Hurricane – Mi raccomando, tutti sempre over the edge!

Gli Hurricane!1!!11666!!! Insomma, se amate il class metal non potete perdervi Over The Edge, il loro semi-esordio. Io lo metto quasi al livello di Under Lock And Key dei Dokken, Mechanical Resonance dei Tesla e Dangerous Attraction dei Lion. Chi sono i Lion? Ok, mettetevi seduti un momento. Eccovi un succo al mirtillo. Bevetelo, fa bene. Gli orsi ne mangiano un sacco, loro sanno cosa è bene fare. I Lion e gli Hurricane. Cosa li accomuna (a parte la vostra eventuale ignoranza?) Doug Aldrich. Chi è costui? Uff… ok. Doug Aldrich è uno dei più grandi chitarristi metal americani degli anni 80 (secondo me). Ha suonato con Dio e Whitesnake negli anni 90/2000 e ancora oggi è molto attivo. Purtroppo ogni band che ha fondato o in cui si è lasciato coinvolgere prima di mettersi a fare il turnista di lusso, ha finito per implodere, ma se le mettiamo tutte in fila possiamo dire che Aldrich, negli anni 80 inizio 90 ha fatto un percorso da paura nel metal melodico americano. I Lion, per cominciare e i Bad Moon Rising per finire. Sfiga e classe insieme, sempre. Soprattutto per i Lion. Nemmeno lui li considera granché, quindi figuratevi. Non c’è intervista in cui dica una parola su quel gruppo. Da non credere. In Italia alcuni attempati li conoscono perché il loro hit Fatal Attraction finì nella musicassetta di Metal Shock, non so se avete presente. C’erano gli Exodus, i Metallica con Seek & Destroy dal vivo e, tra gli altri, i Lion. Trombetti per il numero 100 della rivista disse che i Lion erano scadenti e imbarazzanti e si pentì di averli messi nella compilation. Io non sono d’accordo. I Lion erano grandi e quel pezzo è da paura. Non voglio dilungarmi sui Lion, però. Lo faccio per dire che Aldrich dopo i Lion entrò negli Hurricane e molti li conoscono solo per la sua presenza nel loro terzo e ultimo album prima dello scioglimento a inizio anni 90. Secondo qualcuno è la cosa che ancora tiene a galla il gruppo dall’oblio fagocitatutto della Storia, e la loro migliore sculata quando erano vivi. Cazzate. Perché Over The Edge è uscito nel 1988 e Doug è entrato in line-up, a sostituire Robert Sarzo (fratello dell’altro Sarzo dei Quiet Riot), solo per il successivo Slave To The Thrill, che non è granché. Lo stesso anno Doug finì con gli House Of Lords e incise Sahara, figurarsi.

Over The Edge invece è una roba che non ci si crede, gente. Ogni canzone regge dopo 30 anni, nonostante la produzione lo renda un tipico prodotto anni 80. Le chitarre suonano come aveva senso allora e non più oggi, la batteria è effettata, la voce e i cori sono rifinitissimi e le tastiere sono un po’ ovunque senza troppo tenerle in evidenza, però quei cori e quelle melodie non potete cacciarvele dietro al culo con una risata. Hanno qualcosa che si rifiuta di lasciar cadere la terra sulla bara.

Over The Edge poi non è mica pieno di cover come scrive Wikipedia. Sì, c’è una versione metallizzata di I’m Eighteen di Alice Cooper ma visto che a produrre il disco è Bob Ezrin, e che lui ha aiutato il gruppo a scrivere gli altri pezzi, sembra quasi di giocare su materiale di casa e non su un singolo di un gruppo esterno. Inoltre ciò che ne fanno gli Hurricane è una riplasmazione vera e propria. Vi scordate che state ascoltando un vecchio classico dei Coop. Per quanto riguarda I’m On To You, c’è chi dice che l’abbia scritta un certo, Jeff Jones, (ex-Rush ed ex Red Riding) ma su You Tube non ho trovato nulla di suo e tantomeno una versione originale del brano. Se scrivete I’m On To You vi vengono fuori solo gli Hurricane, oppure si tratta di altri brani di altri artisti. Un buco nero. E capita la stessa cosa anche per Robert Palmer. In Wiki c’è scritto che Give Me An Inch degli Hurricane, settimo brano di Over The Edge e uno dei pezzi più belli e irresistibili dell’album, sia di Mr. Desirable ma l’originale non c’entra una fava. Poi se leggete i credits vi accorgete che sono due pezzi distinti. Il brano degli Hurricane è della band e di Ezrin.

E vi assicuro che è una gran canzone. E ha un sapore talmente suo che giustamente potreste credere si tratti di una cover. Ma è degli Hurricane. Comincia come una versione ultra-heavy di un brano dei primi Duran Duran e poi nel ritornello si apre in un coro che vi prende i capezzoli con dita ghiacciate come cubetti da drink e vi trascina in mezzo a una pista di pulviscolo dorato e vi sentite felici, dai capezzoli turgidi e doloranti ma felici e il petto è percorso da ragnatele di elettricità. Viva la fica. Viva la vita. Give Me An Inch. Se non vi basta tutto questo per capire che questo è un album immortale, provate a sentirvi il riff di Messin’ With A Hurricane e ditemi se non vi si stampa nel cervello dopo due giri appena.

Ogni pezzo ha un percome diverso, ogni melodia va cantata e non potete rifiutarvi. Questo è un album che merita posteri a frotte. Punto. Compratevelo originale, in vinile. Mettetelo sul piatto. Aprite la finestra e sparatelo a volume altissimo. Perché quando finisce l’intro della title-track, con le tastiere che sembrano una vocalyzerazione di una tempesta e rimangono il fischio e la chitarra e la vostra desolazione privata, ecco che vi appare dalla nebbia l’eroe che avete sempre aspettato. Si tratta di un uomo molto bello ma stanco e consumato dalle passioni, dalle droghe, dalle donne. E dal rock and roll. Siete pronti a scivolare in una tomba con lui ma una botta al petto in stile Héctor Cúper vi sveglia. Tony Cavazo (fratello dell’altro nei Quiet Riot, esatto) batte sul rullante e via con le chitarre che giungiano su una linea vocale che non si arrende manco per il cazzo e dice che è un gran casino, la vita logora spirito e tessuti ma basta spingere il cazzetto duro verso l’orizzonte come fosse una grande e magnanima vagina, e restare in tensiva attesa e fiducia cieca che oltre quel sole che muore ci sia un ritornello notturno bello come un Cristo in croce fatto di stelle. Living Over The Edge! Living Over The Edge!

Scusate, mi sono fatto prendere. Ma è per questo che sentiamo certi album. Vogliamo lottare, abbiamo bisogno di essere tirati avanti fino a ritrovare slancio e spingere con le nostre gambe fino al cazzo di traguardo. Avete finito il vostro succo di mirtillo, almeno?