litigavamo
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Litigavamo così bene!

Litigavamo … Sapete cosa penso? No, proprio non potete saperlo, mica siete telepatici. Però vi scuso. Neanche io lo sono. Quello che penso ora è che litigare, spesso, in una coppia, non è sintomo di alcuna rottura. Ci sono uomini e donne che litigano alla grande da decenni e ancora vivono insieme. Apparentemente sembrano sgretolarsi a ogni discussione, con le urla, le porte sbattute o le ore o giorni di pace armata all’insegna del mutismo o una scarsa loquacità dedita al puro sarcasmo. Eppure due persone, se nonostante i litigi ancora stanno insieme, è perché sanno litigare. E litigare significa riprendersi. Non è tanto una questione di legame. Quello può esserci anche in chi litiga e si molla per sempre. Quanta gente continua a pensarsi per una vita, senza mai più telefonare o scrivere o tentare di riconciliarsi con l’altro?

Ci sono coppie che sanno riprendersi e coppie che non lo sanno fare. Una discussione può aprire una specie di crepa in terra. E questa crepa, più passa il tempo e più si allarga fino a diventare una voragine e trasformare un litigio in uno sconvolgimento della placca terrestre. E le due zolle si allontanano sempre di più e lui è da una parte e lei dall’altra. Magari pensano “salta! salta, cazzo!” E poi si dicono: “forse dovevo saltare io! Perché non sono saltato?” E intanto i continenti si allontanano e lo spazio si riempie d’acqua e così sia.

Invece ci sono coppie che appena si forma una piccola incrinatura nel terreno su cui si trovano, sanno subito allungare una mano e condurre l’altro o se stessi, oltre la frattura. Perché la frattura non vuol dire un cazzo. Non esiste l’amore perfetto. E così proseguono il cammino assieme. Purtroppo questi meccanismi funzionano in base al carattere degli amanti. L’affiatamento si dimostra proprio lì. Non tanto nelle scopate. Ci sono ottimi scopatori che non riescono a stare insieme mezzora dopo il coito simultaneo.

Se due persone sono poco comunicative, nel momento del litigio possono fare scena muta entrambi e non venirne più fuori. Se invece delle due uno è chiacchierone e non riesce a tenersi i rospi in gola e l’altro è un muro del pianto, ecco che il primo metterà l’altro con le spalle su quel muro e gli sputerà fuori tutti i rospi, costringendolo a sbloccarsi. 

Per esempio, tra me e mia moglie funzionava così. Ma da sempre, fin dall’inizio. Io mi risentivo di qualcosa e mi chiudevo in un broncio ambiguo. Nel mentre mi allontanavo e diventavo sempre più freddo. Oppure esplodevo e dopo mi chiudevo in me stesso. Lei attendeva un po’ e alla fine mi spingeva a parlare. Mi costringeva. Anche a costo di litigare ancora e ancora e ancora. Nel momento in cui tutte quelle chiacchiere non conducevano a nulla e la cosa era palese, ecco che lei (o a volte io) piangeva (o). E di fronte alle lacrime, tutte e due riponevamo le armi e dicevano, fanculo, “non voglio vederti soffrire così. Qualsiasi cosa ci abbia fatto incazzare non conta davanti a questo”. E ricominciavamo a camminare sullo stesso continente.

Ecco qui. Un figlio che si porta dietro una ferita profonda nel rapporto con la mamma e una figlia che ha sempre sofferto per un padre introverso si incontrano e insieme, lui con le sue nevrosi e lei con la sua ribellione e frustrazione, raggiungono un punto di contatto. Che trovano da quello di rottura. Ogni rottura genera un nuovo anello di congiunzione. E si va avanti. Le cose poi tra noi sono finite, ma quello fa parte della vita. Si cambia e come non ci si ritrova più nei momenti sereni, si finisce per non trovare il bandolo neanche con le urla. E più si prova a urlare, sperando alla fine di rivedersi nei vecchi e confortanti abbracci, nelle lacrime, e più ci si sgola invano. E alla fine si conclude che non si può continuare a scavare nella merda sperando in una via d’uscita. A volte la merda è fino al centro della terra e lì forse c’è la luce, ma del magma incandescente.

Quello che voglio dire è che le rispettive nevrosi tengono unite le coppie. E che attraverso le discussioni, per quanto bizzarre, folli, assurde e insopportabili, quelle nevrosi favoriscono una nuova saldatura. “Oh, solo lei può capire che in fondo io sono un povero stronzo senza palle che piange appena si sente ignorato”. E lei: “solo lui può accettare le mie nevrastenie nella zona cesarini del Marchese”. E questo è quanto. Se pensate che a tenere in piedi una coppia sia il feeling biologico siete ingenui. Quello si consuma presto. A mantenere in piedi una relazione sono le rispettive follie se però combaciano per una follia più grande: quella che poi produce figli e un matrimonio. La stessa follia che alla fine distrugge tutto quanto per rilanciare una nuova vita fatta di figli depressi, ex furiosi, tanta povertà e nuove famiglie disfunzionali, allargate e con delle gravidanze indesiderate. O magari non è sempre così, via. A volte si muore in un incidente.