Dave Lombardo non ha rivoluzionato la musica heavy solo aumentandone a dismisura i tempi metronomici ma ha contribuito in modo decisivo a far nascere il crossover. Negli Slayer, la band che gli ha dato più soddisfazioni e dispiaceri in tutta la poliedrica e irrequieta carriera, è lui a spingere affinché le band hardcore che tanto piacciono al chitarrista Jeff Hanneman sporchino la matrice NWOBHM dell’altra mente creativa Kerry King. Kerry non ha mai amato i Dead Kennedys, è sempre stato in fissa con Iron Maiden, Venom e Priest, ma quando capisce dove Dave vuole andare a parare, mettendo tutto quel pepe sotto il sedere alle canzoni della band, approva e sgroppa con gli altri tre sulla bestia fino alle viscere dell’Inferno che li attende.
Lombardo nasce all’Avana (Cuba) il 16 febbraio 1965 ma quando ha due anni la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti. I suoi genitori lo iscrivono in una scuola cattolica e lui in terza elementare, per la recita di fine anno, debutta ufficialmente come percussionista, suonando con i bonghi qualche canzone di Carlos Santana.
Gli altri due eventi determinanti della sua formazione musicale sono il regalo che gli fa suo padre, una batteria Maxwin a 5 pezzi, e l’ascolto dell’album “Alive!” Dei Kiss. Incredibile quanti artisti abbia folgorato quel disco dal vivo che per la band di Gene Simmons e Paul Stanley ha rappresentato in fondo soprattutto il salvataggio in corner di una carriera fusa ai box appena al terzo giro discografico.
Nel 1976 Dave impazzisce per la discomusic, al punto che alle feste si inventa come DJ. Difficile immaginare un simile trascorso per il batterista più influente della storia del metal ma questi sono i fatti. Nel piccolo giro festaiolo del suo quartiere si sceglie persino un nome d’arte piuttosto sobrio: A Touch Of Class.
Ehm… “A Touch Of Class” Lombardo però non può andare avanti a lungo con la vita notturna del Dee Jay. I genitori non sono felici di vederlo tornare a casa a ore impossibili e una serata particolarmente difficile si scontrano con lui e gli mettono davanti una prospettiva assai deprimente: essere spedito in un collegio militare.
“Arrivai a casa alle quattro del mattino; i miei genitori erano così incazzati… Ma sotto la camicia senza colletto, i pantaloni con le pieghe e le mi scarpe Stacy Adam ero ancora un fan devoto del rock. La musica alla quale ero esposto in quel periodo mi mostrò gli effetti che il ritmo può avere sul corpo. Le differenze tra disco e rock erano tanto profonde da incuriosirmi”
Nel 1978 poi succede un altro fatto importante: alcuni compagni di scuola di Lombardo gli domandano se sia in grado di suonare “Moby Dick” dei Led Zeppelin. Lui ascolta il brano per la prima volta e ne rimane sconvolto. “Ehi, ma perché nessuno mi ha detto prima che esistono i Led Zeppelin???”
Da lì l’impegno e il tempo che dedica a emulare Bonzo Bonham diventano preminenti e i suoi genitori iniziano di nuovo a borbottare perché è chiaro che gli oneri scolastici passano in secondo piano ancora una volta. Suona con una band locale che promette bene e che ha un manager molto determinato a lanciarla ma il nuovo altolà di papà lo costringe a mollarla e trovarsi un lavoro da fattorino. A casa apprezzano lo sforzo e gli comprano una nuova batteria: una Tama Swingstar.
Poco dopo Lombardo entra in un gruppo che ha visto suonare nella sua scuola tempo prima, trovandolo orribile; non sa per quale ragione ma accetta il loro invito. Si ritrova senza immaginarselo neanche di striscio nella prima formazione di quelli che poi saranno noti e temuti in tutto il mondo come Slayer.
La band inizia scimmiottando i paladini dell’heavy inglese e apportando giusto una maggiore carica abrasiva nel sound e appesantendo ulteriormente le tematiche sataniche già usate dai Venom. Il loro debutto, “Show No Mercy” impressiona abbastanza la scena locale di Los Angeles e la vicina San Francisco ma non al punto di proclamarli “I re dello speed metal” al posto di un altro gruppastro di sciamannati da poco trasferitisi a San Francisco e si fanno chiamare Metallica.
Gli Slayer ascoltano il loro demo fottuto e cazzo no, non li temono, anzi decidono di provare a batterli sul loro stesso terreno: in potenza e velocità.
Già il successivo Hell Awaits mostra cosa sono in grado di fare gli Slayer ma è Reing In Blood del 1986, prodotto da Rick Rubin, specie di santone specializzato in musica hip hop, a decidere una volta per tutte cosa significhi suonare estremo. Il disco è talmente veloce da non toccare la mezzora di durata. La tecnica e la rapidità d’esecuzione di Lombardo ne rappresentano l’ingrediente magico. Senza un batterista così talentuoso e illuminato difficilmente gli Slayer potrebbero surclassare le altre decine di band estreme della Bay Area e Rubin non sarebbe costretto a togliere tutto il reverbero per far sentire i colpi forsennati della batteria e stabilire un nuovo iter produttivo per il metal estremo.
Il problema di Dave però è che caratterialmente non si ritrova molto con i suoi compagni. Araya, Hanneman e King amano ubriacarsi e fare casino mentre lui è un tipo molto più tranquillo e concentrato sui bisogni salutari del proprio corpo. Suonare per tutto il 1986 e 1987 i brani di Reign In Blood inoltre, a quella velocità sovrumana, lo conduce ai limiti delle possibilità fisiche e mentali, al punto che quando il grande tour di supporto all’album sta per concludersi lui sente che non riesce più a mantenere i suoi standard qualitativi e i nervi iniziano a cedergli.
È la prima volta che Lombardo pensa di mollare gli Slayer. In realtà le cose vanno avanti con un tira e molla e dentro/fuori abbastanza infantile tra lui e gli altri ragazzi che non impedisce alla band di proseguire sempre con la stessa formazione il cammino discografico per altri due album: South Of Heaven (1988) inizialmente delude i fan perché non ribadisce la violenza di Reign In Blood e rallenta le ritmiche risultando in apparenza più leggero; Season In The Abyss (1990) invece è molto più apprezzato anche perché è un ritorno almeno parziale ai livelli tecnici e stilistici che hanno reso così sinistri e terrificanti gli Slayer.
Dopo il tour di quell’album però c’è da prendere una decisione in quanto è palese ormai la mancanza di feeling tra Dave e gli altri tre. Lui vuole andarsene e loro non vorrebbero permetterglielo perché sanno che è impossibile sostituirlo. Nel 1992 però le cose diventano insostenibili.
Per il giro promozionale di interviste a supporto del doppio live album Decade Of Aggression (1991) ufficiale coronamento dei primi dieci anni di carriera, il singer e bassista Tom Araya affianca Dave in ogni intervista o conferenza, interrompendolo e prevenendolo ogni volta che lui prova a dire quanto stia male nella band e come si senta stufo degli Slayer.
Poco dopo Lombardo è fuori. Il suo cammino indipendente però è difficile. Mette insieme un gruppo piuttosto originale e lodato dalla critica: i Grip Inc. con cui cerca di mostrare al pubblico che non è soltanto un batterista veloce ma anche colto, versatile e profondo conoscitore della cultura ritmica di varie realtà etniche. Purtroppo il mondo rivuole il vecchio Lombardo, esacerbando i conflitti interiori che lui ha già con il proprio passato.
Quando un giorno, durante un incontro con i fans, si mette alla batteria per eseguire una serie di dimostrazioni tecniche qualcuno del pubblico lo supplica a gran voce di suonare l’intro di Angel Of Death, brano apripista del capolavoro infame Reing In Blood e crocevia per qualsiasi drummer estremo che si rispetti, lui risponde laconico: The Angel Of Death Is Dead! Ma non dategli retta, lui non dice sul serio. Sembra che in realtà il ritorno sui vecchi passi stia per iniziare proprio da quella sparata. Lombardo infatti prima sorprende tutti accettando di entrare provvisoriamente nella line-up di una band concorrente agli Slayer, i Testament e con loro registra forse il disco thrash migliore di tutti gli anni 90 The Gathering. Dopo si dedica a decine di nuovi progetti, mantenendo in piedi anche i suoi Grip Inc. e folgorando i cultori della musica più estrosa e bizzarra con il suo contributo ai dischi della creatura di Mike Patton,i Fantômas.
Sempre negli anni 90/2000 Lombardo si cimenta in contesti ancora più distanti dalla propria esperienza musicale: un paio di album con il folle sassofonista John Zorn e alcune incisioni con i gruppo di archi metal Apocalyptica. E nel 2006, dopo insistite voci, rieccolo negli Slayer.
La band incide forse l’album più in sintonia con il proprio ormai storico passato: Christ Illusion (2006) in cui Dave oltre a suonare una sorta di Angel Of Death 2.0 con il brano Flesh Storm, inserisce nel pezzo Supremist la tecnica black metal del blast-beat, sconvolgendo i fanatici più oltranzisti del Lombardo Style. Per lui non c’è niente di più ovvio che incorporare tecniche provenienti da differenti realtà stilistiche ma il popolo metallaro è troppo conservatore per capirlo e questo è uno dei motivi che hanno sempre reso insofferente Lombardo nel contesto musicale che gli ha comunque dato tutto.
Il ritorno negli Slayer è una festa per chiunque e non gli impedisce di continuare la propria strada solista pimpante e creativamente irrequieta ma, per Dave, le cose nella band sono già critiche dopo pochi mesi dal rientro in line-up. La rimpatriata è soprattutto ispirata dal fatto che solo Lombardo può rendere gli Slayer ciò che sono, con buona pace dell’ottimo batterista Paul Bostaph il quale, per diversi anni, è stato il suo più che dignitoso rimpiazzo. Il problema è che un rapporto esclusivamente lavorativo e non più nutrito da una sincera amicizia non basta a motivare la permanenza del più grande e indomito batterista metal. Nasce una disputa sui diritti, la separazione è repentina e porta tutti in tribunale. Lombardo se ne va di nuovo e stavolta probabilmente in via definitiva.
Negli anni come batterista ha affinato tecnica e studiato altri generi ma il suo picco è nell’equilibrio incredibile di potenza e velocità. Gene Hoglan, grande esponente della batteria estrema e amico di Lombardo, ha detto questo di lui: Non ho mai visto picchiare nessuno così forte a quelle velocità.
Indubbiamente senza Dave Lombardo oggi il mondo suonerebbe a un passo più lento e in ogni caso riuscire come ha fatto lui a emozionare la gente a 220 battute di metronomo è una magia che solo un genio può realizzare.