Allora, qui siamo nell’enorme bacino di quella cosa chiamata oggi progressive. Che non è esattamente quello che pensate voi, ignorantoni fermi agli anni 70. Per dire, i qui presenti GÖSTA BERLINGS SAGA (lo scrivo a lettera grande perché il copia e incolla con altri caratteri non mi è stato possibile) sono accostati ai King Crimson e i Goblin ma non si capisce bene in quale punto dovrebbero avvicinarvisi. A sentire questo loro album sembra più una roba dei John Carpenter And The Sismici sgattaiolata via dal loro enorme archivio.
Il disco è interamente strumentale. E nella maggior parte del tempo consta di una specie di marcia crescente. La mente è sospinta in avanti da questa miscellanea di rock, synth, prog, elettro-dark che si affastella, monta, pompa avanti, ma alla fine non sembra di arrivare mai. Non so se era l’intento dei GÖSTA BERLINGS SAGA, ma di fatto io ho avuto l’impressione di fare un viaggio in un enorme centro commerciale dove i negozi sono tutti chiusi, vuoti e ricoperti di annunci di cani scomparsi, serate in locali falliti e annunci di badanti e baby-sitter rimpatriate.
Io poi la musica strumentale credo che dovrebbe essere semplicemente intitolata traccia 1, traccia 2 e così via. Dare dei titoli a segmenti sonori come se dovessimo essere indirizzati in qualche regione della nostra fantasia lo trovo quasi maleducato. La musica è la roba più impressionistica che ci sia. A meno che tu non ci metta una voce e un testo e dica esattamente cosa vuoi dire, è inutile perdere tempo con delle didascalie. L’equivalente di un album strumentale è una tela fatta di colori mescolati e basta. Guardi fisso il centro e quando gli occhi ti stanno lacrimando e senti la nausea, forse allora troverai un senso. Il tuo senso. Perché la musica è la cosa più generica e personale che ci sia. Ognuno fa il proprio sogno dormendo nello stesso letto e sullo stesso cuscino. Mi fermo qui perché l’incartamento è dietro l’angolo. Posso solo peggiorare la situazione.
Questo album, intitolato Et Ex, ha titoli tipo Over And Out, Square 5, Artefact ma per chi ascolta non significano pressoché nulla, sono solo parole. Le note invece significano molto, ma non quello che vogliono i GÖSTA BERLINGS SAGA. Io per esempio ho visto per tutto l’ascolto dell’album una partita degli Orsi. Sapete gli Orsi? I ragazzini che giocavano a Baseball? Eh, nella mia testa, mentre i ritmi e le note si succedevano, c’erano loro. Non è colpa mia. Non posso certo dirmi: ora immagino l’artefatto o Piazza 5. Ammesso che Square sia inteso come Time Square o cose del genere. Avrei potuto immaginarmi un episodio dell’A-Team, volendo. Chi lo sa dove può portarmi la musica? Se non altro la partita degli Orsi sa di antagonismo, di sfida, quindi diciamo che l’album dei GÖSTA BERLINGS SAGA mi ha trasmesso un senso della battaglia ma ricco di una leggera brezza d’ironia temperata. Ma sono consapevole che vi sto parlando di qualcosa che per voi non ha alcun senso. Quindi tanto vale chiuderla qui.
Oh, a proposito: sapete che questo è il 1101esimo articolo di Sdangher? Sì, lo chiamo articolo.