Spandau Ballet – dai balli nazi alla generazione new romantic!

Nascono come The Cut e si spacciano per The Makers prima di scegliere il nome che li rende famosi in tutto il mondo. Non molti sanno però che il monicker non è sinonimo di quel romantic pop patinato di cui il gruppo si rivela maestro: “il balletto di Spandau” si riferisce agli scatti nervosi dei corpi impiccati dai nazisti a Norimberga. Non è la spiegazione ufficiale ma di sicuro la più suggestiva e se la batte con quella altrettanto apocrifa del mitra Maschinengewehr 08, costruito dai tedeschi nel distretto di Spandau e che, grazie alle sue raffiche, spingeva i corpi rimasti impigliati nei reticolati a un ballo macabro insostenibile che la fanteria inglese soprannominò appunto “Spandau Ballet”.

Il quintetto guidato dai fondatori Gary Camp e Steve Norman di tali reminiscenze guerresche e macellaie non vuole saperne. Loro puntano all’hard beat dei Kinks e di seguito si lasciano coinvolgere dalla lezione elettronica dei Kraftwerk.
Si fanno conoscere attraverso eclatanti esibizioni al Blitz di Londra suscitando l’interesse di numerose etichette che se li contendono. A farli firmare è la Chrysalis, sia per il singolo di lancio To Cut A Long Short Story uscito nel 1980 sia per il disco di debutto Journey To Glory, pubblicato un anno dopo, che diventa assieme all’omonimo dei Duran Duran il manifesto del “new romantic”, un genere orecchiabile, sentimental-edonista e caratterizzato da ritmiche funky e un uso vistoso della batteria.

Il secondo album Diamond è disco d’oro e offre l’abbrivio al successo di True (1983), lavoro con cui la band molla risolutamente i clamori delle adolescenti in calore per un look e un aplomb maturo e ispirato al cinema Noir. Parade del 1984 scaglia definitivamente gli Spandau nell’Arena con Simon LeBon e gli altri Duran in una battaglia a colpi di eccessi alcolici, bizzarrie divistiche e deliranti scontri dei fun club al ritmo di singoli “hameliani”.
Dopo la partecipazione al Live Aid ’85, istantanea retorica di band strapazzate dal successo e in una crisi creativa minata dalle depravazioni, gli Spands provano a librarsi dal morbidume soul per l’abrasività rock. Trough The Barricades però non vende, specie nell’unico mercato che conti sul serio: gli Stati Uniti.
Alle difficoltà il gruppo risponde con una pausa che apre la parentesi cinematografica per i fratelli Kemp, entrambi protagonisti del gangster movie The Krays di Peter Medak.
Nel 1989 c’è il ritorno in studio per il loffio Heart Like A Sky, apprezzato e considerato solo in Italia, roccaforte “fanatista” della band.
Lo scioglimento copre una voragine di vent’anni in cui gli Spandau Ballet, sempre più incrostati nella decade dorata degli eccessi visivi e i baccanali spensierati, si riesumano giusto per celebrare la 80s culture, con tour nostalgici e partecipando al documentario Soul Boys Of The Western World. Da tempo annunciano un nuovo album di inediti rinviato allo sfinimento fino al 2018, per ora.