Infectious Grooves eh? Ok, non conosco un solo metallaro che abbia mai apprezzato fino in fondo al cuore il fenomeno funk metal. Io c’ero e ricordo che lo tolleravo, potevo ritenerlo interessante, ma non ho mai capito fino in fondo il senso di una simile commistione. Che c’azzeccava il funk col metal? Poco o nulla. E i risultati poi non è che fossero irresistibili.
In fondo il rock ha sempre proliferato in questo modo, unendosi ad altre forme musicale estranee, creando nuovi generi e sottogeneri. Il metal fece lo stesso e per un po’ sopravvisse. Poi finì per scegliere l’incesto e oggi ne godiamo i risultati. Ma non andiamo troppo avanti. 1991. I RHCP stavano sbancando con il loro Blood Sugar Sex Magik. I Faith No More non si sarebbero riconfermati qualche mese dopo con Angel Dust. Angel Dust era di molto inferiore a The Real Thing. E anche oggi che schiere di revisionisti cercano di riabilitarlo esso continua a essere un mezzo pasticcio. Mezzo. Erano altri tempi, non mi fraintendete. Un mezzo pasticcio dei FNM era comunque una spanna sopra al capolavoro dei Rise Of The Northstar, quale che sia.
Però c’era un gran parlare di funk. Gli Extreme, gli Ugly Kid Joe, i Mordred, i Mind Funk, che se l’erano infilata persino nel nome la parolina magica. Nel disco Ceremony dei Cult, a un certo punto Ian Astbury nell’intermezzo di un brano resta solo col basso che fa una schaletta e lui dice “funky!”
“Funky di qua, funky di là, cosa sarà cosa sarà” cantava Cristina D’Avena nella sigla della Stella della Senna. Oggi è chiaro che tutti questi gruppi con il funk avevano a che fare quasi quanto gli Slayer. E gli Infectious Grooves lo sostenevano già allora. A chi li accusava di accodarsi a un filone modaiolo loro risposero che in realtà nessuno praticava il vero funk. Gli Extreme non c’entravano nulla con il vero funk, figurarsi poi gli Ugly Kid e se proprio volete saperla tutta, Mind Funk si chiamarono così solo per censurarsi il monicker originale Mind Fuck! E infatti sfido chiunque a trovare il funk nei dischi dei Mind Fuck.
Se volete sentire il vero Funk Metal provate gli Infectious Grooves diceva Muir. Mike Muir, profeta del crossover metal in tempi non sospetti: colui che sposò la furia hardcore con la boria thrash metal e che si attirò le ire di entrambe le comunità musicali. Che ne sapeva Muir di Funk? Non moltissimo, anche se spergiurava di essere un fan sfegatato di Parliement e Sly Stone al tempo in cui sentiva i Sex Pistols, gli Slayer e gli ABBA! Il vero interprete funk in seno alla bicocca metal organizzatagli in fretta e furia da Muir era però Rob Trujillo; il tipo con i capelli da indiano pellerossa che oggi fa lo scimmione sul palco dei Metallica.
Forse voi bambini non sapete ma Trujillo, che oggi sarà ricco da far pena grazie a Hetfield and the Lars, negli anni 90 slappava come un vero cycopatico agli ordini di Muir nei Suicidal Tendencies ed era così bravo e sprecato in quel contesto thrash-core che Mike decise di dar vita agli Infectious Grooves solo per vederlo sfogare un po’. Rob era gli Infectious Grooves. Perché l’idea a Muir salì sulla schiena solo dopo che aveva sentito i nastri che Rob si portava dietro, pieni di riff tritadita che rimandavano a tutta la vecchia scuola funk degli anni 70.
Rob e Muir coinvolsero l’ex Jane’s Addiction, Stephen Perkins (che su wikipedia oggi risulta come ospite ma allora era considerato un membro fisso della band), più due chitarristi di Venice, amici di Mike, uno dei quali già nel primo suo intingolo metal ai tempi della scuola dura hardcore: gli Excel. Il tipo si chiamava Adam Siegel. L’altro invece era Dean Pleasants, chitarrista non accreditato nel primo disco degli Ugly Kid Joe e successivamente alla sbornia funk dei Grooves, accasato nei Fishbone. Oltre questi titolari inamovibili, nel primo disco degli Infectious Grooves c’erano anche Rocky George, Ozzy e altri amici di amici.
La differenza tra Infectious Grooves e tutti quegli altri nomi associati al funk e al metal è che loro hanno davvero suonato metal nelle parti pesanti. I riff e gli assoli erano heavy sul serio, cosa che non si poteva dire dei RHCP. Nei Faith No More, Jim Martin credeva nel metal e ce lo metteva a più non posso ma il resto della band gli remava contro. E alla fine se ne andò.
Il disco degli Infectious Grooves si intitolava (e si intitola tuttora) così: The Plague That Makes Your Booty Move… It’s The Infectous Grooves. Lunghetto. Però era il modo giusto di proporre il concetto. E in effetti la musica di questo gruppo riesce ancora oggi a trasmettere sia la voglia di ballare che di menare.
E di sicuro pezzi come Stop Funk’in With My Head, Therapy, Punk It Up, sanno essere ancora molto contagiosi per il vostro culo. Purtroppo sia Rob che Mike presero troppo seriamente il progetto, tentando di trasformarlo e portarlo avanti come una band vera e propria. Questo pesò sull’equilibrio dei Suicidal Tendencies, che già dal 1993 iniziarono a sfaldarsi e realizzare musica sempre meno audace e potente. Poi vennero i barbari dei grunge e bla bla bla.
Oggi Muir tiene in vita sia i Suicidal che gli Infectious, alla faccia del mercato discografico al collasso. Rob, come sappiamo, non fa più parte di nessuna delle due line-up. E riascoltare quello che combinava nel primo lavoro dei Grooves rende davvero difficile digerire il suo prepensionamento nei Metallica; forse il gruppo meno adatto per un bass player così istrionico. Vederlo con loro mi fa pensare un po’ a un miliardario che paga Uto Ughi per suonare alla festa di compleanno della vecchia zia sorda solo “tanti auguri a te”! Maledetti sporchi latifondisti!