Arrivo al Magma Pure Undeground Festival IV
La precedente esperienza in questo evento mi ha insegnato che io non sono portato per le serate total black metal e lo dico da fan del genere. E aggiungo che suono black metal, ma io con quella marmaglia proprio non riesco a mescolarmici. Ed è vero che ho amici a cui tengo lì, ma sono mosche bianche in un organismo dedito a nutrirsi delle sue stesse feci. Lo dico senza remore: il black metal mi piace, ma il suo pubblico mi fa scendere le palle fino sulle punte del forcone di Satana. Se poi è misto ad altre razze, si salvi chi può.
Prima d’arrivare all’evento il meteo preannunciava catinelle di pioggia. I rombi nel cielo m’hanno fatto temere il peggio, e che non saremmo mai riusciti a montare la tenda per tempo senza ritrovarci inzuppati fradici, ma l’unica acqua caduta è quella dalla mia fronte. Se prima avevo l’influenza, ora avevo la super influenza. E non potevo bere neanche la birra a causa dei medicinali. Di cosa dovevo sopravvivere? Un uomo non vive di solo pane e acqua.
Apertura cancelli e inizio evento con gli Askesis
L’inizio concerto, così come buona parte dell’evento, l’ho vissuto come avessi una sensazione extracorporea. L’influenza ha ovattato i miei sensi, lasciandomi fiacco come mai prima. Ero sotto al palco, ma contemporaneamente non c’ero. Aggiungo che a ogni movimento sentivo come pugnali rivolti verso la mia schiena. Ho capito; il mio zaino non vi piace, ma c’è modo e modo di esporlo.
Gli Askesis all’apertura sono ancora un po’ acerbi nei suoni a mio modo di sentire, ma si evince fin da subito la voglia di scatenare qualche mummia tra i presenti. Come al solito il Magma si fa riconoscere per la grande disponibilità del pubblico, pronto a lasciare il palco vuoto per nascondersi a bordo bar, previo evitare qualsiasi rischio di rimanere senza una birra per mano. Non ho altre motivazioni per un tale affronto. E l’affronto infatti lo faccio io lanciandomi senza pudore sulla ringhiera.
Un piccolo momento di sfaso quando purtroppo alla chitarrista si spezza una delle corde a pochi minuti dalla conclusione. Fortunatamente uno delle altre band gli presta la propria chitarra, concedendo infine agli Askesis di concludere la serata con la preziosa consapevolezza che in futuro bisogna sempre avere almeno una muta di corde extra.
Li chiamavano Goat Vomit Noise, ma col rumore non centrano niente
Questo è uno dei momenti in cui la mia mente era più sgombra. Ero tornato dal mio rito esci dall’area palco-reintegra liquidi-saluta gente ad minchia-torna sotto al palco e ricordo tre energumeni regalarci del sano cazzuto black metal. Ora, lungi da me dire che quando sento le parole Vomit e Noise mi aspetto robbe tipo…
Ma dai non sono rimasto deluso. Chiedo scusa per il vuoto di memoria.
SAKAHITER, quando il pubblico ha fallito
La strada che ho percorso la conoscete, quindi che ve la cito a fare? Parliamo del palco. Finalmente qualcosa s’è mosso; c’è una persona in più alla ringhiera. Sono miracoli questi.
La prima cosa che noto è che i pantaloni del cantante sembrano quelli che io uso per lavorare, quindi ho un futuro come voce/chitarra in una band black metal. La seconda cosa è che il bassista sembra un sosia del mio mentore, e lui pure suona il basso. Che si sia trasferito recentemente a Campobasso?
Un black metal con una forte contaminazione death. La performance è buona, ci sono ottime possibilità di chaos se solo ci fosse qualcuno con cui scatenarsi, ma ahimè come detto poc’anzi il Magma è dotato d’uno dei peggiori pubblici di sempre. E chi ha paura delle ritorsioni. Meritavano di meglio, ci abbiamo provato e avete fallito.
SEKHMET, allora c’è vita nel Molisie
I Sekhmet dalla Repubblica Ceca sono una di quelle band che si nota fin da subito che ci credono veramente in quello che suonano, e anche in quello che bevono direi.
“Non uscire la maschera se ci tieni alla vita.”
Tra un porca madonna e un ‘we are alcoholic black metal’, finalmente qualcosa nelle retrovie si smuove. Notare come fino ad ora sono stato poco avvezzo all’uso della mia maschera equina in virtù d’una popolazione avversa al divertimento. Un po’ come dire che ti piace Otto sotto un Tetto durante un congresso di Forza Nuova.
La serata si fa bollente, il proseguo delle band è ottimo e non nego anche io non avrei mai saputo dove inserire i Sekhmet… no aspetta, magari dopo gli Aborym.
Insomma, ci si scatena, ma il moshpit è ancora sconosciuto alle masse. Trasuda odore di metal da ogni poro e l’ascolto della band è ottimo, peccato per la poca attività. Proprio ora che mi sto riprendendo dalla febbre.
FROSTMOON ECLIPSE, Houston abbiamo un problema
E il problema è… ma che cazzo si è fumato il fonico?
Allora, inizio col dire che i Frostmoon Eclipse sono una delle migliori realtà black metal in Italia non solo su disco, ma anche live. Fermatevi solo cinque minuti a fissare i baffi del bassista e mi capirete.
La teoria del pubblico che viene solo per alcune band non è un opinione, lo dimostra che come al solito il palco si svuota d’improvviso quando ti ritrovi un cazzo di gruppo valido come questo. Ma che si beve la gente prima di andare ai concerti?
Alla ringhiera siamo io, un tizio e i miei due colleghi. Scapocciamo, sbaviamo fissando Davide Gorrini (basso) (dai è impossibile non farlo), Claudio Alcara (chitarra) immobile nella sua posizione che pare aver scambiato questa per una serata shoegaze, ma ci sta bene. Un applauso anche per gli scatenatissimi Gionata Potenti (batteria) e Lorenzo Sassi (voce) che comprendono, ma non demordono nell’attrarre i nostri lascivi sguardi.
D’improvviso inizia a bruciarmi l’orecchio destro, sento una fitta. Il basso diventa un muro graffiante incomprensibile, come fosse una friggitrice rotta. La chitarra inizia a fischiare come se mi stessero pugnalando il timpano, la voce viene schiacciata dai suoni e la batteria almeno qualcosa riesce a mantenere. Insomma, il fonico ha alzato il gomito mandando a puttante qualsiasi cosa di buono potessi godermi. Grazie a un cazzo di niente.
Non mi allontano da bordo palco, ma giuro, l’orecchio mi brucia ancora.
Dalla disperazione, o piacere, sul finale inizio a scatenarmi con la maschera di cavallo, che ovatta fortunatamente i suoni, al motto di ‘tanto mi fate cagare’ a chiunque si trovi dietro le mie spalle. Claudio Alcara rischia di non poter continuare a suonare a causa della mia gag, e il buon umore fu riportato in questa landa nera.
ABYSMAL GRIEF, ovvero il picco della serata.
Ho perso la cognizione del tempo. Se ho bevuto un litro di birra è pure troppo. La fauna inizia a mutuare, noto visi singolari… giacche da thrasher. Qualcuno potrebbe concordare con me che gli Abysmal Grief sarebbero stati headliner perfetti per la serata, visto sopratutto l’ammassare del pubblico a ridosso del palco proprio al loro arrivo. Io aggiungerei che ciò è dovuto anche a causa dell’orario tardivo con cui si sta muovendo l’evento, ma ci torneremo dopo.
Prima volta che vedo il gruppo nostrano, dotato d’un sound doom solido e una presa scenica catacombale. Mi piace la scelta dei costumi, molto Fulciana potrei dire, se non un vero e proprio omaggio a tutto ciò che di buono ha dato l’Italia al mondo horror dei B-Movie.
Se mi si concede di dire una pecca, la scelta di posizionare al centro con un ingombrante… altare il cantante Labes C. Necrothytus. Con un palco non certo ‘gigantesco’, ma certo non piccolo sia mai, chiunque come me abbia deciso di posizionarsi al centro ha perso buona parte della performance visiva del batterista, come chi hai bordi avrà perso chitarra o basso. Insomma per una visuale 4D, era necessario allontanarsi, ma vuoi mettere gli odori d’incenso a bordo palco?
Ci lasciano infine con in sottofondo il tema di Nekromantik, musica che secondo me conclude perfettamente quello che è stato il doom per eccellenza. Mai come oggi sono stato felice della morte.
Aborym & Necrodeath, e i numerosi ritardi
Agli Aborym mi sono letteralmente dileguato. Non mi vergogno di dire che mi fanno cagare e per quel poco che ho sentito a distanza, mentre ho provato solo ad avvicinarmi al palco, ero incerto se fosse a una serata digital hardcore o semplicemente industrial fatto male in stile clone Ministry. Se qualcuno si sente offeso dalle mie parole si fotta, ma io per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a questo
E a me sto pezzo piace parecchio.
E i Necrodeath invece?
Giuro che ci ho provato a sentirli. Non sono mai stato un loro fan sfegatato, ma li rispetto molto. Il problema è stato uno. Hanno suonato quasi alle due di notte, porco dio.
Poi non vorrei dire, ma prima ho visto il cantante con un viso più nero del black metal stesso. Al sound check l’ho notato scazzato. Forse sono paranoico?
Insomma, il live parte e neanche a metà del primo pezzo… sbam, salta la voce. Ok, dice Flegias, mo cambio microfono e… neanche l’altro funziona. Se questa è una candid camera, è una tra le peggiori.
Mi aggrappo a qualcuno e crepo dalle risate. Il sonno si fa forte e mi brucia ancora l’orecchio. Chiedo scusa ai Necrodeath e mi accingo a rinchiudermi nella tenda, ricordando nel percorso un mio amico che mi ha detto che questa rischia d’essere l’ultima edizione dell’evento.
A ridosso di ciò che ho provato posso dire che non ne sentirei minimamente la mancanza, perché se qualcuno appunto dice ancora il black metal è no fun, no core, no mosh, no trends, quale cazzo è il motivo allora di suonarlo live? Per omologarsi appunto al contrario di queste affermazioni. Voi paghereste per andare a un evento in cui non ci si deve divertire e vivere il culto musicale? Ma a sto punto andavo a una serata HNW, che almeno lì il pubblico è migliore.