Sarebbe il nuovo re del rock ‘n’ roll se non fosse uno sporco “negro” con la passione per le donne bianche. E quando l’America lo scopre con l’uccello oltre la linea di confine, non ha alcuna pietà di lui.
Nato nel 1926 a San José, in California, Chuck Berry passa un’infanzia abbastanza tranquilla nella parte della città riservata a quelli di colore. Mostra subito una spiccata inclinazione per la musica: sa suonare il pianoforte, il sax e soprattutto la chitarra, strumento a cui dedica gran parte del suo tempo libero.
Lui però si sente soprattutto un “dritto” e insieme ad alcuni amici organizza un furto o una rapina (la storia non è mai stata chiarita). Lo arrestano e finisce in riformatorio per tre lunghi anni. Una volta fuori di prigione cerca di comportarsi bene, si spacca prima il culo alla General Motors e poi diventa parrucchiere. Tagliare i capelli gli permette di dedicarsi di nuovo alla musica, così nel tempo libero scrive qualche canzone e mette su una band. Con la chitarra è svelto come pochi e ha uno stile molto originale che mescola country e blues quasi che se sia la cosa più ovvia del mondo. Meybelline è il brano che lo fa conoscere in giro e da lì le cose per lui si mettono praticamente in discesa. Roll Over Beethoven, Sweet Little Sixteen, Carol e la sempiterna Johnny B. Good rendono Berry ricco, famoso e rispettato da tutti.
Nel 1956, durante un’apparizione al Paramount di Brooklyn, mostra al mondo per la prima volta il Duck Walk, ovvero il passo dell’anatra: un numero acrobatico con cui attraversa l’intero palco su un piede solo continuando a suonare, senza sbagliare una nota per tutto il tragitto. I giovani lo adorano perché le sue canzoni esprimono perfettamente l’inquietudine, la sensualità e la voglia sfrenata di libertà che tanti adolescenti reclamano per loro stessi.
Poi arriva l’accusa di violenza carnale su una minorenne bianca e il mondo intero gli crolla sulla testa. In realtà si tratta di una meticcia con precedenti penali che fa la guardarobiera nel suo club. Lui la licenzia perché sente dire che infastidisce la clientela e lei lo denuncia per stupro. Chuck ammette di averci provato ma senza sapere che è minorenne e nega di aver abusato di lei.
Innocente o colpevole, quella storia è sufficiente a chiudere la sua sfavillante carriera. Il processo è piuttosto controverso e il colore della pelle di Berry risulta una delle aggravanti principali: si becca cinque anni e, anche se ne sconta la metà, quell’esperienza lo segna per sempre.
Durante la detenzione assiste impotente all’ascesa dei Beach Boys che fanno impazzire tutti con una versione leggermente cambiata della sua Sweet Little Sixteen: il brano si intitola Surfin’ U.S.A.
Una volta fuori si rimette al lavoro e incide nuovi classici del suo repertorio, però ha perso il sorriso e la vivacità. È cupo, cinico, avido e rissoso. Perde ogni sorta di scrupolo nei confronti della società che l’ha punito e cerca di portarsi a letto solo donne bianche alla faccia di tutti quelli che si sono dati così tanto da fare per rinchiuderlo in prigione a causa di un motivo tanto stupido. La rabbia spesso lo rende imprevedibile: celebre è il pugno in faccia a Keith Richards mentre questi cerca solo di salutarlo.
Nonostante le sue rinomate avventure erotiche non lascia mai la donna che gli ha dato cinque figli. Dichiara apertamente di fare ciò che può al fine di guadagnarci un sacco di grana e che quello è il suo modo di fottere il sistema e ripagarsi del torto subito. Investe i suoi soldi in immobili, locali commerciali e studi di registrazione mostrando un talento negli affari non comune per una star del rock.
Nel 1979 però finisce di nuovo dentro con l’accusa di evasione fiscale e dieci anni dopo torna a far parlare di sé per un altro scandalo sessuale. In un ristorante di sua proprietà, il Southern Air, una cuoca scopre una telecamera nel bagno delle donne. È una cosa piuttosto umiliante. Più di cinquanta ignare clienti sono spiate in uno dei momenti di massima intimità dal chitarrista più geniale della storia del rock. Lui però le risarcisce in modo assai generoso e tutto finisce lì, segno che ormai i tempi sono cambiati. Chuck Berry! Da idolo delle teenagers a vecchio sporcaccione, resta comunque il chitarrista che ha influenzato più di tutti il mondo del rock and roll.