Stranguliatorius
Stranguliatorius

Stranguliatorius – Rope, Soap, Tabouret

E dal riff iniziale chiunque avrebbe urlato “ok, dai che mo parte il cinghiale” e invece i Stranguliatorius stupiscono lanciandosi invece con un growl più old school. Non cavernoso al punto da sembrare uscito appunto dal culo d’un uomo di neanderthal, ma più comprensibile come se il cantante si fosse solo fumato un pacco sano di Malboro rosse prima di entrare in studio.

Provenienti dalla Lituania, che per chi fosse a corto di geografia si trova esattamente tra la Lettonia e la Bielorussia, questo quartetto di degenerati (il tipo di formazione che adoro dopo il threesome) miscela death metal vecchia scuola, col groovy del grindcore. Non che il grindcore sia mai stato groovy, ma è vero che il riff del primo pezzo Nine Nursemaids fa ballare più il sedere che la testa.

E si procede avanti con riff old school, con un mastering lercio ma non per penuria del gruppo, poiché si capisce che questi il death metal moderno non sanno neanche dove sia di casa.

Dovremmo contattare il WWF del metal e chiedergli di inserire tra le specie protette band appunto come i Stranguliatorius, gente che viene dalla Lettonia, ove credo le vhs di Venerdì 13 e Halloween sono ancora conservate nelle librerie, il dvd è un accessorio del demonio e il death metal s’è fermato al ’99.

Ascoltandoli tornano alla memoria quegli inverni passati in casa, con la tv a tubo catodico accesa per passare il tempo tifando il mostro di turno noleggiato in videoteca. Non importava che fosse affogato perché odiato, o bruciato perché sadico, tifavo sempre per lui.

E glii Stranguliatorius di Rope, Soap, Tabouret appunto sono quegli amici che il giorno dopo, a scuola ti raccontavano il loro di mostro tifato di nascosto dai genitori troppo bigotti per capire l’esultanza nel vedere l’ennesimo tipo da spiaggia maciullato.

Un disco per chi crede che il death metal vecchia scuola debba essere protetto dall’Unesco.