Il cadavere uscito dall’armadio succhiò i liquidi e la carne in parte digerita che trovò nel suo stomaco. La testa morse lo scroto di J. e inghiottì la massa salata dei suoi testicoli come fossero un paio di tenere ostriche. Il cimitero dei vivi – Poppy Z. Brite (Indipendent Legions, – vi direi il prezzo ma nella copia che ho io non c’è! E vi assicuro che l’ho pagato regolarmente, però non ricordo più quanto)
Poppy Z. Brite non abita più qui, in realtà. La raccolta di racconti Il cimitero dei vivi, pubblicata dalla benemerita Indipendent Legions (se solo stessero più attenti alle coniugazioni verbali e i refusi sarebbero davvero impagabili…) appartiene a una bomba di scrittrice di New Orleans, definita nelle note biografiche come regina dello splatterpunk e autrice di Lost Souls, Drawing Blood e Cadavere squisito, oltre a una serie di romanzi e antologie datate fino ai primi anni duemila. Purtroppo tutto questo oggi non vale più. Poppy Z. è un uomo e si chiama Billy Martin Brite. E non ha cambiato solo sesso, ma anche il genere letterario. Lui non è più ossessionato dai vampiri, la goth music, il sadomaso e i serial killer. Scrive romanzi sì, ma pieni di umorismo e leggerezza. Sono ancora ambientati a New Orleans ma non si occupano più del lato spettrale e violento della città. Sono concentrati su quello colorato e divertente.
Nulla da eccepire. A noi però interessa di più la vecchia Poppy Z. Ragazza tosta, sexy, una Jennifer Jason Leigh cresciuta con gli Addams, necromantica e capace di spingersi in territori della mania e la perversità che eravamo abituati a considerare roba da maschiacci patologicamente messi male. Inutile tentare di evitarlo, con lei/lui la questione sessuale non può essere esclusa. Brite non ha più grande famigliarità con la sua vagina rispetto a quanta ne abbia con Lost Souls (che secondo le fonti di Manzetti è uscito nel 1996 per la collana di Brolli Gli squali, Bompiani, e che è rimasta solo un annuncio nei cataloghi letterari delle prossime pubblicazioni e mai si è trasformato in libro vero e proprio). Poppy/Brian oggi dice che i romanzi goth horror dei vecchi tempi erano cose che le venivano pubblicate più facilmente e per questo le aveva scritte. Cadavere squisito è, a detta di lei stessa, il suo viaggio più estremo e definitivo. Dopo quello non ha sentito più il bisogno di tornare da certe parti. Per ora.
Nulla esclude una clamorosa riappropriazione della parte femminile da parte di Brian e a pensarci bene potrebbe venirne fuori una versione transgender del classico kinghiano. Leggendo Il cimitero dei vivi, raccolta non completa dei racconti brevi della fu Poppy Brite, quelli sparsi in varie antologie horror e non che vanno dal 1992 al 2002, si scopre niente meno di una versione embrionale di Cadavere squisito dal titolo Risvegli, dove il personaggio del serial killer Justin di Los Angeles, somiglia molto al viziato e aberrante Jay Byrne di New Orleans, mentre l’esotico Suko è spiccicato o quasi al giovane e sventurato oggetto del desiderio Tran del romanzo succitato. Qui tutto va a finire in modo più apocalittico ed è senza dubbio meno disperato e doloroso dell’epilogo di Cadavere squisito, ma non si può negare la parentela tra le due creazioni.
Gli altri racconti de Il cimitero dei vivi sono “carini”. Alcuni riusciti e altri un po’ meno. Calcutta, Signora delle impudenze, scritto e antologizzato su Book Of Dead 2, è davvero intrigante e vale metà del costo del volume. La Indipendent Legions prevede una pubblicazione di una versione a fumetti del racconto e siamo davvero curiosi di leggerla. Poppy Z. del resto è sempre stata molto sprofondata nella sua città, New Orleans, ma sapeva impadronirsi delle culture esotiche e farne ciò che voleva, basta leggere anche Triade (che potete trovare non qui ma nella bellissima raccolta Revelations a cura di Douglas E. Winter). Parlo al passato della Poppy Z. Brite perché ormai non so più cosa ne pensi o che combini Martin in merito a certe escursioni creative. Lei era brava in questo. Forse lui lo sarebbe di nuovo, se gli fregasse di riprovarci.
Mussolini e il Jazz dell’uomo con l’ascia merita già per il titolo ma anche tutto il resto. Magari è un po’ troppo da mandar giù però ha un’audacia di pochi e anticipa i giochetti meta-storici della serie American Horror Story. In particolare la stagione tre, quella sulle streghe. Anche qui si ricorda la notte Jazz che la città suonò tutta insieme per espressa richiesta del maniaco misterioso (una specie di Jack Juju). Poppy giocava alla storia con la leggerezza di una bimba e le sue bambole e allo stesso tempo si divertiva a interpretarla con le dinamiche mentali di una vecchia strega voodoo molto paranoica.
Il Cuore di New Orleans invece è piuttosto deludente. Inizia come un giallo stuzzicante, prende per le palle il lettore con un notevole sterzo lirico e infine implode nel proprio stesso sentimentalismo.
Avremmo ancora bisogno di Poppy Z. Brite ma se vogliamo c’è solo Brian. Peccato. Speriamo che la Indipendent Legions non ci faccia aspettare troppo per leggere finalmente il tanto chiacchierato e citato capolavoro goth vampirico ad alto contenuto sessuale Lost Souls.