hank von hell
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Hank Von Hell – Ritorno al Negro

Hank Von Helvete torna in mezzo a noi dopo un bel po’. Non che sia stato fermo in questi anni. Per esempio ho saputo (e quantomeno non avrei voluto saperlo) che da circa 7 anni è nella giuria di Norwegian Idol. Io ero rimasto al suo esordio post-Turbonegro assieme a Tom Skold e altri: quel disco davvero niente male dei Doctor Midnight & The Mercy Cult – I Declare: Treason. Era fico. Ricordate il pezzo Sign My Name ? Spappolava l’ano agli gnu. Poveri gnu.

Comunque, lo stesso anno della ripartenza dei Turbonegro di Rock And Roll Machine, che ho recensito con un disdicevole entusiasmo in questo stesso blog, pure Hank Von Helvete si rimette a fare brum brum con questo progetto che sembra un lavoro dei Turbonegro ma un ciccinino più metal. Non immaginate niente di brutale o cruento. Si tratta dello speed rock and roll fallùto con cui Hank (che mi ha sempre fatto pensare al regista Kevin Smith, sapete, quello che su Clerks faceva anche la parte di Silent Bob, però mascherato da King Diamond. Ecco, lo volevo dire e l’ho detto). Con cui, dicevo, Hank ha voluto rimettersi un po’ in moto, dopo troppi anni passati a non fare sostanzialmente un nulla pagato troppo bene per quella cazzo di TV Nordica.

E se vi devo dire, Egomania, è quasi alla stregua di Rock And Roll Machine, poco ci manca. Di là il lavoro di tastiere è migliore ma la qualità dei pezzi e l’ispirazione sono pari. Anzi, potete prendere Pretty Decent Exposure, Burn To Burn, la title-track o Bombwalk Chic , infilarle nel disco dei Turbonegro e non accorgervi della differenza stilistica e la valenza proteica. Quando succede che un ex membro di una band si mette a fare cose soliste così vicine a quelle della sua ex-band, penso a due cose: o la reunion è vicina, oppure i problemi erano di altro genere. 

Non penso che Hank tornerà con i Turbonegro e non me ne frega moltissimo; anzi, auspicherei il contrario, visto che in questo 2018 mi sono beccato due grandi album invece di uno, cosa che non sarebbe successa se lui e il resto del gruppo fossero stati una cosa sola. Questo Egomania è insomma una bella bombetta, sappiatelo! Oltre ai pezzi dal buon tiro genitale citati sopra, mi piacciono le cose più lente e cadenzate, vale a dire Blood, che per certi versi fa quasi pensare ai primi Def Leppard. Anzi, se Elliott e gli altri facessero oggi un pezzo del genere sarebbe un collasso di emozioni in tutti i car-wash dell’Oregon. E poi mi piace parecchio Never Again, una cosa tipo Led Zeppelin che incontrano Alice Cooper e insieme vanno a farsi un bel rituale propiziatorio per le vene varicose. No, sul serio, ha la maestosità oscura di The Last Temptation, giuro. Vi è piaciuto The Last Temptation? Vero, sì?

Oh, magari dico un sacco di cazzate. Però c’è una cosa di cui sono certo: questo album ha le spezie giuste nei buchi giusti e quindi una volta fatto deflagrare dentro i vostri padiglioni sudici, sarete costretti a seguire l’imput e scadizzare la lasciva ombra che vi trascinate dietro, lungo i muri di qualche vecchio asilo abbandonato.