A Voluntary Lack Of Wisdom è un disco del 2018, realizzato dai Loimann. (non fateci caso, è roba per il SEO)
I Loimann sono italiani e fanno stoner/post-doom. Ehm… post-doom? Ovvero? Mi sono perso qualcosa? Da quando il doom è stato bypassato? Capisco il post-black quando si fa sempre black metal ma senza il facepaint e cinturoni finti in vita. Ma i Doomster che fanno doom dopo il doom a cosa rinunciano? Alle canne? O all’intransigenza? O al pessimo umore?
Non so. Ho come l’impressione che da quando le band si sono messe a fare il lavoro dei giornalisti-etichettatori abbiano incasinato ancora di più tutto quanto. Post-doom? Chi lo dice, cari Loimann che voi fate post-doom? E se invece io vi dicessi che forse davvero c’è un po’ di stoner ma siete più sulla slitta per la palude che per la terra di babbo Natale? (gioco di parole intraducibile tra sledge-slitta e sludge-genere musicale caratterizzato dai riff lenti del doom e le linee vocali urlate come nell’hardcore).
Non vorrei fuorviare i lettori. Sto qui a incasinarmi la vita con la faccende di quello che dicono di fare o non dicono di fare i Loimann quando l’unica cosa che conti è ciò che fanno per davvero i Loimann. O quello che IO ho percepito essere vero di ciò che fanno.
I Loimann suonano una roba vicina ai primi Mastodon e i Baroness di Blue Album e Red Album. Poi ci sono anche delle fiarate black metal a tradimento che mescolano un po’ le carte. I brani hanno spesso una struttura un po’ randagia che fa tanto prog-qualcosa. Il disco ha una produzione che convince per l’impatto ma non è così perfetta sulle vocals. Ci sono melodie stupende qui e là, ma non escono mai prepotenti su tutta la bolgia. Sembra che provengano dalla stanza a fianco.
Tolte queste lagnanze bisogna dire che A voluntary Lack Of Wisdom (titolo bellissimo, qualsiasi cosa voglia dire) è una specie di perenne crepuscolo uggioso in cui non c’è proprio scampo per un briciolo di ottimismo. Vi consiglio di ascoltarlo in poltrona, di fianco al caminetto acceso, con in mano una bella tazza di cioccolata calda e una coperta a scacchi di lana a coprirvi le ginocchia intirizzite. Sentitevi l’incipit masticamacigni di V.E.T.R.I.O.L. o magari l’enfasi melodica di Mass Redemeer per rendervi conto di quanto questi tre fringuelloni di Turìn sappiano il fatto loro in termini di reali atmosfere natalizie.