Non parlerò mai abbastanza bene del primo disco dei Circus Of Power, dal titolo Circus Of Power, esatto, uscito per la RCA e bla bla bla. Li ho conosciuti grazie al film L’erba del vicino è sempre più verde, una fantacazzo di commedia nera firmata da Joe Dante che dovreste alzare il culo del dito e andarvi a scaricare, se non l’avete già presente. C’è Tom Hanks prima che diventasse larger than quello che effettivamente era. Sarò controtendenza ma trovo che abbiamo perso un grande attore comico per un impeccabile ma deprimente incettatore di premi oscar. Tornando a noi c’è questa scena nel film di Dante dove l’ex Goonies Corey Feldman si mette sul portico, accende lo stereo e inizia a schitarrare per aria al ritmo di Motor. Motor, avete presente?, il primo pezzo del primo disco dei Circus Of Power che si intitola? Circus Of Power, bravi!
Per farvi capire, Motor è una serenata centaura da autentici figli di puttana. Solo i grandi tirano fuori un cazzo di sudiciume come questo. Non potete ascoltarlo senza guardare lo scosciamento di qualche bella puttana con le bozze al culo, di quelle che piacciono tanto al mio avvocato Loria. Come On Ride With Me, She’s Got a Motor! Cazzo, non c’è niente di più viscido e bastardo da dire a qualcuno! Siamo papponi delle due ruote o cosa?
Insomma, cazzo, il glam metal, lo street o lo sleeeazy, come vogliate chiamarlo fa sudare manzi appesi con questo brano. Non potete opporvi, fate sì con la testa come brave puttanelle del rock and roll. Così, belle, su e giù.
C’è un’altra cosa che mi fa impazzire del primo disco dei Circus Of Power, (che si intitola Circus Of Power ed è del 1988, anno domini eccetera): la pesantezza. Non so nei dischi dopo, che non ho mai sentito, ma nel primo album questi hanno un suono grasso, lurido, spigoloso, che sa di latte andato a male, goccioloni giù per le ginocchia di vostra zia porca.
Ma non sono vicino alla descrizione esatta. Ecco, per farvi capire, quando sento la batteria mi vengono in mente pezzi di ciccia sbattuti contro un muro freddo. E la chitarra non è che faccia cose inimmaginabili. Voglio dire, prendete il riff di Crazy. Pare una specie di Back In Black da scuole elementari, ma cazzo è gonfia la canzone, talmente gonfia che non ci passa una scorreggia. I Was Riding My Brain One Saccharine Night è la prima strofa. Che altro volete?
E quando arriva il ritornello in cui il bieco Alex Mitchell, poeta canadese che nuotava al tempo sia nelle profonde acque degli occhi lacustri di un alce sifilitica e nelle profonde viscere di una donna licenziosa e affetta da ittero per eccesso di hamburger di alce, insomma, quando Alex si aggrappa al microfono e dice “She Went Crazy” e la batteria fa tumb-tumb e la chitarra stoppa l’accordo bam-bam, non potete proprio dire più un cazzo. Circus Of Power! Accattatevilli!