gli fa: ‘tu basta che associ qualsiasi parola a Dio e hai creato una bestemmia’. Un po’ di difficoltà per la pronuncia italiana, ma gl’insegnamo il nostrano ‘le murt de crist murt’.

Di li a poco ci raggiunge anche Murat Cenan con una bottiglia di Whiskey mai condivisa. Tirchio.

M’allontano per parlare con altri quando lo vedo urlare ‘Don’t judge me’ e si copre la faccia  col cappuccio. Io e il mio interlocutore ci scrutiamo cercando di comprendere la scena, increduli. Quando s’allontana chiediamo ai miei colleghi cosa è successo. Questa è la storia di come m’è crollato un mito.

‘Niente, stavamo parlando, poi mi ha chiesto se fossi maggiorenne, poi se tu eri il mio ragazzo e ovviamente gli ho detto di no. Allora con gli occhi illuminati mi ha chiesto innocentemente se fossi single e ho confermato di sì. Al che s’è ripreso e ha detto heeeellooooo’.

Seguono mie risate mentre m’aggrappo a qualsiasi cosa in zona.

‘Non contento ha iniziato a parlare del tempo e improvvisamente mi ha chiesto se volessi andare sul bus con lui e ho rifiutato. Ha iniziato a ridere, a dire che non faceva sul serio, poi ha richiesto se volevo. Poi s’è girato, ha visto lo sguardo di signora cavallo e ha iniziato a dire don’t judge me.’

Crollo in terra mentre lo stomaco esce dalla mia bocca per ridere pure lui gettando bile sul pavimento.

No, la pacchia è finita

Dopo un massaggio cardiaco infine ci annunciano che il locale sta chiudendo, proprio mentre stavamo creando un asse Inghilterra-Italia.

Mi saluto con Paul, con il quale s’era già stretto un forte legame e in attesa dell’alba di domani ci si avvia alla macchina ricordando che in fondo anche i blackster sono esseri umani e non sarò più in grado di sentire un disco dei Melechesh senza immaginare Murat che imita un gatto leccandosi con le mani, ci prova con la mia amica e poi inizia a urlare don’t judge me.