Lo scrittore tedesco Hanns Heinz Ewers, noto ai cultori italiani dell’horror letterario per il racconto Il ragno, (che potete recuperare in Il ragno e altri racconti. Edizioni Del Bosco, 1972) fu famoso negli anni lontani del primo dopoguerra grazie a questo capolavoro di perversione e decadenza: Alraune. Die Geschichte eines lebenden Wesens (1911).
Secondo capitolo di un trittico romanzesco che ruota attorno alla figura dello scaltro e terrigno Frank Braun, a quanto pare Ewers qui raggiunge il suo apice creativo (escludendo Il ragno, ovviamente). Dobbiamo fidarci di chi ce lo dice perché l’opera di questo autore è quasi del tutto inedita nel nostro paese e il tedesco è una lingua tuttora proibitiva ai più, quasi quanto i prezzi delle edizioni ultra-rare che si potrebbero reperire su ebay.
L’apprendista stregone e Vampir, gli altri due episodi della Frank Braun Trilogy risulterebbero assai riusciti anch’essi secondo chi li ha letti, ma sono introvabili o quasi; Alraune in ogni caso proprio non si batte. Alraune is the best!E bisogna ammettere che nonostante il romanzo olezzi di ragnatele e polvere secolare, ancora vive e nuoce, sia sul piano dell’inquietudine coronarica che nel sottile erotismo. Del resto, se escludiamo lo spunto medievale della Mandragola, pianta che, secondo la leggenda, nasce in terra dalle gocce dello sperma degli impiccati, e le implicazioni fantascientifiche che conducono Braun e il suo deprecabile zio scienziato Jakob ten Brinken a selezionare la prostituta più perversa e irrecuperabile di Germania e inseminarla chirurgicamente con il seme appena recuperato dal corpo scalciante di un assassino bestiale giustiziato sulla forca, a parte questo, dicevo, in fondo la nascita di Alraune non conduce a nessun altro fatto soprannaturale. La carica erotica, il carisma nocivo e la totale spietatezza di cuore rappresentano elementi che possiamo ritrovare in natura e non necessariamente solo nelle donne, qui rappresentate con la protagonista, secondo il mito misogino dei decadenti e i romantici.
Alraune poi ha un fascino androgino. E per il poco che sono riuscito a leggere di Ewers non è nemmeno la prima volta che lo scrittore soffermi l’attenzione sul piacere di un aspetto mascolino di un corpo femminino (e sulla violenza sessuale alle bambine). Oggi suona strano però questo insistere sull’apparenza da ragazzo di Alraune come un fatto seducente; spesso lei finisce per vestirsi da uomo, per la gioia e il supplizio del perverso zio Jakob.
Sorprende la totale mancanza di morale dei protagonisti, questo sì. Anche il gagliardo Frank Braun, che da principio e per motivi del tutto votati alla cazzoneria, convince lo zio munifico e avvezzo alle molestie sessuali oltre agli esperimenti di ibridazione genetica, a creare Alraune secondo l’antica ricetta stregonesca. Anche lui, Braun, in fondo però è un immorale che mira soltanto a godere i piaceri della vita, un esagitato insopportabile che fa debiti e rifila sòle a destra e a manca per godere l’effimera frenesia del gioco d’azzardo e un po’ di sesso spinto con qualsiasi cosa respiri. Nella seconda parte del romanzo, Braun apparirà più calmo ed equilibrato e vivrà una storia di amore malato con Alraune, quasi rimettendoci la pelle, ma anche in questa veste più positiva e vendicativa resta un tipo non molto raccomandabile, quasi al livello dello stesso Ewers, personaggio discutibile e molto curioso di cui parlerò ancora più sotto.
Alraune è un essere plagiante, spietato, che ha come solo interesse il male e il dispiacere altrui in nome di una stregoneria satanica che fa leva sul sangue delle sue vittime ma non in forma di vampirismo classico, per quanto i morsi e i tagli da cui leccare gocce emoglobiniche non mancano. Il sangue sì ma soprattutto l’intensità del suo scorrere nelle vene, si scoprirà a un certo punto della storia, ecco cosa fa la differenza e rende i personaggi che incontrano Alraune o vittime o immuni scampati al suo virus. Ma non solo il sangue in sé e la pressione con cui gira, anche lo stato sociale: i vecchi e i poveri non subiscono il fascino di Alraune, di solito. Chi è ricco o borghese cade nelle sue grinfie, anche se in avanzato stato d’età. Basta prendere lo zio Jakob; mentre Froitsheim, l’anziano cocchiere non la sopporta, se ne tiene alla larga e con lui l’intera servitù. L’adorazione e l’affetto incondizionato di tanti amici e amiche per l’algida e inarrivabile Alraune, sono strumenti che lei usa per condurli alla rovina, senza il minimo indugio, praticando un sadismo puro e un po’ annoiato. Soltanto nel finale, quando qualcuno le rivelerà le sue reali origini, e grazie anche al fascino e la virile maturità di Frank Braun, Alraune guadagnerà una maggiore incertezza umana, sperimenterà una specie di amore che la condurrà a una crisi di cui non svelo gli sviluppi.
Una casa editrice che pubblica il capolavoro di uno scrittore a dir poco maledetto, sfigatissimo, compromesso col nazismo, allupato sessuale, amico di Aleister Crowley, eletto prima da Hitler e poi reietto dal regime nazista, morto in povertà e totale indifferenza, è encomiabile già in partenza. La Hypnos però affida la traduzione e la cura di un romanzo così particolare e complesso alle buone mani di gente qualificata e in grado di non trasformarlo in una pecioneria in stile “vorrei ma non posso” ormai fin troppo diffusa nell’editoria nostrana. Alessandro Fambrini, di cui cito con grande ammirazione la nota introduttiva, e Walter Catalano, che in coda si occupa della postfazione sul rapporto sorprendente di Ewers e il cinema, rendono il volume di Alraune davvero imperdibile. Tra l’altro Catalano l’ho già notato per il contributo al libro Letteratura Horror per le Edizioni Odoya (in cui una delle schede da lui curate è proprio quella dedicata a Ewers).
La letteratura fantastica tedesca è sconosciuta al pubblico italiano. In realtà tra il 1910 e il 1920 c’era una bella scena di autori in fissa con il fantastico e l’orrido. L’avvento del nazismo mandò tutto a puttane. Sarebbe una gran cosa se la Hypnos seguitasse a contribuire al recupero.
Sempre con Alessandro Fambrini, per la stessa collana di Alraune MIRABILIA, è uscito Der Orchideengarten. Il giardino delle Orchidee, raccolta di racconti estratti dalla rivista antenata della più nota Weird Tales e che uscì in Germania sempre nel primo dopoguerra. Quando mi riempiono i cipignolo me la compro e ne parlo qui.
Fabrini cita pure il saggio pubblicato da Sellerio La letteratura fantastica in Austria e Germania (1900-1930) Gustav Meyrink e dintorni. Un altro titolo che devo assolutamente avere. E per chi fosse interessato (mi ci metto anche io), nell’indifferenza generale, qualche anno fa, la piccola casa editrice La Conchiglia, ha pubblicato una nuova raccolta di Hans Heinz Ewers: I cuori dei re e altri racconti. Non so voi ma la mia lista per Natale si allunga.