Quella strana ragazza che abita in fondo al viale – Laird Koenig

Quella strana ragazza che abita in fondo al viale è un romanzo non propriamente horror ma dai risvolti macabri e sovversivi in quantità giuste per piacere a un pubblico in fissa con Poe o Stephen King. La storia di questa ragazzina di 13 anni che vive sola in una casa assediata dagli adulti, intenzionati a portarla via (o scoparsela) e consegnarla nelle rassicuranti e decerebranti braccia delle istituzioni scolastiche è un po’ la versione per grandi di Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren. Solo che la piccola Rynn di Laird Koenig non ha una forza sovrannaturale e un baule pieno di monete d’oro. La sua risorsa principale è un’intelligenza che rasenta la diavoleria e quanto al baule, dentro c’è la legna per il caminetto e l’ombrello appartenuto a una delle sue vittime.

Come nelle fiabe e le teorizzazioni del reietto psicanalista Bruno Bettelheim, il bambino ha la meglio su orchi e streghe (gli adulti) grazie all’ingegno, con esso vince la forza dei mostri. Anche qui Rynn se la cava usando il cervello, sia con una madre avida e anaffettiva e la dispotica e sospettosa padrona di casa (le streghe) e il figlio di quest’ultima, pedofilo recidivo e impunito che gira intorno a casa sua come il lupo di Cappuccetto, anche se è più facile, dati gli appetiti sessuali del personaggio Frank Hallet, paragonarlo più a un orco, appunto. E la casa in cui vive Rynn, ovviamente è isolata ai margini del bosco.

Quella strana ragazza che abita in fondo al viale è in tutto e per tutto di una fiaba nera, in cui però gli aspetti oscuri finiscono per bagnarci le scarpe, nonostante cerchiamo di tirarci indietro, e non rimettere nulla al proprio posto. La bambina è guidata da un’ideale per lo sviluppo integro che la porta a difendere la propria solitudine e indipendenza con qualsiasi mezzo ma non prova alcun tipo di rimorso per ciò che arriva a fare pur di impedire agli adulti di smascherarla e toglierle quella libertà. Le sue vittime sono nella cantina e lei continua a vivere sopra i corpi in decomposizione, leggendo sia libri su come impedire ai corpi di puzzare che le poesie di Emily Dickinson, scrivendo poesie, accendendo il caminetto, pulendo casa e cucinando pranzetti da consumare in solitaria o assieme a Mario, un ragazzo storpio che finisce per diventare suo complice (tipico aiutante proppiano) che il primo amore. La passione tra questi due ragazzini sboccia durante la sepoltura di due corpi in giardino.

Di questo libro funziona ancora tutto quanto. C’è poca audacia nella descrizione dell’amore tra i giovani protagonisti, in lotta contro il mondo dei grandi che vogliono interferire con la loro indipendenza, ma nell’insieme è impossibile mollare la lettura senza il desiderio di riprenderla quanto prima. Laird Koenig viene da Hollywood (lui è autore della sceneggiatura tratta dal proprio romanzo e su cui si basa il film interpretato da Jodie Foster, Martin Sheen) e sa come imbastire uno script pieno di ritmo e ganci al posto giusto ma sorprende per la scelta di un finale, sia nel romanzo che nella pellicola, talmente aperto da risultare quasi monco. Si volta pagina pensando che ce ne sia almeno un’altra mezza a spiegare davvero come a Rynn riesca il gioco delle tazze. Personalmente ho avuto una sorta di vertigine, tipo davanti a una voragine improvvisa.

Di sicuro Quella strana ragazza in fondo al viale è una storia molto più ambigua e inquietante di quanto sembri in apparenza; un piccolo classico per l’infanzia (sbagliata) da riscoprire.